Dopo la tre giorni di Sepang, il team manager Honda Puig ha provato a fare il punto della situazione, senza mostrare alcun timore per le prestazioni.
La prima sessione di test invernali si è chiusa con una certezza: la Ducati rimane ancora la moto da battere in MotoGP. Tante le rosse di Borgo Panigale lì davanti, non solo sul giro secco ma anche sul passo gara. Le altre per ora sono tutte rimandate, a partire da Aprilia, che però è la moto che più di ogni altra ha dato segnali di crescita rispetto al 2022. Mentre per Yamaha e Honda è suonato ancora una volta un campanello d’allarme importante. I tempi parlano chiaro: le due case giapponesi sono dietro, in maniera preoccupante. Anche perché le tante novità portate in pista hanno dato per ora segnali poco confortanti ai piloti. Anzi, per la mole di pezzi provati c’è più la sensazione di aver smarrito la strada e di aver tentato l’impossibile senza alcun criterio più che aver seguito una strada ben precisa.
In particolare la Honda esce dai test in Malesia con gli stessi dubbi con cui ha affrontatogli ultimi mesi, dai test di Misano del 2022 in avanti. Il suo pilota di riferimento, Marc Marquez, non ha dato il via libera alla RC213V 2023 dopo tre giorni di lavoro in pista. Il pilota spagnolo è stato il migliore tra i quattro piloti HRC e ha chiuso 10° a quasi otto decimi dalla Ducati di Luca Marini, e dalle sue dichiarazioni si evince che non è contento del prototipo che i giapponesi hanno sviluppato durante l’inverno.
Marquez è sceso in pista decine di volte, provando diverse soluzioni, anche una Honda del tutto priva di ali, segno che si voleva provare la moto ripartendo da zero. E questo non è un bel segnale. Perché vuol dire che non si sta capendo assolutamente quale strada va intrapresa per recuperare il gap con la Ducati e tornare a lottare per la vittoria. Il numero 93 ha in pratica ribadito quanto detto a Valencia nell’ultimo test 2022: questa Honda non è da titolo, al massimo da top-5.
Il team manager Repsol Honda Alberto Puig non ha nascosto che i risultati ottenuti in Malesia non sono stati quelli previsti, anche se allo stesso tempo ha lanciato un messaggio di ottimismo per i test di Portimao che si terranno tra un mese: “Qui abbiamo avuto un evoluzione di quello che stavamo provando a Valencia, per noi i test si concluderanno a Portimao – ha detto a MotoGP.com -. Chiaramente non siamo dove vorremmo essere. Dobbiamo continuare a testare soluzioni, abbiamo molte idee, ma dobbiamo darle ai piloti e dimostrare che funzionano, in pratica è quello che stiamo facendo“.
La lamentela più grande in questi giorni da parte dei quattro piloti Honda riguarda una preoccupante mancanza di trazione sulla gomma posteriore che finisce per rovinare le prestazioni sul giro. E Puig ha ammesso che “uno dei nostri obiettivi adesso è migliorare la trazione, ma non è l’unico. Dobbiamo migliorare in tante cose. Penso che stiamo andando nella direzione giusta, ora abbiamo quattro moto identiche, ciascuna con le sue impostazioni, non abbiamo un concetto di moto totalmente nuovo“.
Il bilancio della Honda al termine di questo test in Malesia è chiaro: “Non abbiamo la sensazione di aver raggiunto il nostro obiettivo. Abbiamo opzioni a livello di motore e telaio, ma abbiamo bisogno di più tempo, questo è evidente“. Poi su Marquez ha ammesso che lo vede bene dal punto di vista fisico, cosa che non accadeva da tre stagioni. E che proprio questo è un bene per lo sviluppo della moto: “Ora può fare molti giri e la mattina dopo non è distrutto o dolorante. Questo è molto importante per noi“. Mentre sul neo-arrivato Joan Mir ha detto: “Ho visto molti progressi in Joan. Continua a migliorare e a capire la moto. Pensiamo di potergli dare la moto che cerca, non dobbiamo dimenticare che Mir è un due volte campione del mondo, ed è per questo che è qui“.
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