La Ferrari sta per svelare al mondo la SF23, ma proprio relativamente al suo nome c’è un aspetto che fa discutere. L’esperto non ha dubbi.
Tra poche ore si verificherà uno degli eventi più attesi dell’anno da parte degli appassionati di motori, vale a dire la presentazione della nuova Ferrari. Quando si alzano i veli su una nuova Rossa, tutto il motorsport si ferma, per cercare di capire il lavoro che è stato fatto dai tecnici nel corso dell’inverno.
Nonostante il lunghissimo digiuno che perdura ormai dal biennio 2007-2008 a livello di titoli mondiali, la Ferrari è sempre la squadra più seguita, quella che ha la storia più importante e da cui ci si aspetta sempre qualcosa. Pensare di poter portare a casa il titolo mondiale non è facile, visto la grande concorrenza delle dominatrici dell’ultimo decennio, vale a dire Red Bull e Mercedes.
Senza dubbio, ci sarà da divertirsi, perché di questa SF23 si parla un gran bene sin dalle prime fasi della costruzione a livello di indiscrezioni. Ovviamente, un conto sono le parole ed un conto è la pista, che, come al solito, darà il giudizio definitivo sin dal Bahrain. Tuttavia, c’è già una mezza polemica che è emersa in queste ultime ore.
La cosa non riguarda il lato tecnico, visto che di quello si può discutere quanto si vuole, ma prima di vedere i tempi sul giro sono tutti discorsi fini a sé stessi. Il tema della discussione, lanciato da un grande esperto di F1 e del Cavallino, è invece il nome della vettura, che si chiamerà SF23.
Ferrari, Leo Turrini ed il suo dubbio sul nome dell’auto
La Ferrari ha annunciato nei giorni scorsi che la nuova monoposto si chiamerà SF23, dopo che quella della passata stagione era stata dedicata al 75esimo anniversario della nascita della casa modenese. Tuttavia, alcuni hanno storto il naso, tra cui Leo Turrini, giornalista, scrittore e grande esperto del mondo del Cavallino.
Infatti, come ha riportato lo stesso volto noto del mondo del giornalismo sul “Quotidiano Nazionale“, era lecito attendersi che nel nome venisse ricordata la scomparsa di Mauro Forghieri, amato ingegnere che è venuto a mancare lo scorso 2 novembre, all’età di 87 anni.
La figura di “Furia” è stata centrale nel mondo del Cavallino, e sotto la sua gestione abbiamo assistito a tantissime vittorie mondiali, grazie alle imprese di Niki Lauda e Jody Scheckter, sicuramente i piloti simbolo della Ferrari di quegli anni assieme al grandissimo ma mai campione del mondo Gilles Villeneuve.
Forghieri progettò alcune delle Rosse migliori della storia, tra cui la 312 T4, la famosa “ciabatta” che dominò con il sudafricano il mondiale del 1979, chiudendo in classifica davanti al compagno di squadra canadese. Al grande Mauro si devono tutte le creature di quella generazione, tra cui anche la prima, la 312 T del 1975 iridata con Lauda, la prima con il cambio posto in posizione trasversale.
Turrini ha dichiarato che sarebbe stato lecito ricordare il grande “Furia” nel nome della monoposto, come avvenne nel lontano 2003. All’epoca, il Cavallino, sotto la guida del presidente Luca Cordero di Montezemolo, decise di chiamare la monoposto di Michael Schumacher e Rubens Barrichello F2003-GA, per ricordare la scomparsa di Gianni Agnelli, avvenuta il 24 gennaio di quell’anno.
L’Avvocato fu una figura centrale nella storia del Cavallino, ed anche uno di quelli che volle fortemente prendere Schumy alla fine del 1995, guidando la riscossa della Scuderia modenese. Forghieri, di certo, non è stato meno importante, visto il suo grande impegno dal punto di vista tecnico e sportivo, una passione che è raro ritrovare nei personaggi di oggi a Maranello.
Si è trattato, molto probabilmente, di una caduta di stile della dirigenza, che con John Elkann alla guida sembra essere una lontana parente di quella di una volta, forse morta con l’addio di Montezemolo alla fine del 2014. La speranza è che la SF23 faccia il suo dovere in pista, e solo in quel momento tutti, o quasi, si dimenticheranno del suo nome.