Il 2023 si aprirà con una nuova asta che vedrà protagonista una monoposto di F1. E sarà una Ferrari a suo modo passata alla storia.
Si sta chiudendo un 2022 davvero d’oro per le case d’asta. È stata Sotheby’s a metà dicembre la prima a rilasciare i dati sui fatturati del 2022, seguita da Phillips e da Christie’s. E ad accomunare i tre bilanci di fine anno sembra essere la stessa soddisfazione per un’annata da record, con i fatturati più alti di sempre. E a trascinare le tre case sono state anche le aste di auto e moto da collezione, mercato che non ha per nulla conosciuto la crisi dovuta alla pandemia ma che anzi ora è destinato sempre di più a espandersi.
Ad esempio solo Sotheby’s chiuderà con un fatturato globale di oltre gli 8 miliardi di dollari, la cifra più alta nella storia della casa inglese, mentre quasi a 8,5 miliardi si è fermata Christie’s. Come detto in molti casi le aste che hanno riguardato due e quattro ruote hanno contribuito ai fatturati da primato. Basti pensare alle ultime chiuse, che hanno riguardato dei pezzi di storia della F1, come la Ferrari F2003-GA, che permise a Michael Schumacher di mettere le mani sul sesto titolo mondiale, venduta ad oltre 14 milioni di euro qualche settimana fa. Per non parlare poi della la McLaren MP4-16 guidata da David Coulthard nel Gran Premio di San Marino.
Il 2023 delle aste partirà con una Ferrari F1
E nel 2023 si ricomincerà alla grande, visto che a finire in vendita sarà una Ferrari. Si tratta della 643 di Jean Alesi, la prima vettura di Maranello guidata dal francese. La Rossa andrà al miglior offerente il 1° febbraio a Parigi, nelle Salles du Carrousel del Louvre, durante un’asta organizzata da RM Sotheby’s. E le cifre su cui ci si aspetta che verrà venduta sono da capogiro: tra i 2,9 e i 3,4 milioni di euro.
Si tratta del telaio 127 che Alesi ha guidato nel Gran Premio di Francia e Gran Bretagna, conquistando il quarto posto a Magny-Cours, ma a causa di un incidente a Silverstone è stato costretto al ritiro. E secondo la casa d’aste è perfettamente funzionante, con un motore V12 da 3,5 litri che produce oltre 710 cavalli. Una monoposto che in realtà fu davvero molto sfortunata e che gli appassionati ricordano più per le belle forme che per i risultati, tutt’altro che lusinghieri.
La 643, una vettura davvero nata male
Dopo aver sfiorato il titolo nel 1990 con Alain Prost, sembrava tutto pronto per un ritorno al successo della Ferrari a 12 anni di distanza dal Mondiale di Jody Scheckter. La stagione 1991 sembrava poter essere quella giusta, ma c’era un particolare che creava qualche tensione a Maranello ed era l’addio di John Barnard, che lasciò in pratica il progetto a metà e venne ereditato da un’equipe di tecnici formata dall’ex McLaren Steve Nichols e da Enrique Scalabroni. Il tecnico statunitense era stato artefice della celebre MP4/4 Honda del 1988, una delle monoposto più vittoriose in assoluto della storia della F1, quindi nonostante il cambio in corsa si pensava comunque positivamente, ma il tarlo che qualcosa potesse andare storto c’era. E così fu.
La 642 in realtà fu una semplice evoluzione della precedente, tanto che le differenze erano minime e riguardavano principalmente gli alettoni per via delle modifiche al regolamento e il motore 12 cilindri. Inoltre venne rinnovata l’elettronica per garantire una migliore erogazione di potenza. La vettura però fu deludente e durante la stagione debuttò appunto la Ferrari 643, profondamente modificata nella scocca, in funzione del muso rialzato e dalla fluidodinamica interna che fu rivista. Portata in pista a Imola per una sessione di test, sembrò soddisfare Alesi e Prost, che la giudicarono nel complesso migliore della monoposto precedente ma in realtà quella monoposto non risolse i problemi telaistici e di affidabilità che già affliggevano la sua antenata. E dopo il quarto posto nel Gran Premio del Giappone, Prost la paragonò a un camion come guidabilità. Cosa che fece infuriare i vertici, che lo licenziarono in tronco.
Di fatto nelle 10 gare che disputò, la Ferrari 643 riuscì comunque a cogliere 6 podi (Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia, Spagna), ma anche 8 ritiri (Gran Bretagna, Germania, Ungheria, Belgio, Italia Portogallo, Giappone, Australia). E ora chissà che il nuovo fortunato non decida di riportarla in pista.