Quando si circola nei centri urbani il rischio di finire in una buca è alto. Ma cosa succede se l’auto ha rimediato dei danni?
Non esiste città in Italia che non abbia strade piene di buche. Ciò significa che gomme, sospensioni e cerchioni vengono messi a dura a prova. Ma cosa si deve fare se la nostra auto subisce un danno? Si ha diritto al risarcimento?
In questo approfondimento analizzeremo tutti i passi da compiere. Intanto soffermiamoci sugli elementi che vengono maggiormente sottoposti a stress. Partiamo dalle “scarpe”. Prendere un avvallamento può portare ad uno strappo delle fibre interne, con tanto di rischio di scoppio. Allo stesso modo anche il cerchione può subire una deformazione.
E non dimentichiamoci delle sospensioni che corrono il pericolo di venire disallineate dall’urto. Ovviamente, più si procede veloci, più aumentano le probabilità di combinare guai pure a livello di sistema di scarico e coppa dell’olio. Da non sottovalutare nemmeno la possibilità di graffiare la carrozzeria con i sassolini che saltano dal fondo sgretolato. Insomma, l’asfalto sconnesso può portarci ad accumulare un costo di 1000 euro.
Auto danneggiata da buca, il risarcimento
A fronte di una spesa tanto importante, per provare ad ottenere un indennizzo dobbiamo rifarci all’articolo 2051 del Codice Civile. Il testo dice che: “Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito“. Nel caso specifico il custode è l’ente a cui appartiene la strada. Quindi, stiamo parlando di Comune, Provincia, Regione o altro gestore.
Come dice l’articolo 14 del Codice della Strada, i proprietari hanno il compito di garantire la fluidità e la sicurezza della circolazione. Per cui devono essere operati dei controlli relativi all’efficienza, alla pulizia e alla manutenzione delle superfici e della segnaletica prescritta, oltre a quella straordinaria.
Cosa fare se si buca
Detto ciò, se ci accorgiamo di aver forato uno pneumatico dopo essere passati su un tratto accidentato, dobbiamo fermarci subito. Fare una foto della buca e del danno subito. Chiamare la polizia municipale o altre forze dell’ordine per avere un verbale dell’intervento che certifichi lo stato del manto stradale. Cercare testimoni prendendo generalità e recapiti. In caso di danni fisici, far intervenire l’ambulanza per un referto medico. Recarsi da un meccanico per farsi fare il preventivo della riparazione. Inviare la richiesta di risarcimento al gestore della strada via raccomandata A/R entro due anni dall’evento, con annessa tutta la documentazione sopra elencata.
Non va infatti dimenticato che spetta al conducente dell’auto dimostrare che il danno subito non è colpa della propria condotta di guida, ma è stato provocato da condizioni non ottimali del fondo, lasciato all’incuria.
Più materiale verrà inserito nella documentazione maggiore sarà la chance di avere l’agognato indennizzo. Gli elementi più importanti da aggiungere sono in ogni caso il verbale redatto dall’autorità chiamata sul luogo e l’eventuale referto medico. Cruciali anche la parole dei presenti che hanno assistito al fatto.
Oltre a tali note, vanno aggiunte le generalità dell’automobilista che chiede il risarcimento. La data, il luogo e l’ora in cui è avvenuto il sinistro. La sua dinamica. La descrizione dei danni con annessa valutazione, accompagnata da un’immagine. Le generalità dei testimoni. L’indicazione dell’intervento delle autorità. La quantificazione del danno certificato dal preventivo di riparazione richiesto a uno o più professionisti.
A causa delle lungaggini della nostra burocrazia, i tempi in cui viene versata la cifra spettante possono essere piuttosto ampi. Ecco perché è consigliabile provvedere alla riparazione immediata.
Auto danneggiata, parola alla giurisprudenza
In sintesi, anche se il già citato articolo 2051 del CC ci dice che il responsabile dei danni causati a ciò che ha in custodia è il proprietario della strada, a doversi muovere e adoperare per veder riconosciuta la propria “innocenza” è colui che si trova al volante del veicolo danneggiato. Questo perché se la condotta di guida era avventata e scorretta, l’automobilista può essersela cercata da solo. E di conseguenza nessuno può risponderne. Al contrario, se si procedeva nei rispetti dei limiti e ci si è trovati in una buca subendo dei danni, a pagare sarà chi doveva mantenere la via in stato di ottimale sicurezza. Tutto sta nel riuscire a dimostrare di essere nella ragione. Per farlo, bisogna seguire tutti i passi che abbiamo snocciolato prima.
Ciò malgrado, è bene dirlo, non sempre le cose vanno come sperato. Negli anni la giurisprudenza ha dato risposte conflittuali.
Riprendiamo i tre elementi fondamentali che non devono mai mancare in una denuncia per ottenere un risarcimento. Ovvero il verbale dell’autorità intervenuta sul posto per certificare l’accaduto. La testimonianza dei presenti. Le foto.
Il più volte nominato articolo 2051 del Codice Civile annota però che la responsabilità oggettiva del proprietario della strada decade se si prova che l’evento è avvenuto per un caso fortuito. Ma cosa vuol dire?
Quello che dicevamo prima. Se l’automobilista è distratto o sta procedendo con un passo troppo veloce, non notando magari la presenza della segnaletica che puntualizza lo stato dissestato dell’asfalto, allora non potrà essere rilasciata alcuna somma. A quanto pare, le occasioni in cui la domanda si è risolta con un nulla di fatto per queste ragioni, sono parecchie.
Allo stesso modo, se le buca in questione è ampia abbastanza da poter essere facilmente evitata, e in strada ci sono tutte le condizioni di visibilità, compresa una buona illuminazione notturna se il fatto è avvenuto alla sera, vi è un’alta probabilità che la richiesta resti inevasa.
Un altro frangente che potrebbe far perdere il conducente dell’auto è la scelta consapevole di aver preso un percorso dissestato, anziché cercare delle alternative in grado di condurre alla stesso punto, magari impiegandoci soltanto qualche minuto in più.
E qui sorge la domanda. Chi stabilisce se si è trattato di un caso fortuito? Anche qui le zone grigie sono diverse. Di conseguenza l’interpretazione dipende dal singolo. Per alcuni giudici, se a colui che è alla guida della vettura, spetta l’onere della prova della responsabilità dell’ente proprietario del tratto di strada. Ugualmente toccherà all’organo stesso dimostrare di avere ragione.
Tuttavia, stando a delle sentenze della Corte di Cassazione datate 2015, nello specifico la nn. 4661 e la 18865, l’automobilista deve sempre e comunque prestare un occhio alla strada e quindi alle sue condizioni. In poche parole, il Comune, la Provincia o la Regione non sono mai colpevoli. Chi sta guidando deve farlo con avvedutezza. Ciò significa essere attente e lesti ad evitare il pericolo.
Del medesimo avviso il giudice della Suprema Corte che ha pronunciato la sentenza n. 7887 del 2018. Questi ha infatti stabilito che “se l’evento lesivo è causato da una buca poco profonda e di modeste dimensione, tale da poter essere evitata presentando semplice attenzione, l’insidia stradale deve ritenersi esclusa”.
Ancora una volta dunque, il pallino passa nelle mani di chi è alla guida, il quale è chiamato ad essere accorto e reattivo davanti ad ipotetici ostacoli che si possono presentare davanti lungo il tragitto.
Quando il risarcimento non viene accolto
Schematizzando in breve i casi in cui la richiesta di indennizzo non trova risposta positiva, diciamo che l’automobilista ha torto se l’area dissestata è di grandi dimensioni e facilmente visibile, nonché ben illuminata. Se il conducente dell’auto è distratto, non presta la dovuta attenzione ad eventuali disordini del fondo e supera i limiti di velocità specifici indicati. In caso vi sia la segnaletica ad indicare la presenza di buche. E una volta trascorsi più di due anni dal sinistro.
Ora qualche consiglio per evitare di incorrere in spiacevoli forature che possono portarci a dover sborsare dei soldi che avremmo potuto indirizzare ad altro. Intanto chiariamo da cosa è composto uno pneumatico. Vi è di base una carcassa in acciaio e poi una copertura in gomma di protezione contro gli agenti atmosferici, come l’umidità, che possono inficiarne la tenuta.
Particolare accortezza va adottata quando c’è il cambio stagione ogni sei mesi. Le coperture smontate devono essere conservate in una certa maniera, in modo da evitare di rendere particolarmente sensibili. Ad esempio non vanno tenute in verticale, in luoghi luminosi e umidi. Al contrario meglio posizionarle in orizzontale, possibilmente appena al muro così da non farle entrare in contatto con il pavimento, in un posto asciutto, ventilato e con poca luce. Questi semplici accorgimenti prevengono le microfratture e il conseguente ingresso di aria che alla lunga potrebbe danneggiare la carcassa e la gomma nel suo complesso.
Ovviamente certi consigli, se seguiti, aiutano, però non hanno facoltà miracolose. Per stare lontano dai guai ogni qualvolta ci troviamo faccia a faccia con una buca, il che, ultimamente capita alquanto di frequente, sarebbe bene controllare la pressione delle coperture, che deve sempre essere al livello giunto. Se ci si imbatte in tratti dove vi è grande presenza di acqua, rallentare, in quanto sotto, non visibile, potrebbe esserci una sconnessione. In questo caso se non si sta attenti si rischiano gravi danni.
Più in generale, è preferibile quando si finisce in una buca, anche se lì per lì non ci sembra di aver danneggiato nulla, fermarsi e scendere dall’auto per verificare immediatamente eventuali conseguenze rimediate. Se ci si accorge di aver rovinato qualcosa, cercare di capire se vale la pena mettere in moto tutta la procedura che abbiamo sviscerato punto per punto e soprattutto se ci sono le condizioni per chiedere il risarcimento all’ente proprietario della strada.