L’Avvocato Agnelli è stata una delle più grandi figure nella storia d’Italia e la sua morte è stato un momento duro per tutto il popolo.
Ci sono delle figure che riescono a entrare nell’immaginario collettivo a prescindere dai propri pensieri da un punto di vista politico, sportivo e anche di come si può intendere la vita, perché è davvero innegabile il fatto che l’Avvocato Giovanni Agnelli sia stato un simbolo meraviglioso dell’Italia.
Quello che ha saputo fare l’immenso Avvocato nella storia è indubbiamente un qualcosa di unico e di difficilmente riproponibile nella storia, soprattutto perché è stato il grande simbolo della rinascita della Fiat.
Negli anni ’20 l’addio dalle corse, fino a quel momento uno dei principali introiti per le giovani aziende a quattro ruote, sembrava poter portare in breve tempo alla morte della Fiat, ma per fortuna la storia incontrò l’Avvocato.
La sua grandiosa famiglia fu decisiva per poter far diventare questo marchio un vero e proprio simbolo dell’Italia e soprattutto si espanse dopo la Seconda Guerra Mondiale, con il boom economico degli anni ’50 e ’60 che era perfettamente rappresentato da queste vetture.
L’Avvocato poi era il grande simbolo dello stile e dell’eleganza della famiglia, un uomo tutto d’un pezzo che ha permesso allo sport del Belpaese di raggiungere vette incredibili sia con la Juventus che con la Ferrari.
Infatti fu l’acquisto di una buona parte delle quote azionarie della Rossa che permise alla Ferrari di poter avere quell’espansione mondiale soprattutto per quanto riguarda le auto in serie, mentre l’ambito della gare sportive rimase di dominio del grande Enzo.
Il giorno della sua morte fu ovviamente un momento che sconvolse tutta l’Italia, non solo i tifosi di Madama e della Ferrari e il triste giorno fu il 24 gennaio 2003 alle ore 8.30 del mattino.
Si spense così dopo un lungo periodo di sofferenza, con un grave tumore che lo aveva portato a passare gli ultimi istanti della sua vita a letto e in difficoltà emotiva, visto il periodo difficile della sua Fiat che stava portando vari stabilimenti in Polonia.
Il funerale fu ovviamente valutato e riproposto come se fosse morte un’alta carica dello Stato, ma anche un amico di tutti noi, un volto che ormai era diventato di sicurezza e di serenità per tutti gli italiani.
A dargli l’estrema unzione fu il cardinale Severino Poletto di Torino e poco dopo quella settimana ci sarebbe stata la sfida al Delle Alpi tra la sua Juventus e il Piacenza.
Quel giorno la squadra bianconera scese in campo come se si stesse giocando la finale di Champions League, vogliosa di poter dedicare la vittoria all’Avvocato e Alessandro Del Piero, ribattezzato da lui Pinturicchio, disegnò una vera e propria opera d’arte.
Da un cross dalla sinistra di Zambrotta volò in cielo e con uno splendido contro di esterno destro al volo superò Guardalben per il gol che permise alla Juventus di vincere per 2-0 contro gli emiliani.
Fu sicuramente la più bella dedica che Alex avrebbe mai potuto fare all’Avvocato, un uomo che aveva sempre avuto il gusto del bello e soprattutto adorava gli artisti, sia quelli che dipingevano che quelli che lo facevano con il pallone tra i piedi.
A vent’anni di distanza dalla sua morte è ancora oggi una di quelle perdite che fanno davvero molto male.
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