La Lamborghini è passata in molte mani, prima di essere acquisita da un gruppo straniero. Ecco a chi appartiene oggi il marchio del toro.
La Lamborghini è diventata, nel corso di pochi decenni, un casa costruttrice di automobili iconiche. La storia del marchio ha radici, relativamente, moderne, essendo stata fondata il 7 maggio 1963 da Ferruccio Lamborghini, già a capo della Lamborghini Trattori. Provocato da Enzo Ferrari, l’emiliano riuscì a stupire il mondo con auto di lusso talmente estreme da far impallidire anche il Drake.
La nascita dell’azienda del toro, del resto, è stata, idealmente, ricondotta alla lite avvenuta tra Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini. Quest’ultimo sognava di costruire vetture sportive di lusso, ma ai tempi era specializzato in trattori, caldaie e condizionatori. Nonostante il successo e l’acquisto di una bella 250 GT, l’emiliano voleva di più. Un giorno si presentò al cospetto del Drake, lamentandosi della trasmissione della sua Ferrari, dando anche dei consigli.
Ad un certo punto Enzo Ferrari, stizzito per l’atteggiamento di Ferruccio, senza mezzi termini gli disse: “Che vuol saperne di auto lei che guida trattori?” A quel punto Lamborghini lasciò l’ufficio del fondatore della Rossa e, con grande motivazione, volle lanciarsi nelle costruzioni di automobili. Ferruccio decise di creare supercar perfette. Le ambizioni erano altissime, ma avrebbe messo in difficoltà il marchio del Cavallino Rampante? Il 7 maggio del 1963, presso Sant’Agata Bolognese, venne alla luce lo stabilimento del toro. Ferruccio fece subito le cose in grande.
Al suo cospetto si presentarono i migliori tecnici su piazza. L’obiettivo di Lamborghini era convincere gli ingegneri e i designer più brillanti dell’epoca che avrebbero potuto creare opere d’arte, superiori anche a quelle del rivale modenese. Per la sua prima vettura, Ferruccio si avvalse dell’ingegno di Giotto Bizzarrini che progettò il motore, di Gian Paolo Dallara e di Paolo Stanzani per il telaio, mentre Franco Scaglione disegnò la linea. Ferruccio Lamborghini, dopo un anno di lavori, presentò la 350 GTV (3,5 L di cilindrata e Gran Turismo Veloce) nel 1963 al Salone dell’automobile di Torino come prototipo, al prezzo di 5.800.000 lire.
L’auto sembrava essere arrivata da un altro pianeta e, forse proprio per questo, non fu compresa. Rimase esemplare unico e invenduto. Il motore era un potente V12 anteriore longitudinale, a doppio albero a camme in testa, 6 carburatori Weber 40DCOE, 24 valvole (2 per cilindro), di alesaggio 77,0 mm, corsa da 62,0 mm e lubrificazione a carter secco. Nonostante vi fosse la firma dell’ex ferrarista toscano Giotto Bizzarrini, la prima auto prodotta da Lamborghini non fu subito capita. Con una cilindrata di 3497 cm³ e una potenza di 360 cavalli a 8000 giri al minuto, una coppia di 326 N m a 6000 giri al minuto, si stima fosse in grado di spingere la 350 GTV ad una velocità massima di 280 km/h. Mica male per gli anni ’60.
Lo stile futuristico del prototipo non riscosse il favore di parte della critica, ma Ferruccio decise di non fermarsi, affidando il progetto alla carrozzeria milanese Touring per creare un design più classico. Nonostante la 350 GT non fu il successo che Ferrucci si aspettava, tuttavia non si fermò alle prime difficoltà. Nel 1966 fu presentata la 400 GT e la 400 GT 2+2. In attesa dell’auto che rivoluzionò tutto l’universo Lamborghini, Ferruccio non mollò mai la sua idea imprenditoriale. Lamborghini, tremendo schianto contro un bus: immagini assurde (VIDEO). Date una occhiata all’erede dell’Aventador.
La Miura spazzò via tutti i preconcetti sull’operato di Ferruccio. La vettura a motore posteriore era un piacere per gli occhi, grazie ad uno stile unico. Il design era stupefacente, facendola entrare un minuto dopo la prima esposizione nel lotto delle migliori auto mai prodotte nella storia. La Miura ebbe un successo incredibile e consacrò la Lamborghini nell’Olimpo delle supercar. La Miura inaugurò anche il lungo sodalizio con Bertone e il suo designer, Marcello Gandini. La fama della Lamborghini esplose negli anni ’70 e anni ’80, grazie anche ad altri modelli sensazionali.
La Countach LP400 del 1974 fu un ennesimo passo verso la leggenda. Lo stile attuale delle supercar del toro sono, di fatto, ispirate alla Countach. Arrivarono in seguito molte varianti e la potentissima Diablo. Nonostante i tanti successi, la Lamborghini finì sull’orlo della bancarotta. Nell’agosto del 1978 il tribunale di Bologna pose l’azienda in amministrazione controllata per evitarne il fallimento.
Non si riuscì a trovare un acquirente che volesse scommettere sul marchio del toro. Il 28 febbraio 1980 la Lamborghini venne così messa in liquidazione. Il tribunale di Bologna scelse di accettare l’offerta di 3,85 miliardi dei fratelli francesi Patrick e Jean-Claude Mimran. Dopo tante disavventure e passaggi di mano, la Lamborghini oggi può vantare fatturati record. Lo stabilimento di Sant’Agata Bolognese, dove lavorano oltre 1.400 dipendenti sforna auto sensazionali. L’azienda, a partire dal 1998, è interamente posseduta dalla tedesca Audi, facente parte del Gruppo Volkswagen.
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