I test in Malesia hanno fatto intendere che Honda e Yamaha sono decisamente indietro a Ducati e Aprilia. E tornano alla mente frasi sibilline di Brivio.
Sarà ancora caccia alla Ducati nel 2023 in MotoGP? Sembra proprio di sì. I primi test stagionali a Sepang, in Malesia, hanno confermato in maniera netta che le gerarchie per ora non sono cambiante. Anzi, se fosse possibile il gap tra la Rossa di Borgo Panigale e le altre si è ancor di più allargato. Ed è preoccupante, visto che al via del Mondiale manca veramente poco. L’unica moto capace di stare vicino alla Ducati è stata Aprilia, che come sempre con nuove idee e soluzioni ha messo insieme un prototipo che non solo va già più forte di quello 2022 ma è anche capace di competere più da vicino con i primi della classe.
Chi è ancora in un limbo è la KTM, che con Jack Miller ha mostrato qualcosa di buono ma anche che c’è ancora molto da fare per la casa austriaca per trovare la quadra. Il motore è buono, l’aerodinamica è tra le più raffinate del lotto ma c’è ancora da incastrare bene tutti i pezzi di un puzzle che al momento risulta ancora molto difficile da incastrare alla perfezione. Chi invece deve fare i compiti a casa, perché ha lavorato non ancora in maniera sufficientemente positiva, sono Yamaha e Honda.
Honda e Yamaha, fallimento dietro l’angolo?
La casa dei tre diapason ha finalmente portato in pista decine di nuove componenti, a partire da un motore di nuova evoluzione che sembra aver convinto i piloti. Meno ancora l’aerodinamica, che ha permesso insieme a tutto il pacchetto di avvicinare le velocità mostruose della Ducati ma che ha fatto perdere globalmente alla M1 alcune delle sue caratteristiche come la guidabilità in curva. Manca ancora maneggevolezza, ma soprattutto feeling con le gomme nuove, soprattutto quando c’è da provare il time attack, ossia la qualifica. Lì sia Fabio Quartararo che Franco Morbidelli hanno purtroppo lamentato dei grossi problemi, tanto che hanno lanciato un allarme enorme in casa Yamaha: la moto sarà difficile da guidare in qualifica e questo vuol dire partire dietro in gara, con un weekend che in pratica può dirsi di già compromesso in partenza.
C’è però chi sta ancora peggio ed è la Honda. Nonostante un Marc Marquez in forma, la casa giapponese si è presentata in Malesia con 4 moto nuove, che in pratica lo spagnolo ha scartato completamente. Solo una è rimasta ma è in pratica per sensazioni la stessa del 2022, che già era un grosso punto interrogativo per l’iberico e per la squadra. Il numero 93 a Valencia lo aveva detto: serviva tanto lavoro in fabbrica da parte degli ingegneri per colmare il gap con la Ducati, invece sembra che tutto sia fermo al palo, nonostante i tanti pezzi portati in pista. Le parole del campione di Cervera sono un vero campanello d’allarme: è sceso in pista con tanti pezzi già scartati a Valencia solo per riprovarli, ma soprattutto ha provato la RC213V senza appendici aerodinamiche come chiesto dalla Honda. Lui ha eseguito in pratica gli ordini, ma dal silenzio assordante che arriva dal Giappone emerge un fatto: che non si sa proprio che pesci prendere, quale direzione seguire per lo sviluppo della moto 2023.
Brivio e quelle parole che sanno di premonizione
Honda e Yamaha sono indietro, lo certificano i tempi in pista e anche il lavoro fatto in fabbrica in inverno. E tornano alla mente le parole sibilline di un grande ex dei due marchi come Davide Brivio, che poco tempo fa aveva elogiato Ducati e Aprilia per aver cambiato il modo di lavorare in MotoGP, non più fatto di grandi step solo a fine anno ma di costante miglioramento nell’arco della stagione. Una filosofia che in Giappone sembrano non voler proprio seguire e che già ora si è dimostrata la sua rovina.
La MotoGP è cambiata, ma Honda e Yamaha no, non l’hanno ancora compreso. Anzi. Oggi, proprio come preannunciato dall’ex team manager italiano, le due case sanno solo portare in pista delle evidenti copiature di Ducati e Aprilia, senza però aver compreso cosa c’è dietro. Della serie “funzionano a loro, vediamo se funzionano anche per noi”. C’è ben altro dietro quei pezzi portati in pista dalle due case italiane, il lavoro di ore di studi e prove in galleria del vento. Il tutto per migliorare moto già competitive, anche rischiando, cosa che Honda e Yamaha non hanno per ora. Non basta scopiazzare per andare bene. E l’allarme lanciato dai piloti è chiaro. Ma il rischio è che a Portimao quelle che sono soltanto paure per ora si tramutino in tremende realtà. Che poi è solo una: che il 2023 sia già andato ancor prima di partire.