Casey Stoner è stato uno dei più grandi piloti di sempre, peccato però che il suo ritiro sia avvenuto davvero troppo presto per questo motivo.
Al termine del 2022 c’è stata l’opportunità di festeggiare il titolo Mondiale della Ducati di Pecco Bagnaia, un traguardo che ha permesso così a migliaia di appassionati di riversarsi in piazza e festeggiare, ma prima del piemontese solamente Casey Stoner aveva trionfato con Nuvola Rossa.
C’è sempre stato un grande amaro in bocca quando i tifosi hanno dovuto salutare per sempre Casey Stoner dal mondo delle corse, una decisione che per molti sembrava davvero assurda.
Dopo il successo con la Ducati nel 2007 arrivò anche il tanto atteso bis iridato con la Honda nel 2011, realizzando un traguardo davvero molto raro con due Scuderie diverse.
Eppure già nel 2012 capì che per lui era arrivato il momento di abbandonare per sempre il MotoMondiale, con Stoner che così preferì alzare bandiera bianca per una motivazione che per tanti anni rimase un mistero.
Si fecero davvero le ipotesi più disparate, con qualcuno che era addirittura convinto che poteva c’entrare l’amore, la mancanza di stimoli o la paura di perdere e sentirsi inferiore rispetto ai nuovi grandi piloti, ma in realtà la ragione era ben più profonda.
Stoner ha dichiarato di soffrire della sindrome da stanchezza cronica, una grave malattia che non gli dava l’opportunità di godersi nemmeno un istante della sua carriera che gli sembrava così sempre sbagliata e piena di errori.
Le malattie mentali tante volte, in realtà troppe, vengono prese troppo sottogamba non soltanto da chi le vive, ma soprattutto da coloro che devono convivere con la persona che ha questi problemi.
Cerchiamo ora di capire che cosa provava Casey Stoner in questi momenti e soprattutto proviamo un attimo a dare una spiegazione a quello che doveva passare il povero australiano in questi periodi bui.
Il ritiro di Stoner è dovuto alla stanchezza: cosa succedeva?
In pratica questa malattia lo portava a essere sempre stanco e vuoto internamente perché nel momento in cui perdeva una gara il suo umore si faceva nero, perdendo completamente la fiducia in sé stesso e con la convinzione di non poter vincere.
Questo però potrebbe sembrare un problema comune, perché in una realtà così competitiva come il MotoMondiale e dove si hanno gli occhi di tutti puntati addosso c’è davvero il rischio di perdere la testa.
Il problema è che Stoner stava male anche quando vinceva, perché a quel punto saliva in lui la classica ansia da prestazione, ovvero con Casey che non riusciva a godersele perché a quel punto dentro di sé scattava l’ansia di dover replicare certi successi anche in un secondo momento.
Questo faceva sì che la MotoGP per lui diventasse un vero e proprio incubo dal quale non vi era una via d’uscita, anzi lo aveva portato definitivamente a perdere completamente fiducia in sé stesso a prescindere da ciò che avrebbe fatto.
Il 2012 dunque fu il suo ultimo anno nel Motorsport e l’analisi, racconto lo stesso Stoner, è durata per ben 8 anni dato che i primi risultati arrivarono solamente alla fine del 2020, un periodo dove finalmente ha provato a guardare il futuro con maggiore entusiasmo e non rimandare mai qualsiasi attività.
Rimarrà per sempre uno dei più grandi campioni della storia del motociclismo ed è stato un onore avere avuto in Ducati una leggenda assoluta come Casey Stoner.