Il noto giornalista Leo Turrini, in una recente intervista rilasciata su Twitch ai colleghi di TVPlay, ha anticipato uno dei problemi più grossi della Ferrari.
Sul panorama nostrano in pochi conoscono, in profondità, la realtà della Rossa come il giornalista Leo Turrini. Prima della fine della stagione, sulle colonne del Resto del Carlino, il nativo di Sassuolo ha parlato, apertamente, di un Mattia Binotto con la valigia in mano. Dopo le ovvie smentite della Scuderia, Binotto è stato rimosso dall’incarico per lasciar spazio a Frederic Vasseur. La fiducia della dirigenza era venuta meno, soprattutto dopo i pessimi risultati della seconda parte di stagione.
La Ferrari aveva iniziato con il piede giusto nel 2022, grazie alle vittorie di Charles Leclerc in Bahrain e Australia. Leclerc ha creduto nella possibilità di lottare per il titolo, ma è stato tradito da incredibili errori di squadra. L’ingegnere di Losanna ha sempre giustificato gli strafalcioni del team, provando a fare da parafulmine. Mattia Binotto, dopo le parole dell’amministratore delegato, Benedetto Vigna, nella conference call parigina ha avuto le ore contate. L’ex tecnico della Google ha fatto capire che un altro secondo posto non avrebbe salvato nessuno perché i secondi saranno sempre i primi sconfitti.
Nelle settimane successive alla bomba lanciata da Turrini su Binotto si sono succeduti svariati rumor sulla questione. E’ risultato chiaro, nonostante le smentite della Scuderia, che la squadra avesse intenzione di aprire un nuovo capitolo. L’inserimento di Vasseur potrebbe essere il primo di una serie di tasselli. La Rossa è finita in un vortice negativo una volta abbandonata la retta via con Montezemolo. Quest’ultimo ha rappresentato un punto di riferimento per la famiglia Ferrari. Ora le cose sono molto cambiate.
“In Ferrari c’è un problema che riguarda la proprietà – ha annunciato Leo Turrini su Twitch ai colleghi di TVPlay Calciomercato.it – mentre sulla Juventus, per ragioni dinastiche, c’è un’attenzione e un affetto da parte della proprietà, in Ferrari questo negli ultimi anni non si è visto. Gianni Agnelli voleva bene alla Ferrari perché era amico del Drake e quindi lo aveva supportato e, successivamente, dopo la scomparsa di Enzo Ferrari aveva voluto Montezemolo in sella al Cavallino, proprio perché si rendeva conto che la Ferrari non è solo un’azienda che vende macchine stupende, oggi quotate in borsa, ma un sentimento e quindi chi la guida deve essere innamorato di quella realtà. Se chi la guida guarda solo i profitti, i dividendi in borsa allora comincia ad esserci un problema”.
“La Ferrari è la Ferrari per una ragione molto semplice, ovvero perché corre. Il Vecchio (ossia Enzo Ferrari, ndr) diceva: ‘noi non mettiamo una lira in pubblicità perché ci facciamo pubblicità correndo’. E’ l’unico marchio automobilistico sulla faccia della terra che ha sempre disputato il mondiale di Formula 1, anche rimanendo senza vincere per moltissimo tempo, come sta capitando tutt’ora. Io vorrei che da parte di John Elkann che ha voluto essere il Presidente a Maranello, dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, ci fosse la consapevolezza che la Ferrari è una bambina da coltivare con tantissimo affetto e non basta prestare attenzione solamente al lato economico, finanziario o veramente di immagine”.
Ferrari, il dilemma di Vasseur
I risultati hanno condannato Binotto. La Ferrari ha terminato la stagione ad oltre 200 punti dalla Red Bull Racing. Il ritornello di “una squadra giovane che avrebbe dovuto crescere” è iniziato a suonare come un disco rotto. Per troppo tempo lo svizzero ha richiesto tempo e accampato scuse. La squadra, presa in mano da Binotto, veniva da un biennio molto positivo. Ora bisognerà ricominciare con il nuovo condottiero francese, nelle vesti di manager e team principal.
“Adesso cambiano strada un’altra volta perché hanno preso Frederic Vasseur (al posto di Mattia Binotto, ndr) che ha sicuramente il vantaggio di possedere lo stesso passaporto di Jean Todt che ha vinto tutto in Ferrari – ha sentenziato il giornalista emiliano – è un uomo di corse perché ha sempre vissuto in quel mondo e ha fatto debuttare nelle categorie minori Hamilton, Rosberg e lo stesso Leclerc. In Formula 1, come team manager in Renault e in Alfa Romeo Sauber, non è che abbia lasciato delle tracce indelebili, però non aveva le strutture che trova ora a Maranello”.
“C’è un paradosso in tutto questo perché la macchina con la quale, tra poco più di un mese e mezzo, la Ferrari debutterà è di Binotto che è stato salutato da poche settimane. La macchina è già pronta da sei mesi. All’inizio Vasseur dipenderà, interamente, dal lavoro del suo predecessore. Potrà interferire sulla gestione della squadra, dal muretto ai box, con tutte le boiate fatte nell’ultimo campionato. Cambiare le teste lo potrà fare da subito. Deve augurarsi che Binotto e suoi ingegneri ci abbiano preso e abbiano fatto un’auto che smetta di rompersi e che gestisce le gomme alla miniera della Red Bull. Tra poche settimane lo scopriremo”, ha concluso Turrini.