La Ford è una delle grandi aziende produttrici di auto al mondo. Ma qual è la storia del fondatore? E a quanto ammottava il suo patrimonio?
Nato nel 1863 a Dearborn, Michigan, Henry Ford è stato un imprenditore e visionario, nel senso positivo del termine. Patron dell’omonima compagnia costruttrice di automobili, con il suo lavoro riuscì a mettere da parte ben 199 miliardi, il che se venisse fatta una stima dei personaggi più ricchi della storia del pianeta terra, lui sarebbe al nono posto.
Figlio di un agricoltore di origini irlandesi, nel 1888 si trasferì a Detroit per lavorare alla Edison. Sua fu la prima stazione centrale elettrica commerciale degli States, costruita a Pearl Street Station. A causa di un incendio, però, il luogo andò totalmente distrutto. L’unica cosa rimasta intatta fu un generatore, oggi esposto all’Henry Ford Museum.
Creatore infaticabile, nel tempo libero cominciò a dilettarsi con le quattro ruote dotate di motore a combustione interna, poco prima inventato da Benz e Daimler. Il primo prototipo lo plasmò nel giardino di casa, facendolo scendere in strada nel 1896.
L’amore per le macchine lo porterà, nel 1899 alla Detroit Automobile Company nelle vesti di capo ingegnere. Dopo tre anni darà vita alla propria compagnia, e lì introdurrà un sistema di lavoro tuttora in voga ovunque. Per ridurre i prezzi delle merci, intuirà la necessità di assottigliare le tempistiche di produzione, facendo nascere la catena di montaggio. Un sistema per cui ogni operaio è addetto ad un solo elemento e compie lo stesso movimento per almeno otto ore al giorno.
Il 1908 è l’anno del debutto della Ford T e in particolare del modello Lizzie. Dal quartier generale ne usciranno 15 milioni di esemplari fino al 1927.
Tra le sue invenzioni figura la Hemp Body Car, ma messa in commercio, costituita da fibre di canapa ed alimentata da etanolo di canapa. Un’intuizione avanguardista e quanto mai attuale per l’attenzione al rispetto dell’ambiente. Dopo dodici anni di ricerca, il progetto prese vita nel 1941, ma la proibizione di quel preciso elemento della natura, farà tramontare i suoi sogni.
Maestro massone, nel 1938 verrà insignito da Adolf Hitler della Gran Croce del Supremo Ordine dell’Aquila Tedesca, la più alta onorificenza del regime nazista per uno straniero. Il motivo? L’impegno della sua filiale in Germania nel rifornire l’esercito dei mezzi blindati da guerra e nel donare l’intera somma degli utili al partito.
Nello stesso anno, le redini dell’azienda passeranno nelle mani del figlio Edsel, con il patron a dirigere i lavori dal dietro alle quinte.
Di lui si ricorda anche un libro in quattro volumi. “The International Jew: The World’s Foremost Problem”. Nello scritto l’imprenditore denunciava la potenza ebraica. La loro presenza ai vertici della società, con l’obiettivo di dominare il mondo. Come si può facilmente intuire, servirà da ispirazione per il Fuhrer. Sulla medesima scia si professò sostenitore dell’autenticità dei “Protocolli dei Savi di Sion”, documenti poi rivelatisi falsi. A sue spese fece pure stampare e divulgare l’opera, autografando ogni copia personalmente.
Morì nel 1947 e venne sepolto nel cimitero di Detroit che porta il suo nome. Nel 1967 verrà inserito nell’Automobile Hall of Fame, riconoscimento che spetta a chi si è distinto nel campo dell’automotive.
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