Sta per cominciare l’ennesima stagione in F1 per Hamilton. Ma in tanti si chiedono cosa facciano i piloti con cui disputò il Mondiale del 2008.
Per Lewis Hamilton il 2023 deve essere l’anno del riscatto. La cocente delusione patita ad Abu Dhabi nel finale di stagione 2021, quando venne beffato all’ultimo giro da Max Verstappen che gli portò via il titolo iridato, è stata smaltita a fatica nell’ultimo anno. E’ stato il senso di ingiustizia il sentimento che ha prevalso nell’inglese, che era ripartito a fatica e, complici anche i problemi del progetto W13 della Mercedes ha patito non poco fino a metà stagione. Poi qualcosa sembra essersi sbloccato nell’inglese, che ha ottenuto migliori risultati, chiudendo però senza una vittoria, cosa mai accaduta da quando è approdato in F1 nel 2007.
Un fatto questo che ha alimentato negli ultimi mesi voci incontrollate su un suo possibile addio al Circus al termine del suo contratto con la scuderia anglo-tedesca a fine 2023. Ad oggi il team principal Toto Wolff si dice convinto di un prolungamento del rapporto, ma in alcune interviste il sette volte campione del mondo ha fatto intendere che non correrà ancora a lungo in F1.
Di certo vorrebbe chiudere alla grande la sua carriera con le monoposto, magari con quell’ottavo titolo che gli permetterebbe di scavalcare Michael Schumacher e diventare una vera leggenda di questo sport. Ma per il momento sembra molto difficile che possa riuscirci già quest’anno. Anche perché il gap con la Red Bull non è facilmente colmabile in una stagione, nonostante Verstappen e soci debbano effettuare meno ore in galleria del vento rispetto ai rivali per colpa della sentenza sullo sforamento del budget cap.
E allora? Per ora si può solo attendere l’inizio della stagione e capire realmente a che punto sarà Hamilton. Poi si potranno trarre le prime conclusioni. C’è da riflettere però sul fatto che davvero per Lewis il tempo in F1 è agli sgoccioli. Era il lontano 2007 quando fece la sua clamorosa apparizione nel Mondiale, sfiorando addirittura il titolo da rookie. In Brasile, all’ultimo respiro, glielo soffiò Kimi Raikkonen ma nel 2008 arrivò la vendetta sulla Rossa, con un ultimo giro a Interlagos che gli permise di ottenere i punti necessari per chiudere davanti a Felipe Massa e laurearsi per la prima volta campione del mondo. Ma viene da chiedersi: cosa fanno oggi i piloti che corsero con lui quella stagione del suo primo titolo iridato?
Hamilton, che fine hanno fatto i suoi ex rivali?
Come detto, a contendere il titolo nel 2008 all’inglese ci fu Felipe Massa, che l’anno successivo subì un terribile incidente in Ungheria quando una molla persa dall’auto del connazionale Barrichello lo centrò sul casco. Ha concluso la sua avventura in F1 nel 2017 senza grandi squilli e poi, dopo un passaggio in Formula E, continua a gareggiare all’età di 41 anni nelle Stock Car brasiliane. L’anno scorso è stato nominato presidente della Commissione piloti della FIA dal presidente Mohammed Ben Sulayem.
Altro rivale fu Kimi Raikkonen, che dopo un primo addio alla F1 è tornato in Lotus e Ferrari, prima di chiudere la carriera nel 2021 con Alfa Romeo. Il 43enne finlandese è tornato però a correre nella NASCAR, ma solo a tempo perso. Diverso il destino di Robert Kubica, che sembrava a quei tempi con Hamilton l’astro nascente della F1. Nel 2008 il suo unico trionfo con la BMW, poi un terribile incidente durante un rally in Italia nel 2011, quando si parlava anche di un approdo in Ferrari, ne ha compromesso la carriera. E’ tornato con enormi difficoltà in F1, ma solo per qualche apparizione. Per il resto solo lavoro da collaudatore o terzo pilota.
Fernando Alonso invece è ancora l’unico ad essergli ancora vicino in griglia, visto che dopo un primo ritiro qualche anno fa è tornato nel 2021 nel paddock, prima con Alpine e ora con Aston Martin. Per l’iberico solo qualche chance di vittoria con la Ferrari, ma niente di più. Ma dopo aver vinto due volte consecutive la 24 Ore di Le Mans e il World Endurance Championship 2018-19 con la Toyota mentre era lontano dalla F1 e l’esperienza alla 500 miglia di Indianapolis, crediamo che lo spagnolo difficilmente rimarrà ancora nel Circus senza risultati eclatanti. Mentre ha appeso da poco il casco al chiodo Sebastian Vettel, che proprio quell’anno compì l’impresa con la Toro Rosso vincendo a Monza e facendosi vedere dal mondo come il campione del futuro.
Alla grande è andato Jenson Button, la cui carriera in F1 si è conclusa nel 2017 ma con in tasca un titolo incredibile nel 2009 con la Brawn GP, nata dalle ceneri della Honda, che dopo un’esperienza a Sky Sports F1 è diventato superconsulente per la Williams.
E gli altri?
Fuori dal giro invece Nick Heidfeld, tristemente noto per detenere il record del maggior numero di podi (13) per un pilota che non ha mai vinto un Gran Premio. Ha lasciato la Formula 1 nel 2011 e da allora ha gareggiato in Formula E e gare di durata, mentre oggi è impegnato nel Rallycross. Il compagno dell’epoca di Hamilton in McLaren, Heikki Kovalainen, è da tempo invece fuori dal giro (dal 2013 dopo le annate deludenti in Lotus e Caterham), ma lo si può vedere ancora nel mondiale Rally. Come fuori dal giro da tempo lo è anche Jarno Trulli, che ora è impegnato nel settore del vino e sostiene la carriera agonistica di suo figlio Enzo.
Fuori ormai da anni anche Timo Glock, accusato per anni di aver fatto passare Hamilton in quell’ultimo giro del GP del Brasile 2008, che permise all’inglese di diventare campione del mondo. Via dal Circus dal 2013, oggi a 40 anni è un pilastro del campionato DTM. Nello stesso anno disse basta anche Mark Webber, che poi è diventato prima commentatore tv, poi supervisore della carriera della stella nascente della McLaren Oscar Piastri.
Decisamente male è andata rispetto ad Hamilton l’avventura in F1 di Nelson Piquet Jr, coinvolto nel Crashgate nel 2008 ma che fece solo parte della stagione 2009 in Renault. Da allora ha vinto il campionato di Formula E e ha gareggiato nella NASCAR. Ha corso al fianco di Felipe Massa nella Stock Car Brazil lo scorso anno e si è iscritto alla European Le Mans Series 2023. Meglio invece per Nico Rosberg, che nel 2016 si è laureato campione battendo il compagno in Mercedes Hamilton e a soli 31 anni ha deciso di dire basta con la F1, diventando poi commentatore tv. Ritirato da tempo anche Rubens Barrichello, che a 50 anni ha portato a casa il titolo nella Stock Car Brazil l’anno scorso e si è rivisto anche su una GT Ferrari.
Fu vita breve in F1 invece per Kazuki Nakajima, che ha abbandonato nel 2010 per dedicarsi poi alle ruote coperte, vincendo il Campionato Mondiale Endurance e tre titoli della 24 Ore di Le Mans, di cui due con Alonso. Si è ritirato nel 2021 ed è diventato vicepresidente della sua ex squadra, la Toyota Gazoo Racing Europe. Si concluse proprio nel 2008 invece la carriera di David Coulthard, che rimane uomo immagine Red Bull e opinionista per la F1 di Channel 4. Se ne andò via dall’Europa invece nel 2009 Sebastien Bourdais dopo l’esperienza flop in Toro Rosso. Per lui poi esperienze in Formula E, IndyCar e Le Mans.
Giancarlo Fisichella invece si è ritirato nel 2009 dopo l’esperienza breve in Ferrari, ma per il Cavallino ancora oggi corre con le vetture GT. E’ rimasto in Formula 1 fino al 2014 Adrian Sutil, che dopo l’esperienza in Force India ha abbandonato le corse ma è riapparso al Ferrari Challenge Europe del 2022. Finì nel 2008 invece con il fallimento della Super Aguri l’esperienza di Takuma Sato, che poi però ha vinto due volte la 500 miglia di Indianapolis negli anni successivi e a 45 anni ancora si diverte in IndyCar. Infine Anthony Davidson, altro nastro nascente dell’epoca, finì proprio quell’anno con la Super Aguri. Il pilota britannico, dato tra i migliori insieme ad Hamilton all’epoca, è passato alle gare di durata dopo la F1, con i podi alla 24 Ore di Le Mans e il titolo del World Endurance Championship 2014, ma si è dedicato poi al simulatore Mercedes fino al 2021. Quindi almeno in parte i successi di Lewis sono anche suoi.