Il team manager della Yamaha, Lin Jarvis, vorrebbe una nuova squadra satellite. In pole position vi sarebbe Valentino Rossi.
L’uscita di scena di Suzuki ha ridotto la griglia della MotoGP 2023 a 22 rider ed 11 team. Lo scorso anno la squadra satellite della Yamaha, guidata Razlan Razali, con Binder e Dovizioso in sella alla M1 non è risultata all’altezza. I vertici hanno scelto il passaggio all’Aprilia, sperando di sfruttare la rinnovata competitività della moto italiana. La Yamaha si è quindi ritrovata con soli due piloti in pista. Fabio Quartararo, campione del mondo 2021, e Franco Morbidelli, vice campione 2020, saranno gli unici centauri in sella ad una M1 nel 2023.
Per la casa di Iwata potrebbe essere l’ennesimo preoccupante passo indietro. Va anche considerato che la Ducati ha a disposizione 8 moto e potrebbe continuare a dominare. La casa di Borgo Panigale può fare affidamento sulla squadra corse ufficiale, campione nei costruttori da 3 anni, sul team Pramac, Gresini e il Mooney di Valentino Rossi. Quest’ultimo ha deciso di continuare con Luca Marini e Marco Bezzecchi. Il Bez è stato anche il rookie dello scorso anno, meritandosi la conferma. Il fratello minore del Dottore non ha ancora calcato un podio in MotoGP, a differenza del debuttante dell’Academy.
Da team manager il nove volte iridato si è già tolto delle piccole soddisfazioni, chiudendo lo scorso anno davanti ad entrambe le squadre Honda. Marini ha concluso in classifica piloti addirittura davanti a Marc Marquez, sfruttando anche l’impegno part-time del catalano. In ogni caso la squadra Mooney è in crescita, la Desmosedici è la moto migliore e il #46 si sta godendo con serenità le sue nuove avventure nell’automobilismo. Nella 24 Ore di Dubai Vale ha fatto faville sulla BMW, siglando il primo podio del 2023. Nel campionato GT proverà a fare la differenza, migliorando il livello di performance dello scorso anno. In MotoGP, invece, dovrà prendere in futuro una importante decisione.
Il nome del fenomeno di Tavullia e quello di Yamaha saranno per sempre legati. Dopo aver vinto tutto con la Honda, The Doctor decise di saltare in sella alla M1 per riportare in alto il nome della casa di Iwata. Il resto è storia. Il #46 ha scelto di ritirarsi dalla MotoGP, al termine del 2021, a causa di una moto poco competitiva. Non è mai scattato il feeling nel team Petronas e i rapporti con la dirigenza sono andati, velocemente, incrinandosi. Razali ha lanciato pesanti frecciatine al nove volte iridato. A quel punto Rossi ha tolto il disturbo, lanciandosi nella sua nuova avventura su quattro ruote.
Nelle nuove vesti di team manager la prima scelta del Dottore è stata la Ducati. Le performance negli ultimi anni delle moto emiliane sono state clamorose. Sulla Rossa mancava solo un centauro in grado di fare la differenza, conquistando il titolo mondiale. Nel 2022, finalmente, ci è riuscito Pecco Bagnaia che ha sfatato il tabù Stoner e si è laureato campione, rimontando ben 91 punti al rivale della Yamaha, Fabio Quartararo. Le migliorie tecniche della moto italiana hanno reso possibile un dominio che, sino a qualche anno fa, sarebbe risultato impensabile. La Honda è crollata all’ultimo posto della graduatoria, mentre la Yamaha, seconda in classifica costruttori, ha chiuso a 191 punti dalla Ducati.
Per ora la Desmosedici non ha rivali. Le moto giapponesi, oltre ad Aprilia e KTM, si stanno sforzando di colmare un gap che è molto ampio. Le soluzioni ideate dal geniale ingegnere Luigi Dall’Igna hanno creato un solco. La GP22 non solo è risultata velocissima sul dritto, ma anche agile nei tratti misti. Bagnaia, senza le sbavature iniziali, avrebbe potuto chiudere i giochi con largo anticipo. I primi avversari del torinese, infatti, sono diventati i colleghi ducatisti. La squadra di Valentino Rossi è riuscita a classificarsi all’ottavo posto nella classifica dei team. Il risultato è stato ottimo, considerato che il team Gresini, capitanato da un fenomenale Enea Bastianini, vincitore di 4 Gran Premi nel 2022, ha conquistato soli 12 punti in più in graduatoria.
Passare dalle potenti Ducati alle Yamaha, ad oggi, sarebbe follia. Valentino Rossi è consapevole degli enormi vantaggi che potrebbe ottenere con la casa di Iwata, ma vorrebbe delle rassicurazioni tecniche. Gli ingegneri sono a lavoro per dotare Quartararo e Morbidelli, primo allievo dell’Academy di Valentino Rossi, di una M1 alla pari della nuova Desmosedici.
Intanto, il team manager della Yamaha, Lin Jarvis, ha dichiarato: “È troppo complicato spiegare le opportunità e gli ostacoli che dobbiamo affrontare. Ma se riusciamo a sciogliere certi nodi, potremmo prendere in considerazione il 2024. Vogliamo tornare ad avere una squadra satellite, su questo non ci sono dubbi”. Queste le parole a TMCBlog.com, ma l’accordo in futuro con la VR46 di Valentino Rossi è tutt’altro che scontato. Tutto o quasi dipenderà dalle performance della squadra di Iwata.
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