C’è chi nel paddock accusa la KTM di essere sempre più “rossa” più che arancione. Ma a dare una risposta a tono è stato il nuovo manager.
Sono cominciate le prime prove in pista della stagione 2023 della MotoGP. Ovviamente l’attenzione era tutta per Ducati, Honda e Yamaha, le tre grandi marche che si annunciano come le favorite per il Mondiale. La casa di Borgo Panigale perché è reduce dal trionfo del 2022 con Pecco Bagnaia e per una superiorità tecnologica che nelle ultime annate è stata a volte imbarazzante. Dall’altra le giapponesi devono per forza dare un segnale forte di ripresa per rispondere allo strapotere italiano ed evitare soprattutto che i propri piloti di punta, vedi Marc Marquez e Fabio Quartararo, non decidano anche loro di dire addio per tentare in futuro una chance proprio sulla Rossa.
Ma occhio anche a due scuderie come Aprilia e KTM che quest’anno puntano al salto di qualità. Quella di Noale perché dopo la vittoria in Argentina ha lottato praticamente fino alla fine per il Mondiale a sorpresa, ma ha mostrato alcuni limiti di “gioventù” che deve superare in fretta. Dall’altra la casa austriaca, che già da diverse stagioni vince qualche gara con una certa costanza, non vuole più rimanere in un limbo che la relegano tra le migliori moto, senza però avere una certa costanza di rendimento.
Adesso per KTM c’è bisogno di uno step di crescita ulteriore e la RC16 sembra proprio nata con questi obiettivi. La partnership poi con la Red Bull F1 per la parte aerodinamica fa capire quanto ci tengano realmente a questo upgrade in questa stagione. Ma c’è anche un altro fattore che lo dimostra. E sono le ultime assunzioni fatte in questi mesi dall’azienda, che ha attinto a piene mani dal mondo Ducati. Basti pensare a Francesco Guidotti, ex Pramac Ducati, ora team manager della struttura ufficiale.
Da più parti, dopo la presentazione del team, ci si è chiesti se la KTM ce la farà da sola o perché ha imitato il metodo Ducati. E’ vero, alla fine conta solo il risultato, ma chiacchiere del genere non piacerebbero a nessuno, tantomeno al team austriaco.
Proprio Guidotti, team manager della struttura ufficiale Red Bull, ha annunciato che sta prendendo le contromisure per contrastare questa nascente idea che la casa di Mattighofen stia costruendo la sua gloria sugli uomini che ha “strappato” alla Rossa di Borgo Panigale. Certo è che però c’è un altro indizio che fa pendere la bilancia in favore dei detrattori ed è la scelta del capo-progetto, che dallo scorso anno è ricaduta su Fabiano Sterlacchini, ex braccio destro del direttore generale di Ducati Corse, Gigi Dall’Igna. Per non parlare poi di un pilota d’esperienza come Jack Miller, ma anche un altro tecnico come Alberto Giribuola.
“Quest’ultimo è in una posizione che prima non avevamo. È un ingegnere delle prestazioni. Questo in KTM non era mai esistito prima“, ha ammesso Guidotti. Secondo cui l’ex capo meccanico di Dovizioso e Bastianini utilizzerà la sua esperienza per consigliare Brad Binder e Miller. Un australiano che “sa tutto della Ducati che dobbiamo battere in questo momento. È una buona occasione per vedere quale direzione dobbiamo prendere“. Poi però ha aggiunto: “Se la Ducati lascia andare queste persone, allora sono abbastanza forti da poter fare a meno di queste persone chiave. Hanno stabilito un modo di lavorare in cui possono sostituire le persone. Non credo che soffriranno“. Vedremo se sarà davvero così, per ora però KTM avrà davvero un grande lavoro da fare. Anche perché al primo errore tutte le critiche usciranno fuori. Come capita sempre a questi livelli.
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