Abbiamo intervistato il grande Paolo Simoncelli, che ci ha deliziato con alcune chicce che solo un personaggio come lui può garantire.
Uno dei personaggi che maggiormente sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo negli ultimi anni è sicuramente Paolo Simoncelli. Stiamo parlando del padre del grande Marco, campione del mondo della Classe 250 nel 2008 sulla Gilera, tragicamente scomparso il 23 ottobre del 2011 durante il Gran Premio della Malesia di MotoGP.
Il Sic stava per concludere la sua seconda stagione in top class sulla Honda griffata San Carlo del team di Fausto Gresini, quando un terribile incidente pose fine per sempre ai suoi sogni. Nonostante una tragedia che ancora oggi facciamo fatica a spiegarci, Paolo Simoncelli non ha mai voluto mollare il mondo delle due ruote, fondando la Sic58 Squadra Corse, con la quale i suoi piloti corrono in Moto3 e nella MotoE.
Nel corso del nostro consueto appuntamento via Twitch del lunedì sulla piattaforma TV Play di “Calciomercato.it“, abbiamo avuto l’onore di intervistare proprio Paolo Simoncelli, che ci ha fornito molti spunti di interesse con le sue toccanti parole. Il suo racconto è stato molto emozionante, e ci ha riconciliato anche con quella parte genuina del motorsport che ad oggi è sempre più complicata da trovare.
Cosa pensi della nuova Ducati che è stata da poco presentata? Che sensazioni hai del duello tra Bastianini e Bagnaia, pensi domineranno o anche gli altri saranno della partita?
“Spero per loro che vadano molto forte, ma io sono un tifoso acceso di Marquez e mi auguro che la Honda riesca a recuperare. In questo modo ci divertiremmo tutti di più“.
Confermi che la MotoGP di oggi sia a corto di personaggi dopo l’addio di Valentino Rossi, Lorenzo e l’infortunio di Marquez?
“Assolutamente. A livello di guida e di velocità non ci sono dubbi con i ragazzi di oggi, sono molto bravi e talentuosi. A mio modo di vedere, il problema è che oggi nessuno ha quel carisma, è quel personaggio che sia in grado di tirare le folle. Io vedo la Ducati come la Ferrari, tanto per farvi un esempio. Chiunque la guidi non interessa al tifoso, come se la Ferrari la guida Leclerc o altri. Al tifoso questo non interessa“.
“Quello che non condivido in questi ragazzi sono le loro interviste, sembrano tutti amici e non trasmettono la sensazione di essere rivali. Mi sembra che leggano il Vangelo quando parlano nelle interviste. Loro dovrebbero essere felici quando vincono ed incazzati neri quando le cose vanno male, invece pare che sia sempre tutto a posto“.
Bastianini ha detto che ci sarà una grande lotta con Bagnaia, sei d’accordo con questo atteggiamento di sfida?
“Pienamente, quando i piloti sono in pista si devono dare le sportellate, altrimenti c’è il rischio che tutto diventi noioso e noi vogliamo vedere le lotte vere“.
Puoi dirci un tuo ricordo di Fausto Gresini che in questi giorni avrebbe compiuto gli anni?
“Due giorni fa era anche il compleanno di Marco, le cose si susseguono in maniera incredibile e questa è la vita. Non puoi dire nient’altro, a volte ti chiedi perché possano accadere delle cose simili. Io mi sono fatto la mia idea, ognuno di noi ha il suo destino, quindi non puoi far niente. Fausto è stata una persona straordinaria, ha voluto essere mio socio quando abbiamo aperto la Sic58 Squadra Corse, lui voleva esserci a qualsiasi costo“.
“L’ho voluto come socio al 50%, è stato un socio invisibile, quando ne avevo bisogno gli chiedevo consigli e lui me li dava. La cosa bella è che sua moglie ed i suoi figli sono andati avanti con la squadra nel suo nome, anche se son convinto che Nadia soffra molto soprattutto durante le feste natalizie, nelle quali la mancanza si sente in maniera incredibile“.
Ai piloti di oggi manca la famosa “garra”, mentre in passato personaggi come Marco ne avevano da vendere, sei d’accordo?
“Sono d’accordo, ma quella purtroppo non dipende da te. O ce l’hai o non ce l’hai, è una caratteristica innata. I grandi personaggi che sono rimasti nel tempo avevano qualcosa in più che non so dove lo prendevano, ma i ragazzi che abbiamo oggi sono molto forti, su questo non c’è niente da dire. Bagnaia è fortissimo, Bastianini è una Bestia come dice il giustissimo soprannome. Con un Marquez in forma ed una buona moto ci divertiremo. Son convinto che l’Aprilia possa fare molto bene anche con Oliveira nel team satellite“.
La Moto2 e la Moto3 rispetto alla 250 o alla 125 hanno perso quel fascino del passato, sei d’accordo?
“In passato c’erano moto due tempi, e non è roba da poco. Io credo che sia cambiato altro rispetto alle moto, è una questione di avvicinamento al motociclismo di questi ragazzi. Io sono convinto che a loro non freghi nulla di vincere, vogliono partecipare al mondiale perché si sentono fighi. Sono dei bambini viziati, hanno tutto e subito“.
“Io smetterà di fare il CEV perché mi sono incazzato, ho parlato con dei genitori che magari non hanno i soldi sufficienti ma cercano di portarli in Spagna per allenarli e neanche li mandano a scuola. La gente ha perso il cervello in questi ultimi anni, è cambiato l’approccio dei piloti, gli piace fare i fighetti e basta. La 125 e la 250 li gestivi con il polso, ti insegnavano tantissimo, l’elettronica era il tuo polso“.
“La Moto2 è diventato un monomarca, adesso è piatta. La Moto3 grazie ai 15/20 piloti che possono vincere tutti con un ultimo giro molto spettacolare c’è ancora qualcosa da vedere. Una volta c’erano le moto ufficiali, quelle clienti, oggi la differenza la fa il pilota con le moto tutte uguali. C’è chi è disposto a rischiare di più e chi invece si accontenta di fare il mondiale“.
L’idea dell’Academy di Valentino Rossi è nata grazie a Marco. Ci puoi raccontare il rapporto che avevano?
“Loro erano amici, non ci piove su questo fatto. Quando nacque la Cava, un’invenzione di Graziano, ed io sto parlando di quella originaria, che il sabato ti trovavi lì e si facevano le gare. Era molto bella, Marco è stato il primo ad usufruire di questo vantaggio grazie a Vale che lo ha voluto, la prima volta che siamo andati lì Marco prendeva un giro, ma poi è migliorato molto in poco tempo“.
“Ho tanta nostalgia di quei momenti, finivano il sabato sera con salame e vino, grandi risate e chiacchierate. Oggi, onestamente, non frequento il Ranch, mi piace pensare di più alla vecchia Cava, anche se c’è ancora la bandiera di Marco al Ranch. Tuttavia, la Cava di una volta era una cosa seria“.
Marco avrebbe compiuto 36 anni in questi giorni, secondo te gli sarebbe piaciuta la MotoGP odierna?
“Lui correva per vincere il mondiale, non per il gusto di farlo. Se ci fossero stati ancora i personaggi di una volta sarebbe stato tutto diverso, è difficile rispondere. Non voglio togliere nulla ai ragazzi di oggi anche se gli manca molto il carisma di quelli di una volta. Oggi siamo passati da un dominio giapponese ad uno italo-europeo, con la speranza che la Ducati non si fermi nel suo slancio vincente“.
La Fondazione Marco Simoncelli sta facendo cose molto importanti, avete portato risorse a dei bambini autistici di Ferrara ed anche con il Policlinico di Macerata avete fatto dei progetti insieme. Ci puoi aggiornare sui vostri progetti sul fronte sociale nel nome di tuo figlio?
“La Fondazione sta funzionando benissimo, ma non certo per merito nostro. Noi non facciamo altro che spendere bene i soldi che la gente ci offre. Viviamo per la maggior parte con il 5X1000 tutti gli anni. Abbiamo fatto un centro per i ragazzi disabili a Coriano di cui sono molto orgoglioso, se vi capita di venire da queste parti si può visitare. Abbiamo anche aiutato una cooperativa di genitori che hanno ragazzi autistici a Ferrara. Abbiamo anche comprato delle attrezzature. Ogni anno dobbiamo solo scegliere i progetti che pensiamo siano più giusto. Il 5X1000 dopo un anno che lo hai avuto se non hai un progetto a cui dedicarlo ti viene tolto. Credo sia una cosa bellissima quella che stiamo facendo“.
A Coriano è stata anche inaugurata una panchina per Marco, come l’hai vissuta?
“Beh, sono anche delle cazzate perché una panchina lascia il tempo che trova, però tutto questo fatto mi ha coinvolto molto. Sono andato lì la sera, era scettico, ma mi sono trovato la banda, i sindaci di tutte queste zone e sono rimasto direi molto soddisfatto“.
Tornando sulla tua squadra, cos’è successo con Tatsuki Suzuki visto che avevate un gran bel rapporto?
“Sicuramente lo è stato, quando correva mi emozionavo. Dopo cinque anni in cui non riuscivamo a portare a casa il risultato occorreva dare uno scossone. Cambiare gli ha fatto bene, anche se non ha raccolto quello che si aspettava. A volte, la gente pensa che la roba degli altri sia sempre migliore, ma poi ci si può pentire e sicuramente è una bella lezione in questo senso. Questa scossa ci voleva, lui ha scelto, ma non mi è andata giù come sono venuto a sapere questa cosa, ovvero tramite i giornali. Non per altro, ma perché avrei potuto aiutarlo e strappargli un contratto migliore. Questi sono ragazzi che hanno troppa fretta e non fanno le cose giuste“.
Ci sono sempre meno piloti romagnoli nel Motomondiale, come la vedi?
“I problemi del motociclismo italiano sono diversi, ma soprattutto c’è il discorso dei soldi che servono per correre in moto. Non tutti se lo possono permettere, poi si sono uniti il Covid-19, la crisi economica, oggi c’è la guerra, ed i giovani piloti, ovviamente, fanno fatica a trovare degli sponsor. Io ai miei tempi ipotecai casa mia, feci i salti mortali, come altra gente come Pasini, Dovizioso, eravamo sempre alla ricerca di aiuti, forse perché credevamo di più nei nostri figli. Oggi ci vogliono troppi soldi ed iniziare con questa crisi che c’è in giro è molto difficile. Chi ha i soldi corre, chi non li ha non può dimostrare il proprio valore. Molti ragazzi, quest’anno, sono tornati al CEV con la speranza di far bene e di farsi notare“.
Tutta la nostra redazione intende ringraziare profondamente la persona di Paolo Simoncelli, che nel tempo trascorso con noi ci ha passato un grande messaggio, oltre che raccontarci aneddoti molto interessanti riguardo alla sua vita professionale. L’augurio è quello di riaverlo presto con noi per nuovi spunti di riflessione sulle due ruote.
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