Niki Lauda ha vinto tre titoli mondiali di F1, ma la sua carriera e la sua vita sono state messe a rischio nel 1976. Un italiano lo salvò.
Il nome di Niki Lauda non ha bisogno di presentazioni considerando ciò che ha rappresentato per il mondo della F1 e del motorsport in generale. Nato a Vienna il 22 febbraio del 1949, il pilota austriaco fece il proprio debutto in F1 al volante della March nel 1971, partecipando al suo GP di casa terminato con un ritiro.
Con la stessa squadra, Lauda divenne pilota titolare dall’anno seguente, non riuscendo però a portare a casa punti mondiali. Nel 1973, “Il computer” passò alla BRM, iniziando a far vedere qualcosa di più interessante, portandosi a casa un contratto con la Ferrari per l’anno seguente, al fianco di Clay Regazzoni, che lo volle fortemente con sé a Maranello, come ben raccontato nel film “Rush“.
In Spagna ed in Olanda, Niki Lauda colse le sue prime due vittorie in carriera, aiutando anche il compagno di squadra che se la giocò sino in fondo per il mondiale, perdendolo al gran finale di Watkins Glen contro la McLaren di Emerson Fittipaldi. Nel 1975, la Ferrari si presentò con la splendida 312 T progettata dall’ingegner Mauro Forghieri, che con il pilota austriaco pose fine ad un lungo digiuno di titoli.
L’ultimo a trionfare per il Cavallino era infatti stato Phil Hill, nel 1964, ma Lauda cambiò tutto e dominò quella stagione, riportando la Rossa sul tetto del mondo. Nel 1976, l’austriaco si presentò al via del campionato con il #1 sulla scocca della sua T2, sfidando la McLaren di James Hunt per conquistare la seconda corona consecutiva.
Quell’annata è entrata nei libri di storia, ed il film di Ron Howard è stato ispirato proprio alla loro durissima rivalità. Lauda dominò la prima parte di stagione, ma il primo agosto del 1976 si verificò il terrificante incidente del Nurburgring, nel quale il pilota viennese rischiò la vita andando a sbattere contro una roccia. La sua Ferrari prese fuoco, in una scena drammatica che sembrò dovergli costare la vita.
Per via di un miracolo e della prontezza dei soccorsi, Niki riuscì ad avere salva la vita, ma ne uscì sfigurato e con i polmoni molto danneggiati. Ciò non gli impedì di tornare poi a guidare, lottando per il titolo contro Hunt sino all’ultima gara del Fuji, valida per il Gran Premio del Giappone.
L’austriaco, ripensando alla tragedia sfiorata di qualche mese prima, decise di ritirarsi, dicendo a Forghieri di non dire una bugia ai giornalisti, ma di ammettere che aveva avuto paura. L’inglese gli sfilò così il titolo, mentre la Ferrari si confermò campionessa tra i costruttori.
Nel 1977, Lauda tornò a regnare, laureandosi campione del mondo per la seconda volta. In seguito, l’austriaco decise di lasciare la Scuderia modenese, che accolse così al suo interno il rampante ed amato Gilles Villeneuve. Niki passò due anni alla Brabham, ottenendo solo due vittorie in Svezia ed in Italia nel 1978, prima di passare alla McLaren nel 1984.
L’austriaco, dopo alcuni anni difficili, riuscì a tornare addirittura al mondiale nel 1984, beffando per mezzo punto il compagno di squadra Alain Prost nel clamoroso finale dell’Estoril. L’ultima vittoria risale al GP del Portogallo del 1985, per poi appendere il casco al chiodo qualche mese dopo.
Niki Lauda, ecco chi lo salvò dal rogo del Nurburgring
La carriera e, soprattutto, la vita di Niki Lauda rischiarono di fermarsi al primo agosto del 1976, durante il Gran Premio di Germania. Come detto in precedenza, quello fu il giorno del terribile incidente avvenuto sul tracciato del Nurburgring Nordschleife, il terribile inferno verde che è costato la vita a decine di piloti nel corso della storia.
Lauda, quel giorno, perse il controllo della sua Ferrari sull’asfalto umido, schiantandosi contro una roccia, scatenando un infernale rogo attorno alla sua monoposto. Un gruppo folto di piloti fermò le auto e si precipitò ad aiutare il campione del mondo, sfidando coraggiosamente le fiamme per portarlo via dall’abitacolo.
L’uomo che fece la differenza fu Arturo Merzario, il quale gli tolse coraggiosamente le cinture riuscendo a portarlo via da quell’incendio terrificante. Il pilota comasco, che ha corso in tantissime diverse categorie nel corso della sua carriera, non ci pensò un attimo quando parcheggiò la sua March al fianco della Ferrari inghottita dalle fiamme, rendendosi protagonista di un gesto eroico.
Merzario è ricordato per il suo famoso cappello da cowboy che utilizza sempre nelle sue apparizioni pubbliche. Il prossimo 11 marzo compirà 80 anni, e quando morì Niki Lauda fu una delle personalità che gli rese omaggio mostrando un grande dolore per la perdita di quel pilota che lui stesso aveva salvato tanti decenni prima.