Dopo un periodo trascorso in tv, Villeneuve riprende l’attività di pilota a tempo pieno. E le sue ambizioni sono tutt’altro che da ex.
Per qualche anno lo abbiamo visto rimbalzare tra i microfoni di Canal + e quelli di Sky Italia per commentare le imprese dei colleghi impegnati in F1, ma evidentemente Jacques Villeneuve non ha tardato a sentire il richiamo del suo vecchio amore. Dopo aver partecipato a spizzichi e bocconi a vari campionati di stock car e monomarca, nel 2022 si è ributtato anima e corpo nell’automobilismo prendendo parte alla NASCAR Cup Series. Mentre per l’anno in corso ha ha deciso di tornare in Europa per partecipare al WEC.
Incredibilmente ad avvicinarlo alla serie endurance è stata una telefonata. Dall’altro capo c’era Colin Kolles che gli offriva di provare la Vanwall Hypercar fresca di produzione. Da cosa nasce cosa, e siccome il canadese stava già sondando il terreno per trovarsi un impegno a quattro ruote, il contratto con la Kolles Racing ha trovato una firma in men che non si dica.
“La mia volontà era quella di tornare alle corse professionistiche a tempo pieno e non limitarmi ad eventi saltuari come ho fatto negli ultimi quindici anni“, ha spiegato al sito ufficiale del campionato proclamando a lettere cubitali il suo target. “Io voglio la Tripla Corona“.
Un target decisamente alto e non da tutti. Ma per lui non così inarrivabile, essendosi già aggiudicato la 500 Miglia in Indianpolis nel 1995 e il Mondiale della massima categoria nel 1997. Sfida diretta ad Alonso? Certamente, visto che Fernando, in più di un’occasione ha ammesso di volere questo riconoscimento puramente statistico, a tutti i costi.
Villeneuve nel WEC, com’è nata l’occasione
Come detto, tutto è partito un po’ per caso, quando il figlio del grande Gilles è stato informato del fatto che il marchio Vanwall stava mettendo su una squadra per le competizioni di durata. Con l’avviso è arrivato, quindi, anche l’invito a Barcellona a fare un test.
Non appena salito sulla Vanderwell 680 LMH, il 51enne ha capito che poteva andare bene, e l’accordo è stato chiuso. “Mi sono divertito a provarla. Si tratta di un’auto pesante, ma al contempo veloce“, ha ricordato le sensazioni provate al volante. “Non è facile da guidare, ma siamo ancora agli inizi. C’è molto da fare per quanto riguarda il bilanciamento. In particolare per le reazioni poco prevedibili“.
Il timore, al momento, è quello della tenuta sulla distanza, ma come ha affermato l’esperto corridore di Saint-Jean-sur-Richelieu, la base è buona e promettente.
Chi correrà con il figlio d’arte
Ovviamente, in abitacolo non sarà solo. A fargli compagnia ci saranno Esteban Guerrieri e Tom Dillmann, nome noto per chi segue la Formula E.
“Esteban non lo conoscevo. Al contrario Tom l’avevo incontrato quando era in F2. Ho sempre avuto un’ottima opinione nei suoi confronti, quindi sono molto contento che sia di averlo nell’equipaggio“, ha sostenuto Villeneuve parlando dei futuri team-mate.
A questo proposito in driver del Quebec non ha nascosto una certa preoccupazione. Condividere il sedile significa mediare. Rinunciare a qualcosa. “Per me è complicato, perché solitamente sono molto preciso nell’impostazione della vettura che andrò a guidare. Nella sua messa a punto“, ha confidato la criticità che psicologicamente non lo lascia tranquillo.
“Quando ci sono altre due persone con te, devi fare a meno di questa componente, in quanto ognuno ha un suo metodo. Occorre dunque decidere come gruppo, individuando le aree a cui il singolo può rinunciare, senza danneggiare nessuno. L’approccio deve essere l’opposto a quello che ho sempre tenuto in carriera, quando ritoccando l’assetto tentato di tirare fuori uno o due decimi in più”, ha proseguito nella sua disanima delle novità che si troverà ad affrontare.
L’appuntamento più atteso della stagione
I prossimi mesi saranno orientati ad una preparazione maniacale in vista dell’evento più atteso. Quello della 24 Ore di Le Mans che, se vinta, sarebbe la ciliegina sulla torta per l’iridato ’97 con la Williams.
“E’ senz’altro la gara che attendo con più eccitazione”, ha rivelato. “La mia precedente esperienza fu un misto di cose positive e negative. Avevamo un’auto piuttosto veloce, ma per qualche ragione siamo riusciti a perdere. E questo, sebbene sul podio, mi ha lasciato l’amaro in bocca. Fu un secondo posto terribile da accettare“.
La delusione per un risultato non arrivato come sperato e immaginato alla luce del potenziale del veicolo, evidentemente brucia ancora. “A volte si può lottare contro le avversità e arrivare in piazza d’onore in maniera clamorosa. Ma in quel frangente avevamo tutto per tagliare il traguardo per primi“, ha rimarcato con rammarico.
Oltre alla mitica sgroppata di un giorno intero sul temibile tracciato della Sarthe, ci sono altri sei round, ugualmente complessi, anche per l’ingresso di nuove Case.
“L’aspetto positivo è che la categoria sta prendendo sempre più piede e acquisendo valore al di là della manifestazione francese. Detto ciò ritengo interessante la pista di Portimao, anche se non vi ho mai girato. Vista così sembra divertente e poi è vicina alla spiaggia, il che non guasta mai“, ha aggiunto un tocco di colore.
Entusiasta per questa ennesima avventura, mentre i colleghi coetanei si sono già ritirati da un pezzo, Jacques non ha taciuto un dettaglio che lo rattrista. L’assenza nel gruppo di Tom Kristensen, mostro sacro della disciplina e suo ex compagno di scuderia quando entrambi gareggiavano in Giappone. “Per fortuna che ci saranno comunque dei campioni, e non solo debuttanti“, ha considerato, rendendo merito ai corridori che si battono nella serie e gli danno lustro.
Deciso a tirare fuori gli artigli e mostrarsi competitivo in ogni frangente, Villeneuve, ha riportato tutto sul piano del realismo. “Ad oggi la nostra auto è un’incognita“, la sua riflessione. Di sicuro dal punto di vista mediatico il suo rientro farà parlare e attirerà molti spettatori, trattandosi di un personaggio fuori dagli schemi e con un padre rimasto nel suore di milioni di appassionati del mondo dei motori, specialmente della Ferrari.
“Ritengo che questo sia il momento migliore per partecipare al WEC“, ha infine concluso il suo pensiero soffermandosi sulla svolta della categoria, un tempo viva, poi spenta, e ora nuovamente brulicante di costruttori di peso. “Si sta ampliando e l’ingresso di brand importanti lo sta riportando ad essere un vero e proprio Mondiale“.