Volete entrare in F1 con un team? La FIA ora detta le regole del gioco

Il dibattito sui nuovi potenziali team di F1 è culminato con la decisione della FIA rendere pubblico un elenco di criteri imprescindibili.

Mentre è ancora viva e vibrante la discussione sulla correttezza o meno dell’ingresso nel Circus di Andretti spalleggiato da Cadillac e General Motors nel 2024, il presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem ha scelto di mettere le mani avanti e in ottica 2026, ovvero quando la top class sarà per l’ennesima volta stravolta da una rivoluzione tecnico, in questo caso riguardante le power unit, ha voluto scrivere nero su bianco le caratteristiche che dovranno avere i candidati.

Bandiera FIA (Ansa Foto)
Bandiera con il logo FIA (Ansa Foto)

Ad oggi le scuderie iscritte al campionato non vogliono proprio sentir parlare di dividere la torta con qualcun altro. Da mesi spingono perché si mantenga il numero di dieci, ormai da tempo stabile e attualmente garanzia di buoni introiti per tutte le realtà. Dall’altro lato però c’è la volontà dei vertici dell’ente governativo di ampliare il bacino di utenza per incassare più tasse d’iscrizione e dunque rimpinguare le proprie casse. Un disaccordo di base, quello tra le due parti in causa, diventato un vero e proprio braccio di ferro.

Salvo un paio di squadre, le altre hanno fatto sapere che accetteranno di dividere il premio solo con i grossi costruttori, che però non dovranno subentrare da proprietari, ma acquisire un’equipe già esistente.

LA FIA detta i criteri, ecco cosa devono avere i team nuovi

Mentre si bisticcia negli uffici e a tratti davanti alle telecamere, il boss di Dubai ha provato a calmare gli animi proponendo un vademecum per chiunque abbia l’intenzione di schierarsi sul griglia in futuro. D’ora in avanti, tutti dovranno essere sottoposti ad un’analisi molto approfondita dal punto di vista tecnico, finanziario, sportivo e pure della sostenibilità.

In pratica, se non si dimostrerà di rispettare le buone norme anti-inquinamento e votate ad un impatto sociale positivo, si verrà bocciati. Il piano resta quello della neutralità dalla CO2 per il 2030, di conseguenza le domande d’ingresso saranno vagliate tenendo presente l’impegno del candidato sotto tale profilo.

Il processo rappresenta una logica estensione dell’accettazione del regolamento sui motori che ha attratto Audi e creato l’interesse di altri possibili partecipanti“, si legge sulla nota ufficiale di provenienza federale.

Ora staremo a vedere come andrà a finire. E’ interessante notare come lo stesso successore di Jean Todt abbia di recente asserito che non vi è stata nessuna seria candidatura tranne quella del figlio di Andretti Michael. In ballo restano comunque i nomi di Porsche, che doveva legarsi a Red Bull e poi è tramontato tutto, ma non è detta l’ultima parola. E di recente si è fatta viva Ford. Il colosso americano, ormai poco presente nelle competizioni, vorrebbe tornare a farsi promozione in una piattaforma di fama mondiale. E potrebbe lei stessa unirsi agli energetici per fornire il propulsore e magari qualche altra componente.

I punti interrogativi restano molti. La F1 è effettivamente in crescita e i biglietti staccati lo scorso anno dai circuiti toccati dal calendario ne sono l’esempio lampante, tuttavia, proprio la severità della Federazione, mista alla scarsa apertura (anzi pressoché nulla) di chi figura sullo schieramento di partenza, potrebbero inibire l’avvicinamento di costruttori o imprenditori.

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