La Suzuki ha scelto di dire addio alla MotoGP al termine del 2022. Una decisione che ha lasciato perplessi tantissimi addetti ai lavori.
In MotoGP nel 2023 correranno solo cinque costruttori. La casa di Hamamatsu ha preso una scelta insensata sul piano tecnico. Joan Mir, attualmente in forza alla Honda Hrc, ha conquistato il mondiale nel 2020. Nella scorsa annata la moto azzurra è stata in lotta per il podio in tante gare, conquistando anche due vittorie nel finale con Alex Rins.
La squadra giapponese ha messo in mostra un ottimo ritmo nelle ultime gare della stagione, vincendo in Australia e l’ultima tappa a Valencia. Nella festa Ducati per il titolo di Bagnaia è passato quasi in secondo piano il canto del cigno della Suzuki. Quest’ultima ha chiuso tra gli applausi e sul primo gradino, facendo sorgere ulteriori dubbi sulla genuinità della scelta della casa nipponica. Dopo sei gare dello scorso campionato i vertici giapponesi hanno preso la clamorosa decisione di dire addio alla MotoGP.
In graduatoria la Suzuki ha ottenuto 198 punti, chiudendo al quinto posto davanti alla Honda. Gli uomini e le donne del team sono stati presi in contropiede. Senza troppi problemi i grandi capi hanno chiuso i rubinetti al progetto della classe regina. Diversi fattori sono risultati determinanti, dalla crisi del microchip alle difficoltà economiche generali dovute alla pandemia. Dopo 3 anni molto difficili, la top class ha scelto di intraprendere nuovi percorsi, come il lancio del nuovo format delle Sprint Race. MotoGP, dubbi sulle SR, saranno un flop? Ecco come stanno le cose.
Non è bastato per convincere i vertici della Suzuki a rimanere in top class. Mir e Rins sono stati accolti dalla Honda, ma la scelta ha messo in difficoltà molti tecnici. Il team manager Livio Suppo ha trattato la questione ai nostri microfoni. Vi consigliamo di leggere l’intervista esclusiva, in cui emergono dettagli importanti sulla questione.
Suzuki fa un passo indietro?
La decisione di abbandonare la MotoGP ha messo in chiare difficoltà anche la Dorna. Avere 6 diversi costruttori, magari ognuno con un team satellite, poteva garantire una griglia con 12 squadre e 24 piloti. BMW e Kawasaki, impegnati in Superbike, non sembrano interessate ad un rilancio nel Motomondiale. Si era parlato di un ingresso della Leopard Racing, team di Moto3 con base lussemburghese, ma nessuna squadra potrebbe colmare il vuoto lasciato dalla Suzuki.
I vertici potrebbero ripensarci e decidere di prendere parte in futuro alla massima serie del Motomondiale. Il desiderio di riaccendere i motori non manca, secondo una indiscrezione delle ultime ore. Jorge Viegas, Presidente della Federazione Internazionale di Motociclismo (FIM), in un’intervista con MCN, si è sbilanciato sul possibile ritorno “di fiamma” della Suzuki.
“Non credo che dovremmo avere otto Ducati sulla griglia. La Yamaha dovrebbe averne quattro e la Ducati dovrebbe averne sei. Mi dispiace molto che Suzuki se ne sia andata. Quando ho parlato con loro, hanno spiegato la loro decisione e la necessità di tagliare i costi, e lo capisco, ma è difficile da accettare come fan. Ma hanno detto che vorrebbero tornare un giorno”, ha confessato Jorge Viegas.
I costruttori giapponesi, a volte, decidono di uscire dal Motorsport per dei periodi per poi rilanciarsi qualche tempo dopo. E’ accaduto spesso anche in Formula 1 con la Honda. La Suzuki potrebbe anche avere un calo di vendite legato all’assenza dalle piste nel 2023. E’ un qualcosa che si è già visto in passato con altri costruttori. Le vittorie in MotoGP e nelle altre serie rappresentano sempre la miglior pubblicità possibile per un mezzo. Lo sa bene la Ducati che, negli ultimi anni, ha strappato fatturati record grazie ai successi in top class e in SBK.