Trova una “Ferrari 288 GTO” a pezzi: la trasformazione è totale (VIDEO)

Ristrutturare una vettura non è mai facile, ma quello che è riuscito a fare Restoration Kamasutra su una Ferrari 288 GTO ha dell’incredibile.

Avere tra le mani e riportare in vita una supercar è il sogno di chiunque si occupi di macchine. E quelli di Restoration Kamasutra hanno reso la teoria pratica. Come? Riabilitando una pregiata Ferrari 288 GTO versione mini, arrivata con le sospensioni ko, il cofano storto, la vernice e i cerchi scrostati e gli interni invasi dalle regnatele e dalla polvere. Dire che il lavoro fatto è stato di cesello è dire poco. Dopo la totale rimozione di ogni componente, l’artista ha passato lo sverniciatore su tutta la carrozzeria, riportandola allo stato grezzo. Quindi ha operato alcuni intagli, applicato la tinta nuova in linea con quella originale, scartavetrato e dato una mano di lucidante.

Ferrari (AdobeStock)
Il logo della Ferrari (AdobeStock)

Rimessi al loro posto il motore e gli interni, ripuliti e rinfrescati, ha operato gli ultimi ritocchi agli esterni, con l’inserimento del logo del Cavallino, le ruote, le luci e le griglie. Una vera opera d’arte in maniatura, per una vettura che resta una perla della produzione di Maranello.

Ferrari 288 GTO, un po’ di storia

Nata come Ferrari GTO, ma nota come 288 GTO, venne prodotta dalla Casa di Maranello tra il 1984 e il 1985 in appena 272 esemplari.

Esteticamente simile ad una 308 GTB, ma leggermente più estrema, era dotata i parafanghi più ampi per ospitare pneumatici da 225/55VR16 nella parte anteriore e da 265/50VR16 in quella posteriore. Erano state ingrandite le feritoie laterali, così come lo spoiler contenente i gruppi ottici. Il bodywork era fatto in kevlar. Il propulsore V8 montato longitudinalmente, veniva sovralimentato da due turbocompressori, con altrettanti intercooler. Altra chicca era rappresentata dal cambio a sbalzo dietro al motore.

La vera particolarità della 288 GTO era però l’iniezione elettronica derivata dalla F1, che rendeva più fluida l’erogazione, pur mantenendone lo spirito sportivo. Dotata di 400 cv e 496 Nm, vantava un picco di velocità di 305 km/h, con uno spazio di 12,7 secondi per percorrere 400 metri partendo da fermi.

Priva dei dispositivi elettronici di controllo malgrado le sue alte performance, risultava molto impegnativa da gestire, specialmente a causa di un’erogazione della potenza non lineare, per via del ritardo di risposta del turbo di allora.

Sulla carta avrebbe dovuto partecipare alle competizione, ma il proposito non venne mai finalizzato. Tutti gli esemplari, caratterizzati dal classico colore Rosso Corsa furono piazzati tutti su prenotazione, ancora prima che il veicolo venisse prodotto.

Un successo assoluto che portò l’azienda ad incrementarne il numero dai 200 previsti ai 272 suddetti. Gli ultimi due della linea vennero acquistati dal presidente della FIA Gianni Agnelli quando ormai la produzione era cessata da diversi mesi e destinati al pilota di F1 Niki Lauda, e ad un imprenditore del Medio-Oriente. Quest’ultimo si era reso disponibile a far atterrare l’elicottero privato dell’Avvocato sul suo yatch ormeggiato a Montecarlo. Per ricambiare il favore, il compianto manager esaudì il sogno del magnate di possedere uno di questi bolidi.

Andata in pensione nel 1987 verrà sostituita dalla F40, evoluta specialmente nell’area dell’unità motrice.

Un curioso aneddoto la riguarda. Prima di dare il via al progetto vero e proprio vennero prodotti quattro prototipi. Due andarono distrutti in fase di crash test. Un altro venne smontato e le sue componenti inviate ad un cliente del marchio che aveva mandato ko la sua auto in un incidente. Di quelle vetture di prova ne è dunque rimasta solamente una.

Infine, nel corso del 1985 la Ferrari creerà cinque 288 GTO Evoluzione con l’obiettivo di schierarle nelle gare aperte al le potenti e pericolose Gruppo B. Tuttavia, la messa al bando della categoria avvenuta nel 1987 per ragioni di sicurezza, portò l’azienda modenese a trasformarle in auto-laboratorio per il futuro.

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