In Bahrain tra le squadre che hanno maggiormente deluso c’è senz’altro la McLaren. Che vede già gli spettri di un passato davvero poco edificante.
Il GP del Bahrain ha dato i primi verdetti. A partire dal fatto che la Red Bull è di un altro pianeta, come ha detto Charles Leclerc nel post-gara. E che Ferrari e Mercedes sono state rimandate, visto che la distanza dalla prima c’è ed è evidente, oltra al fatto che sono state superate da Aston Martin. Dietro? C’è ben poco da essere felici. Sì, abbiamo visto dei lampi di Alpine e Alfa Romeo, oltre che della Williams, forse l’altra grande sorpresa del primo appuntamento del Mondiale 2023 di F1. C’è però chi ha conquistato senza alcun dubbio la palma di peggiore di questo inizio di campionato ed è una squadra che tutti davano come possibile quarta forza in campo: la McLaren.
Il 2022 è stato molto deludente per la squadra guidata negli ultimi anni da Andreas Seidl e che ora ha ceduto il ruolo di team principal ad Andrea Stella. Per questo si pensava a un salto in avanti in termini di prestazioni. Anche perché Lando Norris scalpita e Oscar Piastri sembra essere già più di una promessa della F1.
Alla presentazione della la MCL60 erano tanti a osservare la vettura della scuderia inglese, che da anni sogna di tornare a recitare un ruolo di primo piano nel Mondiale, ma le prime sensazioni in pista sono state decisamente poco confortanti. E il weekend inaugurale del campionato 2023 purtroppo ha confermato i sospetti: la McLaren è decisamente indietro. Anche se, a dirla tutta, non ci si aspettava così poco competitiva.
Già in qualifica sono emersi tutti i difetti della nuova monoposto, ma in gara è andata decisamente peggio: Piastri è stato costretto al ritiro mentre era a metà schieramento, Norris ha dovuto fare pit stop a non finire per non meglio imprecisati problemi e ha chiuso in fondo al gruppone (17°). Un inizio così non lo si vedeva dai tempi di Alonso, ossia una decina di anni fa, quando la scuderia visse uno dei suoi momenti più delicati.
La monoposto sembra nervosa più delle altre, e soffre non solo in rettilineo ma anche in curva. Per non parlare poi del consumo gomme, altro tallone d’Achille che però sembra essere comune a tante altre scuderie. C’è insomma da migliorare decisamente un progetto che sembrava essere ambizioso ma che ha immediatamente fatto capire che è molto più vicino al flop che al successo.
Qualche segno di speranza c’è, perché in uno dei suoi stint più lunghi Norris è stato capace di seguire come un’ombra Alonso ed Hamilton, oltre che Sainz. Il potenziale quindi ci sarebbe anche, ma va tirato fuori in maniera repentina. Lo stesso Stella se n’è reso conto, tanto che ha esclamato ben prima della gara che sarà necessario essere aggressivi nelle tempistiche degli aggiornamenti, che “vanno introdotti il prima possibile“.
“Se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo di essere una vettura tra le prime quattro nel corso della stagione, dobbiamo superare i nostri concorrenti a livello di sviluppo, dobbiamo essere aggressivi“, ha detto il nuovo team principal. Ma in tempi di budget cap tutto questo sarà possibile? La domanda è lecita. Anche perché senza uno step in avanti importante il rischio è che in F1 un’altra grande squadra che ha fatto la storia di questo sport finisca per essere nelle retrovie. E purtroppo già oggi ne abbiamo un’altra, come la Williams, che da anni naviga in fondo al gruppo senza mai vedere la luce. Anche se in Bahrain forse un timido segnale è arrivato.
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