In una intervista, Davide Brivio ha raccontato un particolare su Valentino Rossi, che a fine 2012 poteva approdare su un’altra moto.
La MotoGP 2023 dovrà fare a meno di un altro pezzo di storia. Dopo il ritiro lo scorso anno di Valentino Rossi e quest’anno di Andrea Dovizioso, nella classe regina non ci sarà più al via la Suzuki, che ha spiazzato tutti dopo poche gare in questa stagione annunciando il suo ritiro dalle corse ad ogni livello. Una decisione quella presa dalla casa giapponese presa per dare vita a una forte ristrutturazione interna e dare vita a una nuova filosofia, che abbracci non solo il modo di fare le moto ma anche di fare azienda. Non è detto però che questo ritiro duri a lungo, perché il legame di Suzuki con il mondo delle corse è molto stretto, ad ogni livello.
D’altronde la casa nipponica non è la prima volta che entra ed esce dal motomondiale. In era MotoGP vale la pena ricordare che lo storico marchio si presentò nel 2002 con grandi ambizioni, chiudendo terzo in classifica nel 2007 ma senza mai riuscire veramente a lottare per il titolo. Tanto che nel 2011 arrivò a correre con una sola moto, per poi dire addio alle corse per poi fare ritorno nel 2014 per un solo appuntamento e in modo più continuativo dal 2015.
E questo nuovo ritorno per Suzuki è stato ben più fortunato. Dopo il ritorno alla vittoria nel 2016 con Maverick Vinales, nel 2020 addirittura, in un’annata complicata per via della pandemia che ha costretto a rivedere il calendario in maniera drastica, è riuscita a portare a casa non solo il Mondiale costruttori ma anche quello piloti con Joan Mir. Sembrava davvero arrivata al compimento di una lunga cavalcata la moto giapponese, finalmente la migliore del lotto e in continua ascesa, invece qualcosa si è interrotto bruscamente e in due anni si è arrivati al repentino addio alla MotoGP.
Suzuki e quel corteggiamento a Valentino Rossi
In molti pensano che nel giro di qualche anno rivedremo la Suzuki nel Mondiale, ma intanto c’è chi, pensando al passato, è tornato su un particolare della storia della casa giapponese che poteva cambiare tutto. Ed è legato al nome di Valentino Rossi. Bisogna però tornare al 2011, quando appunto il marchio nipponico decise a fine stagione di dire addio alla MotoGP. A raccontare la vicenda è stato un ex come Davide Brivio, intervistato da Slick Magazine.
“All’epoca lavoravo per Valentino Rossi e anch’io ho lasciato la Yamaha alla fine del 2010, come lui. A fine 2011 Suzuki ha lasciato la MotoGP, ma nel paddock si sapeva che volevano fermarsi già a fine 2010, quindi nel 2011 hanno corso, schierando una sola moto, proprio per onorare il contratto con la DORNA. Sul comunicato ufficiale che annunciava il ritiro c’era scritto ‘torneremo’ quindi nel paddock si sapeva che la storia non sarebbe finita qui. Ma certo io, in quel momento, non pensavo che presto avrei dovuto fare i conti con la Suzuki“.
Infatti fu così. Il campione di Tavullia al primo anno in Ducati visse uno dei suoi campionati più travagliati, che culminò con la morte dell’amico Marco Simoncelli a Sepang. Lo stesso Dottore più volte ha ripetuto come cercò in ogni modo di rescindere il contratto con il team di Borgo Panigale, ma alla fine continuò fino alla fine del 2012, quando poi riuscì a tornare in Yamaha. Ma come racconta Brivio, prima dell’approccio di Yamaha ce ne fu un altro che per poco non si concretizzò e fu proprio quello con Suzuki.
“All’inizio del 2012, il capo della Suzuki MotoGP Shinichi Sahara mi ha contattato e mi ha detto: ‘Vogliamo davvero tornare, e lo faremo nel 2014, quindi vorrei sapere se Valentino è interessato a unirsi al progetto‘. L’ho detto a Valentino, sapendo che il contratto con la Ducati era valido fino alla fine del campionato 2012, e lui mi ha detto che aveva bisogno di una moto per il 2013, non per il 2014. Quindi non poteva aspettare la Suzuki. Ed è esattamente quello che ho detto a Shinichi Sahara: ‘Grazie per il tuo interesse, ma non possiamo fare niente’“.
Alla fine niente Valentino Rossi, ma comunque per Brivio è cominciata una nuova storia: “Per un po’ non ci siamo sentiti. Ma dopo qualche tempo, Sahara mi ha ricontattato. E questa volta mi ha detto: ‘Se tenessimo l’Italia come base per il nuovo Suzuki Team, saresti interessato a gestirlo?’ Quando Sahara mi aveva contattato per Valentino, mi aveva anche detto che sarebbero stati disponibili a realizzare la sede della squadra in Italia. Quindi l’idea di fare una base in Italia c’era già. Comunque, questa volta ho risposto: ‘Sì, mi interessa’. Era l’estate del 2012, e all’inizio dell’autunno sono andato in Giappone per iniziare a parlare del nuovo progetto“. Così è nato un rapporto vincente, anche senza Vale. Ma chissà come sarebbe stato con il Dottore.