Il team principal francese della Ferrari, Frederic Vasseur, dovrebbe essere sostenuto da un direttore tecnico dalla vasta esperienza a Maranello.
La Scuderia Ferrari ha puntato con convinzione ad una rivoluzione nel 2023. Mattia Binotto aveva fatto il suo tempo, dopo aver avuto per quattro anni la gestione della squadra. L’ingegnere di Losanna, oltre a conservare i suoi diritti in ambito tecnico, aveva assurto al ruolo di team principal. I risultati sono stati pessimi, tra i peggiori della storia del Cavallino.
La Rossa ha vissuto uno dei periodi più bui della sua storia. Lo scandolo dei motori “truccati” della SF90 venne a galla nella seconda parte del campionato 2019, macchiando anche le prime vittorie di Charles Leclerc a Spa e Monza, oltre all’ultimo acuto in Ferrari di Sebastian Vettel. L’accordo segreto con la FIA, siglato dalla Scuderia, fu una chiara ammissione di colpevolezza. Un team innocente non avrebbe mai accettato un compromesso del genere se non avesse avuto qualcosa da nascondere. Il motorista Binotto la combinò grossa, ma fu confermato nonostante il pasticcio che compromise le due stagioni successive.
I ferraristi non hanno festeggiato un successo per due anni e mezzo. Nel 2020, infatti, Charles e Seb guidarono una delle monoposto più scariche sul piano motoristico della storia. Non riuscirono a sfiorare una singola vittoria e, nonostante i passi in avanti della SF21, la Scuderia non salì sul primo gradino del podio nemmeno nel 2021. Ci è voluto un cambio di regolamento e il ritorno in pista delle auto ad effetto suolo per rivedere un successo di un pilota della Scuderia. Leclerc e Sainz festeggiarono la doppietta nel Gran Premio inaugurale del 2022, sul tracciato del Bahrain. Il monegasco lottò con il coltello tra i denti anche nella successiva tappa in Arabia Saudita, dando del filo da torcere al campione del mondo della Red Bull Racing.
Complici i due ritiri di Max Verstappen nei primi tre round, il #16 si ritrovo a festeggiare anche in Australia, acquisendo un vantaggio di 46 punti sull’olandese. Tutto sembrò essere tornato ai vecchi tempi del Kaiser. Nonostante una F1-75 molto competitiva, la squadra non ha tratto i migliori risultati possibili, perdendo lo slancio iniziale nel giro di poche settimane. Dalla tappa di Imola in avanti non c’è più stato nulla da fare. Le responsabilità dell’ingegnere di Losanna sono evidenti, a partire dal suo scarso potere politico. Per poco la Scuderia non è stata rimontata anche dalla Mercedes, rivitalizzata dalla direttiva anti porpoising.
La squadra italiana ha concluso l’annata “della svolta” in seconda posizione ad oltre duecento punti dalla Red Bull Racing. Troppo poco, dopo due anni e mezzo infernali, dove il prodotto più vincente dell’Academy del Cavallino non ha potuto accrescere il suo livello alla pari del figlio d’arte di Jos. Nonostante il maggior numero di pole position registrate nel 2022, Leclerc ha vinto soli 3 round. Dopo i trionfi iniziali, il #16 si è confermato solo in Austria, tra le mura nemiche del RB Ring. La Ferrari ha gestito in modo pessimo il progetto F1-75, terminando la stagione depotenziata e con prestazioni deludenti. Gli errori strategici del muretto box hanno pesato come un macigno. Una buona gestione avrebbe potuto ritardare, quantomeno, il successo di Verstappen e della RB.
F1, il nuovo corso Ferrari
Il nativo di Hasselt ha potuto festeggiare il suo secondo Mondiale nella tappa di Suzuka. La squadra austriaca ha onorato il suo fondatore, conquistando il quinto titolo costruttori della loro storia ad Austin. La Red Bull Racing ha collezionato, complessivamente, 17 successi. Ben 15 gare le ha vinte Max Verstappen, mentre le altre 2 le ha messe a segno Sergio Perez. Quest’ultimo è stato bravo a mettere il fiato sul collo a Leclerc, vincendo su due circuiti favorevoli al ferrarista.
Fatto fuori Binotto, la Ferrari dovrà augurarsi di trovare la quadra con il tecnico francese. L’ex team principal della Sauber è stato scelto per riportare ordine e disciplina in una squadra finita nel caos. Vasseur sarà coadiuvato, probabilmente, da Enrico Cardile. L’ingegnere italiano, nato ad Arezzo il 5 aprile del 1975, è già responsabile dell’aerodinamica della Ferrari.
La monoposto SF90, progettata da Enrico Cardile, aveva dei punti di forza notevoli nel 2019. Cardile, dopo la laurea in ingegneria aerospaziale presso l’Università di Pisa nel 2002, è stato ingaggiato dalla Ferrari, nel reparto dedicato al Campionato FIA GT, supervisionando l’aerodinamica. Dal 2016 ha svolto un lavoro egregio come capo dello sviluppo aerodinamico in F1. L’anno successivo è stato nominato responsabile del progetto dell’auto.
Nel luglio 2020 Cardile, dopo aver fatto un grande lavoro da project manager, fu selezionato come capo di un nuovo dipartimento di sviluppo delle prestazioni. Dal 2021 è diventato responsabile dell’area dell’ingegneria dei telaio. Meriterebbe l’occasione di svolgere il ruolo di direttore tecnico, data la lunga esperienza a Maranello. Sulle colonne del Corriere dello Sport, a firma di Fulvio Solms, è stato anticipato in un articolo che l’incarico di d.t. potrebbe essere svolto da Enrico Cardile, già presente nei quadri tecnici della Scuderia.