Lewis Hamilton è una leggenda della F1 che negli anni si è dato da fare anche per i diritti civili. Ora su di lui pende una sanzione.
Mancano meno di due mesi all’inizio della nuova stagione di F1, quella del 2023 che sarà molto ricca di spunti di interesse. Uno di questi è relativo a Lewis Hamilton, battuto lo scorso anno da George Russell e, per la prima volta in carriera, incapace di mettere a segno una pole position o di vincere una gara, cose che al compagno di squadra sono riuscite, anche se in una sola occasione ciascuna.
Il sette volte campione del mondo della F1 ha chiuso in sesta posizione nel mondiale piloti, il peggior risultato di sempre per l’asso nativo di Stevenage, che nel 2023 dovrà capire cosa fare in futuro. La Mercedes ha il compito di fornirgli un mezzo competitivo, ma anche lui stesso dovrà iniziare a combattere contro un’età che avanza a dismisura, visto che il 7 gennaio scorso ha compiuto ben 38 anni.
La voglia di vincere e di arrivare a quell’ottavo titolo mondiale non manca di certo, ma a quell’età non è affatto facile pensare di battere sull’arco di una stagione dei giovani fenomeni come Max Verstappen, Charles Leclerc e lo stesso Russell, il quale ha già fatto capire le proprie intenzioni al maestro.
Red Bull e Ferrari hanno interpretato meglio del team di Brackley i nuovi regolamenti, ma il 2022 ha fatto capire che la Mercedes ha delle incredibili capacità nel risolvere i problemi più o meno in fretta, recuperando buona parte di un gap che ad inizio stagione appariva incolmabile.
Il 2023 ci darà delle risposte, ma per Hamilton non inizia nel migliore dei modi, anche se in un senso non troppo legato alla pista. Il sette volte iridato è sempre stato molto attivo nel campo della promozione dei diritti civili, come ha dimostrato soprattutto da due anni a questa parte. La nuova presidenza della FIA ha però delle idee differenti dalle sue, e le abitudini del britannico potrebbero dover cambiare.
F1, ecco cosa rischia Lewis Hamilton per i suoi messaggi
Lewis Hamilton non ha avuto una vita facile prima di diventare il pilota più vincente della storia della F1. Il sette volte campione del mondo infatti, non era affatto ricco quando viveva la sua infanzia, e suo padre Anthony è stato costretto a tantissimi sacrifici per permettergli di inseguire il suo sogno di diventare un pilota di successo.
A scuola era spesso deriso per via del colore della sua pelle, ed ha subito anche molti atti di bullismo da parte dei suoi compagni di classe. La vita gli ha poi dato la possibilità di rifarsi, ma Sir Lewis non ha mai dimenticato quegli anni difficili, e nel corso della sua carriera ha spesso preso le difese delle minoranze.
Nel 2020 il suo attivismo esplose a seguito dell’uccisione di George Floyd negli Stati Uniti, decidendo di appoggiare il movimento Black Lives Matters, sino ad apporne l’adesivo anche sul suo casco. Durante il podio del Gran Premio della Toscana di quell’anno, da lui vinto al Mugello, si presentò indossando con una maglietta che invitava il governo statunitense ad arrestare alcuni poliziotti rei di aver commesso un omicidio ai danni di Breonna Taylor, uccisa in una sparatoria.
Anche nel 2021 la leggenda della F1 non ha avuto problemi ad esporre le proprie idee, correndo le ultime gare del mondiale con un casco arcobaleno, in paesi come il Qatar, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, non certo degli stati famosi per il rispetto dei diritti delle minoranze sociali.
Tuttavia, il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, ha avvertito il Circus che in futuro non sarà più permesso indossare magliette o caschi che simboleggino idee politiche o cose che non vanno di pari passo con l’ambiente delle corse, e da questo momento in poi saranno vietati messaggi di questo tipo.
Il nuovo presidente della Federazione Internazionale è stato molto chiaro sull’argomento: “Non vogliamo che la FIA diventi una piattaforma per agende personali e private. Si rischia di deviare dallo sport. Qual è il compito del pilota? Quello di guidare, sono bravissimi a farlo, delle vere e proprie star e nessuno gli impedisce di fare ciò che li esalta nel migliore dei modi“.
Sulayem ha poi aggiunto: “Credo che ciò che voglio dira sia molto chiaro. Se qualcuno non dovesse rispettare queste regole? Credo che sia come un’infrazione che avviene durante le gare, come quando, ad esempio, non rallenti a sufficienza nel rientrare ai box. Credo che i piloti sappiano benissimo che una cosa del genere ti pone passibile di una penalità“.