Con la normativa Euro 7 l’Unione Europea vuole abbreviare la tempistica di passaggio ai motori elettrici. Per Toyota l’approccio è sbagliato.
Il mondo dell’automotive è in fermento. Lo sappiamo. E nei prossimi anni lo sarà ancora di più. L’imposizione a livello globale di arrivare alle zero emissioni entro il 2035 sta mettendo le Case costruttrici davanti ad una nuova importante sfida che comprende il rinnovamento dell’intero parco macchine, nonché una rivoluzione nel modo di creare e concepire i veicoli da portare poi sulle strade.
Non bastasse, l’Unione Europea ha deciso di fare un passo ulteriore e stabilire per l’1 luglio 2025 l’entrata in vigore del parchetto normativo denominato Euro 7, dedicato alle particelle ultrafini fino a 10 nanometri, al particolato generato dai freni, che verrà ridotto del 27% e alla durata delle batterie. Nella fattispecie, per quanto riguarda le autovetture, il limite verrà abbassato del 13%. Addirittura del 39% per quanto concerne camion e bus.
Nei giorni scorsi al CES di Las Vegas l’amministratore delegato di Volkswagen Thomas Schäfer si era fatto sentire, definendo quest’ultima novità come “il killer delle utilitarie“. Se infatti il fine ambientalistico è chiaro e condivisibile. Meno lo è l’impatto che avrà sull’utenza. Sebbene ancora non vi siano indicazioni sui costi, è scontato che il prezzo dei veicoli schizzerà verso l’alto.
L’Euro 7 mette in allarme Toyota
Presente al bivacco dell’ultima tappa della Dakar 2023 andata in scena in Arabia Saudita e conclusasi lo scorso 15 gennaio, anche il direttore marketing, nonché vicepresidente di Toyota Europa Andrea Carlucci ha voluto esprimere il proprio pensiero circa questo ennesimo scoglio posto dalle autorità del Vecchio Continente, non nascondendo una certa perplessità.
“L’Euro 7 è tutt’altro che morbida, al contrario ci pone davanti parecchie incognite“, le sue parole riportate da La Gazzetta dello Sport. “Premesso che va ancora approvata e quindi è presto per trarre conclusioni, a nostro avviso dovrebbe garantire tutte le tecnologie disponibili almeno fino al 2035. Utilizzare la norma per decretare la fine di una o più soluzioni non è la giusta direzione“.
Il timore del manager del brand nipponico è che, per tenere fede alla promessa di abbattare in maniera considerevole l’inquinamento, la UE imponga la messa al bando delle vetture alimentate a benzina o diesel ben prima della nota scadenza stabilita dal pacchetto “Fit for 55” approvato da Bruxelles.
Inoltre, molti sarebbero i dubbi sull’utilità dell’Euro 7 a velocizzare il processo di elettrificazione. “La nuova normativa spingerà molto l’offerta di auto al 100% verdi. Tuttavia la vera domanda da porsi è se il mercato e quindi i consumatori siano pronti ad un passaggio al full electric tanto rapido“.
Sicuramente l’interrogativo è più che valido e opportuno in Paesi come l’Italia, molto tradizionalisti in fatto di quattro ruote per gli spostamenti quotidiani. Ma soprattutto, a causa degli stipendi da fame, impossibilitati a fare investimenti importanti.
Per l’ingegnere romano l’atteggiamento da parte delle teste pensanti dovrebbe essere più aperto e meno estremo, in quanto gli automobilisti necessitano di un lasso di tempo maggiormente ampio per accettare la transizione verso l’azzeramento delle emissioni.
“Probabilmente l’obiettivo è corretto. Ciò che è sbagliato è la velocità con la quale si vorrebbe raggiungerlo. E’ un errore voler accelerare il processo”, si è infine esposto assicurando che comunque l’azienda che rappresenta è già al lavoro per rispettare l’eventuale nuova regola.