C’è chi parla di fine di un ciclo, ma il boss Mercedes Wolff non lo vuole sentire. Ecco il suo parere su quanto avvenuto nel 2022.
L’ultimo campionato di F1 terminato lo scorso 20 novembre ad Abu Dhabi ha visto la fine del dominio Mercedes cominciato nel 2014 quando la massima serie passò dai motori termici a quelli ibridi. Allora la Stella si presentò ai nastri di partenza con un ampio margine sulla concorrenza, ancora acerba per quanto concerne quel genere di alimentazione, a differenza sua, già molto forte nel mercato produzione.
Con la conversione alle macchine ad effetto suolo, la magia però si è dissolta e le Frecce d’Argento hanno perso smalto. Se già nel 2021 Lewis Hamilton aveva subito l’onda della sconfitta ad opera di Max Verstappen, quest’anno la squadra ha incassato un paio di cazzotti ben assestati. Dalla Red Bull innanzitutto. Dalla Ferrari in secondo luogo.
Mercedes nei guai, cosa è successo
Ad originare tale debacle inaspettata, una W13 sbagliata nelle pance, troppo ridotte, e in un’altezza da terra al minimo, causa scatenante del fastidioso porpoising che avrebbe poi rallentato l’intera prima fetta della stagione dei tedeschi.
Così Toto Wolff ha ricordato i momenti in cui il team si è reso conto di aver mancato l’obiettivo con la monoposto 2022. “Ci dicevamo che il vero trucco era riuscire a tenere la macchina più in basso possibile. E credo che questo ci abbia mandato fuori strada“, ha confessato a Motorsport.com.
A confermare la tesi del manager austriaco il direttore tecnico Mike Elliot, colto di sorpresa dall’assenza di corrispondenza tra la galleria del vento e la pista. “Non ci era mai capitato di cominciare un’annata con un problema imprevisto“, ha asserito. Avendo appena ereditato il ruolo da James Allison, il britannico non si attendeva certo di dover gestire un improvviso passo falso.
“Ciò che mi ha fatto piacere è stata la risposta arrivata da tutto il gruppo di lavoro. Il modo in cui è rimasto unito senza esitazioni”, ha cercato di guardare al bicchiere mezzo pieno, soddisfatto dei progressi fatti sul finale.
Per merito anche della FIA la quale, prima in Canada e poi in Belgio ha rivisto parzialmente la normativa tecnica per premettere il recupero ai teutonici, i progressi sono stati continui e hanno consentito a George Russell di arrivare davanti a tutti in Brasile.
Certo che questo impasse non comprometterà lo spirito di Brackley e Brixworth, il responsabile del muretto ha rivelato di aver studiato i precedenti di chi nello sport si è trovato a vivere fasi di calo dopo una lunga supremazia. “In alcuni casi si è verificata una disgregazione. Noi però ci siamo sempre tenuti lontano dall’autocompiacimento. A mio avviso il pericolo maggiore“, ha considerato sostenendo che la salvezza sia stato l’atteggiamento mai domo dello staff.
“E’ nella natura umana abituarsi a tutto. Anche alle cose belle. Ma quando siamo tornati al successo ad Interlagos, ho rivisto le emozioni della prima volta. Il che mi ha reso molto orgoglioso. Sebbene si sia trattato solo di un gran premio, è stato appagante“, la sua valutazione.
Il Montmelo, la chiave di volta
A fronte delle cattive condizioni di partenza palesate nei test invernali e poi nei primissimi appuntamenti, il piano di sviluppo della macchina è saltato, per cercare di trovare una quadra. In particolare tutte le risorse iniziali furono indirizzate ad una soluzione dei saltellamenti che influivano negativamente sul comportamento del mezzo.
“Grazie alla riduzione dei sobbalzi, l’auto è diventata più guidabile“, ha spiegato Elliot. “Per renderlo possibile abbiamo dovuto rinunciare a molta performance aerodinamica. Ma d’altronde non avevamo altra scelta“.
La presa di coscienza in occasione del GP di Spagna, portò ad una lenta risalita, culminata con la pole position di Budapest prima della pausa estiva. A quel punto fu chiaro che la curva di apprendimento stava portando sul percorso corretto. Ed infatti, gli aggiornamenti operati in corrispondenza di Austin daranno una risposta tanto positiva, da consentire di entrare in bagarre con gli energetici e di mordere la coda alla Rossa.
Un riscontro sperato e ottenuto che ha permesso alla squadra di sorridere per un motivo ben preciso. Diverse delle componenti provate erano in ottica 2023.
L’unico vero punto fermo della Mercedes
Che dunque il campionato prossimo possa essere di nuovo lì a battagliare per la vittoria? Anche se è tutto da vedere, ci sono grandi probabilità. Dalla sua avrà senz’altro la power unit. Già in crescita lo scorso Mondiale e in assoluto la più affidabile.
Per il capo del reparto motori Hywel Thomas, non è stata però una passeggiata. Il congelamento delle unità ha costretto il gruppo a cambiare metodo di lavoro. “Il congelamento dell’hardware è stata una sfida piuttosto impegnativa“, ha affermato, ricordando come fino al termine del 2021 nei due quartier generali si sia continuato a sviluppare la W12 per tentare di fermare Mad Max. E allo stesso tempo una parte degli inegneri fosse orientata al veicolo 2022.
“Ha richiesto uno sforzo notevole. Ma quando siamo scesi in pista ad inizio Mondiale c’è stata un po’ di delusione per la presenza di alcune pecche. Sapevamo come poter porre rimedio. Come anche era avvenuto in passato. Però con le nuove regole non ci era possibile” , ha tirato fuori tutte le criticità affrontate. A quel punto la scuderia germanica ha deciso di evolvere in maniera differente la PU, in modo da incrementare la guidabilità, e in parte la prestazione.
L’ennesima epifania stagionale è arrivata quando gli ingegneri hanno compreso che sviluppare chassis e propuslore in maniera separata non era più applicabile. “Il blocco imposto dal congelamento costringe a proseguire in parallelo. E da questo punto di vista siamo riusciti a fare degli step in avanti notevoli, specialmente guardando in prospettiva“, ha dichiarato prima di lasciare la parola al boss.
Per il buon Toto, il compianto direttore non esecutivo Mercedes Niki Lauda è tuttora fonte di ispirazione con i suoi insegnamenti. “Ci diceva sempre che si impara più nei momenti difficili che nei giorni in cui si vince“, ha ripreso il 50enne. “Siamo giunti terzi tra le marche. E alla fine eravamo molto vicini al Cavallino. Ci siamo portati a casa una corsa e ottenuto dieci podi“, ha proseguito volendo evidenziare tutto ciò che di buono è arrivato in mezzo alle criticità, con l’augurio di saper replicare la reattività dimostrata in questi ultimi mesi e di raccogliere buoni risultati, alla faccia di chi ha visto in questa annata la chiusura di un importante periodo dominante da parte loro.