Lewis Hamilton è un fenomeno in tutti i settori e dunque fuori dalla F1 non perde mai occasione di poter compiere del bene per il prossimo.
Ci sono degli sportivi che diventano conosciuti e apprezzati da tutti quanti non soltanto per le proprie straordinarie abilità in pista, ma anche perché in tanti casi decidono di mettersi a disposizione del prossimo e soprattutto di tutte quelle persone che soffrono, esattamente come ha fatto Lewis Hamilton.
Il sette volte campione del mondo non è di certo nato con la camicia e nessuno potrà mai definirlo un figlio di papà, anzi il leggendario britannico conosce bene i sacrifici che devono essere fatti per poter imporsi in Formula 1.
Naturalmente i costi del Motorsport sono sempre stati molto esosi e dunque sono molte le famiglie che hanno dovuto dire di no al sogno del proprio figlio, con le spese che si facevano sempre più ingenti.
Ecco allora che Hamilton ha deciso di venire incontro proprio a tutti coloro che nel mondo soffrono e hanno voglia di poter entrare a far parte del mondo delle quattro ruote, con la fondazione della “Mission 44” che ha un compito ben preciso.
L’inglese ha più volte dichiarato che questa fondazione ha il compito di sostenere finanziariamente tutti quei giovani talenti che non hanno la forza per poter affrontare tutte queste spese, ma c’è un dettaglio
Non vuole essere una questione di discriminazione o di preferenza, ma per poter entrare a far parte di un progetto di crescita nella realtà del Motorsport nell’associazione di Lewis bisogna essere un bambino o un giovane di colore.
Di sicuro non sono mancate le critiche nei suoi confronti per questa decisione, infatti non è che tutti i bambini bianchi nascono in famiglie ricche o hanno la strada spianata, i casi di Raikkonen e Schumacher sono i più evidenti, ma la scelta non è per nulla sbagliata ed ecco perché.
Hamilton aiuta i bambini di colore nel Motorsport: un cuore d’oro
Benché non siano soltanto i bambini e le famiglie di colore a soffrire e a non vivere di certo una situazione economica brillante, in percentuale queste ultime sicuramente hanno meno possibilità di poter emergere nel mondo delle quattro ruote.
Lo stesso Hamilton infatti ha più volte dichiarato di aver vissuto una situazione molto complicata all’inizio della propria avventura, tanto da aver raccontato in diverse situazioni come adorasse il mondo delle corse perché con il casco poi sono tutti uguali.
Sono state molte le situazioni dove ha dovuto respingere dei pessimi attacchi di razzismo gratuito, con lui che veniva più volte insultato e denigrato dai suoi rivali in pista solamente per il colore della propria pelle, anche perché quando lui ha iniziato era l’unico.
A distanza di anni c’è ancora moltissimo la concezione che il pilota debba essere prevalentemente bianco, infatti nessuno oltre a Lewis è riuscito a entrare in Formula 1, ma ora c’è bisogno di dare una sterzata a questo concetto decisamente troppo arretrato.
Con Mission 44 verrà così data finalmente l’occasione ad altri giovani ragazzi talentuosi e nati in condizioni non troppo agiate per poter finalmente provare a superare i propri ostacoli e cercare in qualche modo di poter far ripartire la leggenda di Hamilton anche fra qualche anno.