Paolo Simoncelli, padre di Marco, ci ha concesso una intervista molto toccante. Abbiamo avuto la possibilità di spaziare a 360° sull’universo dei motori.
Il Sic avrebbe, recentemente, celebrato il suo trentaseiesimo compleanno. Quella dannata domenica a Sepang ci ha privato di uno dei talenti più cristallini delle due ruote. Il papà ci ha aperto il suo cuore, parlando di Marco e dei suoi sacrifici per rendere possibile la carriera del figlio. Oggi i tempi sono molto cambiati e nella chiacchierata in basso vi renderete conto di quanto il Motomondiale sia evoluto nelle ultime stagioni.
In esclusiva sulla nostra rubrica Twitch di motori sul canale TV Play “Calciomercato.it” abbiamo avuto il piacere di confrontarci con una persona splendida. Nelle parole di Paolo Simoncelli c’è tanta sincerità e orgoglio per quello che è riuscito, grazie all’aiuto di tanti grandi uomini, a fare nel mondo delle due ruote. Ha fondato la Sic58 Squadra Corse, in omaggio a Marco, per poter aiutare dei bambini che altrimenti non avrebbero mai potuto correre. Anno dopo anno il team è cresciuto. Dal CIV alla MotoE, passando naturalmente per le battaglie in Moto3. Nella prossima stagione il giapponese Kaito Toba difenderà i colori del team Sic58 Squadra Corse.
Il centauro del Sol Levante proverà a tenere alta la bandiera con il numero 58, mentre il suo compagno Riccardo Rossi avrà dalla sua una maggiore esperienza, essendo il suo secondo anno in sella alla Honda della squadra Sic58. I due giovani hanno tutto per emergere, secondo il papà di Marco. La presenza in MotoE con due moto rappresenta un valore aggiunto. Per questo motivo abbiamo chiesto a Paolo un pensiero sulla rivoluzione elettrica.
Paolo, considerata la presenza del team Sic58 in MotoE, ci puoi dire la tua sul Motorsport elettrico?
“Qualche anno fa ti avrei detto che a me questo futuro non piace, poi coinvolto in questa MotoE, devo dire che mi sono un po’ ricreduto perché vengono fuori delle belle gare energiche, nonostante le moto non fossero all’inizio proprio moto da corsa. C’è stato un primo prototipo per rompere il ghiaccio e ho visto piloti che sono arrivati così per gioco in MotoE, ma si sono tolti di mezzo e poi sono arrivati i giovani. In questi giorni si vedono delle gare molto belle. Sono convinto che quest’anno con la Ducati che ha fatto questa moto, anche secondo il parere di De Angelis, eccezionale, credo, e questo è il mio pensiero sull’elettrico, che spendere 40.000 euro e passa per una moto elettrica da turismo per andare, ad esempio, a Bologna e tornare con il Frecciarossa non mi sembra il caso, però in città l’uso di scooter elettrici, per i piccoli spostamenti, può essere una cosa interessante. Quindi sono un vecchio che si sta ricredendo”.
Tra i piloti italiani, uno dei tuoi preferiti è Tony Arbolino che, lo scorso anno dopo una vittoria a Sepang, ha fatto una dedica commovente a te e al tuo team. Può essere un grande prospetto per il futuro del motociclismo italiano?
“Lo sarà sicuramente perché è un bel personaggio. Tony è un artista della moto e può fare tutto quello che vuole. Lui veramente è eccezionale”.
Quanto merito ha Andrea Dovizioso nei successi della Ducati e, secondo te, sarà ricordato come uno dei più grandi di sempre?
“Dovizioso è un grande uomo e questo non è poco. Peccato che siamo stati acerrimi nemici per tanto tempo e ci siamo scoperti tardi. E’ una bella persona e credo che l’unico errore sia stato quello di rientrare perché era uscito benissimo, forse in uno dei modi migliore per uscire e lasciare tutto. E, invece, ha voluto fare questo passo che io non ho condiviso. E’ assolutamente (tra i più grandi, ndr) a partire alle minimoto, passando alla classe 125, 250. La gente, chiaramente, si lega a personaggi come Valentino perché ha trascinato il motociclismo, però io ho una stima immensa per Dovizioso”.
Marco venne al San Paolo con la maglia del Napoli, cosa ricordi di quella giornata?
“E’ stata una giornata bellissima, me la ricordo e siamo ancora in contatto con quei signori del Napoli e, ogni tanto, ci salutiamo e ci incontriamo. Auguro, anzi non voglio augurare nulla, andiamo avanti così…”
Paolo è consapevole della scaramanzia dei napoletani e ha preferito non finire la frase. Da appassionato di sport è conscio che sarebbe una grande impresa sportiva che coronerebbe un percorso, sin qui, meraviglioso. L’immagine del Sic nello stadio, intitolato oggi a Maradona, con la moto con cui si laureò campione del mondo nella classe 250 è una fotografia di una serata indimenticabile. Tornando ai motori, la vena nostalgica del papà di Marco è emersa in un parallelismo con i vecchi centauri della classe regina.
Abbiamo vissuto un epoca d’oro in MotoGP con piloti dalla spiccata personalità. Ci sarà mai un altro periodo straordinario con quei personaggi oppure il politicamente corretto ha preso il largo e non ci sarà più un tempo come quello passato?
“Il politicamente corretto è una rottura di palle. Io ho vissuto i tempi di Agostini, di Pasolini e sembrava che sarebbe dovuto finire il motociclismo senza di loro, poi sono arrivati altri piloti. Poi, in seguito, sono arrivati Valentino Rossi, Andrea Dovizioso e, sicuramente, riusciremo a rivivere altri momenti fantastici in futuro”.
I costi del Motorsport continuano a crescere. Considerata la crisi economica, quali sono le prospettive dei giovani piloti italiani?
“Ci tengo a dire una cosa, il gruppo di Marco, Dovizioso, Pasini hanno corso con le minimoto, obbligatoriamente, sino ai 14 anni. Se ne davano in piste di minimoto. Oggi fanno un anno sulle minimoto quando hanno sei anni, poi devono avere più moto, andare in circuito, i conti iniziano a lievitare già da quando hanno 8 anni, 9 anni. Ragazzi è diventato tutto dispendioso dall’inizio. Una volta, fino a 14 anni, te la cavavi con 10/15 milioni di lire a stagione e qualsiasi famiglia se lo poteva permettere. Poi cercare gli sponsor era anche più facile. Adesso si parla di dover andare in Spagna ad allenarsi, non andare a scuola perché un ragazzino deve diventare un campione, cioè io ho presenziato a delle premiazioni in cui i genitori dicevano ‘mio figlio la prima volta che è salito in moto ha fatto terzo ed è già un fenomeno’. I genitori si devono dare una regolata. Per me il problema grande sono proprio i genitori”.
Cosa ne pensi dell’innalzamento del limite d’età in Moto3 a 18 anni?
“Non sono d’accordo. Gli incidenti si sarebbero evitati e si eviteranno facendo le griglie, soprattutto con tanti bambini inesperti, di massimo 25 piloti. 30, 40 piloti sono troppi. Nelle retrovie, soprattutto, quelli meno esperti sono quelli che guardano il manubrio, la ruota davanti e il rischio è che non sono maturi e fanno delle gare che non sono ancora adatte a loro. Questi paletti più rigidi con una griglia un po’ meno folta sarebbe stato meglio. 18 anni mi sembra una cosa assurda”.
A proposito di piloti giovani, parlaci di Riccardo Rossi e quali sono i programmi del vostro team?
“Io sono arrabbiatissimo con Riccardo Rossi perché lui ha la possibilità di vincere tutte le gare. Ha un potenziale esagerato ed è un personaggio che fa paura. Credo che sarebbe veramente il personaggio che cerca la MotoGP. E’ uno show man esagerato e ha delle doti che nemmeno lui sa di avere. Soltanto che se non gli butto via io quel telefonino, non glielo butta via nessuno. Si perde dietro ai social, ma lui è veramente un grandissimo ragazzo, bravo e quest’anno è alla prova del nove, altrimenti gli tiro il collo. Noi vorremmo vincere in Moto3. Quest’anno abbiamo preso anche Kaito Toba che è un altro giapponese che è sempre inca**ato, quindi sono fiducioso e poi c’è Riccardo. In MotoE avremo due moto, non più una, quindi abbiamo tutto per far bene. Sono, davvero, fiducioso”.
La scomparsa di Marco è una ferita che non si cicatrizzerà mai. L’autenticità di questo sport ha aiutato te e la tua famiglia?
“Quando dico che abbiamo fatto questa squadra corse per non morire, io dico la verità. Non è una cosa detta a caso. Mi sono reso conto e, me ne rendo conto tutt’ora, che più di una settimana a casa a tagliare l’erba e potare gli alberi…beh dopo un po’ la mente inizia a lavorare troppo e allora senti che è finita. Nonostante tutti i problemi che ci sono con la squadra mi danno la possibilità di vivere. Poi devo ringraziare Carmelo Ezpeleta che mi ha voluto e accettato nel Motomondiale. Devo dire che mi ha permesso di vivere questi 10 anni con alti e bassi ma in modo buono”.
E’ stata una intervista, davvero, toccante. Paolo Simoncelli si è confermato un personaggio autentico che riconcilia l’appassionato al Motorsport di un tempo, fatto di valori genuini. Si rischia di ritrovarne sempre meno nel nostro cammino di uomini come lui. Noi proviamo a fare la nostra parte, dando il giusto spazio anche a ragazzi giovani che hanno chiari in testa i loro obiettivi. Lasciatevi ispirare dalla voglia di emergere di Filippo Farioli, neo pilota della Moto3. Date un’occhiata anche al racconto del giovanissimo Dodò Boggio: “Nelle moto di oggi il pilota conta meno di prima”. Speriamo di riavere presto sulle nostre frequenze Paolo Simoncelli.