Binotto mette le cose in chiaro: che frecciata alla Ferrari!

L’ex team principal Ferrari Binotto torna a parlare di F1 e in particolare della SF-23 appena lanciata sul circuito di Fiorano.

Dopo un trentennio di collaborazione la storia d’amore tra la Ferrari e Mattia Binotto si è interrotta brutalmente sul finire della passata stagione. Quasi fosse un contrappasso per come lui stesso si era comportato un paio di anni prima con Sebastian Vettel, liquidato in malo modo a 2020 ancora da cominciare, il tecnico italo-svizzero è stato messo alla porta dal presidente John Elkann, in modo altrettanto secco.

Mattia Binotto (ANSA)
L’ex team principal Ferrari Mattia Binotto (ANSA)

Certo non era ciò che sperava e pensava per sé, visto che l’obiettivo era riportare a Maranello almeno un titolo che alla fine non è arrivato. Tutto sommato la sua linea di condotta non è stata dissimile da quella di Maurizio Arrivabene. L’unica differenza è che l’ingegnere nato a Losanna si è trovato con una Rossa depotenziata dalla FIA per via della presunta irregolarità del motore della SF90, che avevano portato la squadra a vivere momenti di grave difficoltà.

Dopo quello che potremmo definire l’anno del Covid, concluso da deludente sesta forza in campo, il 2021 vedrà effettivamente una ripresa con un terzo posto finale che darà morale al gruppo. Purtroppo, però, come spesso accade quando si creano aspettative troppo elevate, il rischio di fare flop cresce di pari passo. E così è stato per l’equipe modenese.

Il ritorno in vetta che avrebbe dovuto esserci nel 2022 non si è concretizzato e sebbene siano arrivate quattro vittorie di gara, tra grazie a Leclerc e una a Sainz, la sensazione al termine del Mondiale è stato di una sconfitta.

A fare da agnello sacrificale per gli errori, molteplici, da parte del muretto, dei meccanici e degli stessi corridori, è toccato proprio al 53enne che, all’improvviso, ha dovuto cedere il timone ad un altro. Nello specifico a Frederic Vasseur, ex boss Alfa Romeo. Facendolo, come in suo stile, elegantemente.

Binotto amaro, ma non troppo

E proprio per non smentirsi, pur non mancando di puntualizzare lo stato delle cose, ha cercato di adottare un atteggiamento equilibrato quando, ospite del Panathlon Club di Parma, ha dato un suo parere sulla monoposto svelata il giorno di San Valentino e immediatamente scesa in pista a Fiorano sotto gli occhi di media e tifosi.

In F1 non si parla di individui, ma di gruppo“, il suo parere riportato da Il Corriere dello Sport. “Questa è una vettura che è stata progettata lo scorso anno, quando c’ero pure io. Tuttavia non è mia. E’ della Ferrari“.

Par condicio e diplomazia sono le carte che Mattia si è giocato, pur mettendo le mani avanti, in caso di successo ad Abu Dhabi, con distribuzione dei meriti a chi non era presente in fase di creazione del bolide ad effetto suolo.

Il parmense ha poi ricordato come senza una macchina competitiva non si possa andare molto lontano, anche se l’uomo conta ancora tanto. “Chi è al volante fa la differenza per gli ultimi due decimi grazie al talento, l’abilità di guida e la mentalità. Il carisma del pilota è un aspetto fondamentale, in quanto spinge tutta la squadra a migliorarsi. E’ lui a rappresentare il cardine, il fulcro del collettivo, confrontandosi con i giornalisti, la presidenza e l’intero staff. Ne consegue che oltre a doversi distinguere sul tracciato, deve farlo altresì sotto il profilo umano per motivare il team”, ha concluso la riflessione sull’importanza di avere un driver dalla personalità forte per ottenere risultati.

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