Hamilton racconta il suo dramma: una storia davvero agghiacciante

Attento alle questioni sociali, Hamilton ha voluto condividere alcune spiacevoli memorie di quando frequentava le scuole.

Rientrato in Inghilterra dalla vacanza – allenamento nell’Antartico, Lewis Hamilton ha voluto condividere al podcast On Purpose delle esperienze personali d’infanzia. Da ormai qualche tempo proiettato verso obiettivi sociali, l’inglese non si tira mai indietro quando si tratta di parlare di razzismo e tutela delle minoranze. E così, non appena avuta l’occasione, ha dato avvio al suo 2023 mediatico parlando di sé stesso.

Lewis Hamilton (Ansa Foto)
Lewis Hamilton (Ansa Foto)

Con la mente è tornato al periodo scolastico, quando veniva costantemente vessato per il colore della pelle. Preso di mira dai compagni, che vedevano in quel ragazzino qualcosa di diverso da loro, figli della tranquilla campagna di Stevenage, ma anche dagli insegnanti che lo davano già per fallito.

Ero già vittima di bullismo quando avevo sei anni“, ha denunciato. “All’epoca, a scuola, ero uno dei pochi bambini neri e i ragazzi più grandi, più forti e prepotenti mi prendevano in giro per la maggior parte del tempo“.

Hamilton braccato dai bulli, il racconto

Accanto al tormento causato dagli altri alunni, perlopiù delle classi superiori, il sette volte iridato di F1, ha subito un altro tipo di umiliazione. Quello a cui un po’ tutti ci siamo dovuti abituare. Ovvero maestri e professori urlanti e insultati, nonché convinti di avere trai banchi degli asini, incapaci di costruirsi una strada.

Il vero “dramma”, a quanto pare, erano le lezioni di storia. A creare molti interrogativi nella mente del britannico era l’assenza di foto sui libri di personaggi di colore. “Mi chiedevo dove fossero le persone a me somiglianti“, ha rammentato quei giorni.

Gli insegnanti poi venivano e mi dicevano che non sarei diventato mai nessuno. Allora andavo dietro al cortile e mi mettevo a piangere, ripetendomi che non sarei mai stato nessuno” , ha proseguito.

E siccome non c’è rivincita più dolce che dimostrare l’opposto, il #44 si è rimboccato le maniche e con determinazione si è via via costruito un percorso solido per arrivare al suo sogno. La F1. Autore di numerosi record, gliene manca essenzialmente uno. L’ottavo sigillo, che lo trasformerebbe nel più vincente di tutti i tempi nella top class dell’automobilismo.

Certo, più di qualcuno potrebbe opinare che senza una Mercedes in versione missile non ce l’avrebbe mai fatta. Tuttavia i numeri sono numeri. E quelli parlano da soli.

Il sistema era contro di me e io nuotavo controcorrente. Ma sono grato per il mio passato, perché è quello che mi ha fatto diventare la persona che sono oggi. All’epoca non riuscivo a discuterne a casa con i miei genitori. Non volevo che mio padre pensasse che non fossi forte“, si è poi soffermato sulla vergogna che si prova a volte quando si viene vessati, con la conseguente chiusura in un silenzio che però non fa mai bene.

Di recente, il 38enne ha avuto di che preoccuparsi anche nel Circus, un ambiente che, con fatica, sta cercando di assimilare un po’ tutte le personalità. Nello specifico, riferendosi a lui il pluricampione del mondo Nelson Piquet, lo ha chiamato “il negretto”. Un’espressione, infelice, che ha fatto scoppiare la polemica.

Il “suocero” di Max Verstappen ( la fidanzata dell’olandese è la figlia Kelly) cercò poi di difendersi sostenendo che non era sua intenzione offendere, ma che il termine era comunemente usato da sua nonna come vezzeggiativo.

Casi del genere vanno oltre la questione di linguaggio. Sono mentalità arcaiche devono cambiare e non devono avere posto nel nostro sport. Sono stato circondato da questi atteggiamenti da tutta la vita“, si era sfogato una volta appreso dell’epiteto che gli era stato rivolto.

In attesa dell’ennesimo rinnovo con la Stella, l’inglese è tornato indietro agli inizi della carriera nella classe regina, quando i tifosi e non solo lo fischiavano e usavano la “N-word”. “Mio padre Anthony (di origine caraibica), mi diceva di non preoccuparmi e di lasciar parlare la pista“, il consiglio che pare abbia seguito alla grande.

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