La supremazia della Red Bull nel Mondiale 2022 di F1 ha lasciato tutti a bocca a parte. Il progettista spiega com’è stato possibile.
Da seconda/terza forza in campo, a prima con ampio margine nello spazio di poco tempo. La rinascita della Red Bull è stata decisamente clamorosa. Ormai non più abituata a dominare come era accaduto tra il 2010 e il 2013 con Sebastian Vettel, la scuderia austriaca ci ha impiegato un amen a tornare sui suoi passi, demolendo la concorrenza come in passato.
E dircelo sono i freddi numeri. Ben 17 successi di gara in 22 appuntamenti disputati. Quindici a firma Max Verstappen, e due Sergio Perez. Nonostante non siano mancati problemi di affidabilità, momenti di tensione tipo quello post scoperta della violazione del budget cap 2021, o strappi interni alla line up come avvenuto in Brasile, il team è caduto in piedi, trionfando a mani basse.
Prova ne è la classifica generale costruttori che dice 759 punti contro i 554 della Ferrari. Stesso discorso per quella piloti con l’olandese a 454, mentre Leclerc si è fermato a 308.
Ma come è riuscita l’equipe con base a Milton Keynes a tornare ad essere così consistente e performante? La risposta sarebbe semplice. Almeno secondo uno dei progettisti della portentosa RB18 Paul Monaghan.
Red Bull rinata: ecco come ha fatto
In pratica le teste pensanti che lavorano nel quartier generale inglese, avrebbero individuato la lettura più corretta del nuovo regolamento. Limando al punto giusto aerodinamica, rigidità e altezze.
“Il modo in cui si genera il carico sulle nuove macchine è differente“, ha dichiarato in esclusiva a Racingnews365.com. “Trattandosi di monoposto ad effetto suolo, bisognava operare sul fondo per poter ottenere deportanza“.
Ovviamente, non era scontato che quanto fatto durante l’inverno avrebbe funzionato, specialmente molti dubbi restavano sul comportamento della vettura nelle varie situazioni e su tracciati diversi. “Una volta presa una direzione, ci siamo domandati se fosse quella migliore, se avremmo dovuto rivedere qualcosa. Certe valutazioni si possono fare soltanto quando si scende in pista con gli altri. E infatti non tutto è andato liscio all’inizio. Poi però abbiamo fatto progressi“, ha confessato l’ingegnere.
E’ realtà che la squadra fondata da Dietrich Mateschitz abbia sfoggiato una reattività incredibile. I ritiri per carenza di affidabilità nei primi GP della stagione hanno dapprima creato il panico. Quindi, subito dopo scatenato la reazione. In men che non si dica Adrian Newey e soci sono intervenuti sui pesi e su ciò che aveva messo in difficoltà l’auto, rendendola non solo più rapida, ma altresì in grado di conquistare successi a tutta manetta. Come accadeva nella sua epoca d’oro.
A differenza della Rossa che è partita bene e poi si è persa, non riuscendo ad approfittare nemmeno dei guai altrui, la Red Bull si è dimostrata un’ottima opportunista. Infilando primi posti a catena, ogni qualvolta i diretti rivali inciampavano. “Grazie alle risorse a nostra disposizione in termini di ricerca, design, produzione e operazioni, siamo riusciti a fare un anno al top. Probabilmente siamo stati aiutati da un concept della vettura differente dagli altri e complessivamente buono“, ha infine riconosciuto fiero di quanto portato a casa.