Mentre la UE spinge per l’elettrificazione completa del parco macchine circolante, ENI sviluppa un bio-fuel, presto a disposizione.
Cosa ne sarà delle auto di oggi resta un mistero. La discussione infatti è più viva che mai e anche se i recenti provvedimenti presi dal Parlamento Europeo ci portano a pensare ad una loro scomparsa, qualcuno crede che sia ancora possibile salvarle grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie. In tempi recentissimi l’Unione comunitaria ha ratificato la norma secondo cui a partire dal 2035 non potranno più essere venduti, almeno nel Vecchio Continente, veicoli a benzina e diesel ad uso privato. Più in là, nel 2040, dovranno andare in pensione pure i mezzi pesanti e commerciali.
Ma la storia finirà davvero così? Non avendo la sfera di cristallo non possiamo saperlo. C’è comunque chi sostiene che si debba trovare un compromesso in modo da salvaguardare i posti di lavori. E per questo ENI si è rimboccata le maniche e ha cercato di trovare una soluzione. Ad esempio studiando bio-carburanti volti a ridurre in maniera sostanziosa le emissioni di CO2.
Stando a quanto confermato dai vertici del marchio creato da Enrico Mattei, in una cinquantina di Live Station sul territorio italiano, questo carburante ricavato totalmente da materie prime rinnovabili è già fruibile. Mentre per la fine del mese di marzo le stazioni di servizio che lo avranno a disposizione saranno centocinquanta.
Ma entriamo nel dettaglio. Si tratta come detto di un prodotto diesel ottenuto da scarti e residui vegetali, nonché da oli provenienti da colture che nulla centrano con la filiera dell’alimentazione.
Chiamato HVOlution è frutto della ricerca di ENI Sustainable Mobility e si propone come soluzione soprattutto per i veicoli più inquinanti. I suoi benefici sono diversi e di natura pratica. Innanzitutto è utilizzabile su tutte le motorizzazioni in possesso di omologazione (consultare il libretto di manutenzione dell’automobile prima di procedere) . In secondo luogo non ne altera il rendimento.
L’approdo sul mercato di tale innovazione è stato possibile grazie ad un investimento importante cominciato nel 2014, a partire dalla conversione delle raffinerie di Gela e Venezia in bioraffinerie, che dallo scorso anno hanno scelto di non usare più l’olio di palma.
Nello specifico è tramite la tecnologia Ecofining che si possono trattare materie prime vegetali di scarto e oli non edibili per produrre, appunto l’HVO, di cui l’azienda veneta è la seconda produttrice in Europa.
Prima della messa in commercio, il bio-fuel in questione è stato testato su mezzi adibiti al trasporto di passeggeri con handicap a livello di mobilità nelle zone aeroportuali, e la logistica.
Per chi fosse interessato, il prodotto miscelato al gasolio per il 15%, lo si può già trovare nell’ENI Diesel +, presente in 35000 distributori.
Ma da dove viene il materiale utilizzato? Da Congo, Mozambico e Kenya. Paesi africani con cui la compagnia ha stretto un accordo. Nel cosiddetto agri-hub vedranno la luce i prodotti che poi verranno utilizzati per la raffinazione.
Nelle scorse settimane a Gela è arrivato il primo carico di oli vegetali proveniente dall’hub di Makueni. A Venezia invece, è stato inviato quello dedicato agli oli di frittura esausti. Il target è di riuscire a coprire il 35% dell’approvvigionamento delle bioraffinerie del brand entro i prossimi due anni.
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