Le auto d’epoca sono croce e delizia degli appassionati e per loro i collezionisti non badano a spese. Ma quali sono i modelli più costosi?
Poter vantare un garage pieno di gioielli a quattro ruote, è un ambizioso desiderio che accomuna molte persone provenienti da ogni parte del mondo. Ma come è facilmente immaginabile possedere auto di un’altra epoca, è un hobby decisamente oneroso. Solo per fare un esempio il maggio scorso una Mercedes-Benz 300 Slr Uhlenhaut Coupe del 1955 venne battuta all’asta per la cifra record di 135 milioni di euro. Dunque, come si può ben intendere non si tratta di un passatempo per tutte le tasche. Ovviamente abbiamo estremizzato. Senza andare all’incanto, la maggior parte delle volte i passaggi di proprietà avvengono tra privati.
Qui di seguito vi proporremo una carrellata degli esemplari che più hanno costretto i collezionisti ad allargare i cordoni della borse. Giusto per farvi venire l’acquolina in bocca, vi anticipiamo che parleremo di gemme italiane come Ferrari e Alfa Romeo, piuttosto che di preziosi bolidi usciti dalle fabbriche inglesi di Aston Martin, McLaren e Jaguar. O ancora da quelle tedesche di Mercedes.
Piccola annotazione, circa i prezzi. Le cifre saranno in euro, anche se la maggior parte delle transazioni sono avvenute in dollari.
Partiamo da quella che abbiamo nominato all’inizio, ovvero la Mercedes del ’55. Il suo nome è un omaggio a chi l’ha progettata, ovvero l’ingegner Rudolf Uhlenhaut che la riprese dalla W 196 R con cui Juan Manuel Fangio si aggiudicò due Mondiali di F1. Spinta da un otto cilindri da 3,0 litri, riusciva a toccare i 290 km/h. Una vera chicca se si pensa che la Stella la produsse in due sole repliche. A lungo conservate al Museo di Stoccarda, come abbiamo detto, una di essere è diventata proprietà di un fortunato acquirente. Con l’ingente somma ottenuta, il costruttore tedesco ha contribuito all’istituzione di borse di studio e ricerca.
Quindi troviamo la mitica Ferrari 250 GTO. A Maranello ne vennero realizzate soltanto trentanove tra il 1962 e il 1964, ovviamente a quotazioni da capogiro. Nel 2018, un esemplare appartenuto al pilota Christian Glaesel venne acquistato con una “stretta di mano” dall’imprenditore americano David McNeil per 80 milioni di dollari, circa 68 milioni di euro. Si tratta di quella con telaio 4153 Gt. Una che in pista andò forte, terminando la 24 Ore di Le Mans del ’63 al quarto posto. Sua principale caratteristica è di essere sempre scampata ad incidenti.
Andando avanti nella lista troviamo un’altra Ferrari GTO, questa volta il telaio è il 3413. Nel 2018 venne battuto all’asta per 48.405.000 dollari, all’incirca 45,1 milioni di euro, dalla RM Sotheby’s nella californiana Monterey. La sua peculiarità sta nell’essere stato il terzo esemplare prodotto dal Cavallino per questa serie, e uno dei sette ad essere stato modificato nella carrozzeria nel ’64 da Sergio Scaglietti per garantire una maggior efficienza aerodinamica. Interessante il passo che dietro alla vendita all’incanto c’era Greg Whitten, un manager di Microsoft il quale, nel 2002, si era aggiudicato il pezzo per circa 5,2 milioni di euro (5,5 milioni di dollari). Tra i proprietari noti citiamo Corrado Ferlaino, poi diventato presidente Napoli Calcio all’epoca di Maradona, il quale al suo volante vinse la Targa Florio di categoria del ’64, navigato da Luigi Tamarazzo.
Grazie al suo V12,3 litri, la Ferrari GTO è un vero portento. E pure il telaio 3851 GT farà sfracelli. Siamo nell’estate 2014 e in questo frangente a metterla all’asta sarà la Bonhams, sempre a Monterey. A portarsela a casa sarà il collezionista brasiliano Carlos Monteverde per 38,115 milioni di dollari, ossia 35,7 milioni di euro. Prima di lui a possederla era stato il driver francese Jo Schlesser che la ricevette con livrea argento con una striscia longitudinale con la bandiera transalpina. Mentre successivamente verrà dipinta di rossa.
Non ci si muove da zona Modena con la 335S Spider Scaglietti del ’57. Quella con telaio 0674 venne battuta all’asta dalla Artcurial per 32,1 milioni di euro. In precedenza e per oltre quaranta anni appartenuta al collezionista Pierre Bardinon, morto nel 2012, è nota per un passato trionfale nelle corse. Pezzi da novante come Peter Collins, Maurice Trintignant e Wolfgang von Trips la guidarono nelle competizioni anni’50. Rimaneggiamento della 315S e interamente plasmata in alluminio dalla carrozzeria Scaglietti, montava un V12 a 60° longitudinale da 4.023 cc, capace di sprigionare 390 cv a 7.400 giri/min. La sua velocità massima era di 300 km/h.
Nel 2013 la Mercedes-Benz W 196 R del ’54 andò all’asta in occasione del Festival of Speed di Goodwood per 19,6 milioni di sterline, circa 27,1 milioni di euro attuali. Telaio 00006, grazie a lei Juan Manual Fangio fece suoi i GP di Svizzera e di Germania sulla mitica Nordschleife da 22,8 km, oltre ad altri tre centri e il suo secondo titolo iridato. Al debutto a metà annata dopo una quindicina d’anni d’assenza, l’auto tedesca stupì tutti per il suo carattere avanguardista, come l’uso del telaio tubolare in magnesio, l’iniezione per il motore otto cilindri da 2.496 cc, la sospensione a ruote indipendenti sui due assi e la distribuzione desmodromica.
Il 2018 sarà un buon anno per Ferrari all’asta. Anche la 290 Mm del 1956 verrà messa a disposizione dalla Sotheby’s. Tre collezionisti si incalzarono telefonicamente fino a raggiungere la cifra di 28 milioni di dollari, ossia circa 26,2 milioni di euro. Il telaio 0626, progettato ad hoc su Juan Manuel Fangio e la Mille Miglia ’56, si distingue per la sigla MM che riporta alla storica corsa bresciana. Tra i campioni al suo volante citiamo Peter Collins, Phil Hill, Eugenio Castellotti e Wolfgang von Trips. Il motore era un V12 da 3.490 cc, 320 cv e cambio a quattro marce. Prodotta in quattro esemplari, questa meraviglia sfoggiava una rara colorazione blu e gialla.
La Ferrari 275 Gtb/4 versione Nart Spider, è roba per palati fini. Non a caso ne vennero prodotte solamente dieci nel ’67 su richiesta del North American Racing Team dell’importatore ed ex-driver Luigi Chinetti. Destinatari i clienti degli Stati Uniti. Primo a farsi vivo fu l’imprenditore Eddie Smith Sr., il quale decise di cederla per qualche tempo all’amico Steve McQueen che, abile pilota oltre che attore, la fece apparire in una delle sue pellicole più celebri “Il caso Thomas Crown”. Alla fine, visto che chi gliel’aveva prestata non voleva vederla, l’interprete di “Papillon” ne comprò una sua. Anche per questo, dopo un lungo restauro, Sotheby’s riuscì a piazzarla nel 2013 per 27,5 milioni di dollari, o 25,8 milioni di euro. I proventi andarono in beneficienza. Dotata di V12 da 3.286 cc per 300 cv, aveva un cambio a cinque rapporti inserito in un telaio tubolare in acciaio.
La Ferrari 275 Gtb/C Speciale, da molti conosciuta come Competizione Speciale, è nata per gareggiare. Costruita nel ’64, con carrozzeria di Scaglietti e progetto di Pininfarina, fu replicata in appena tre esemplari e per questo diventò un gioiello ancora più ambito della GTO, che tra l’altro andò a sostituire nelle corse. Dalla carrozzeria in alluminio e il propulsore V12 da 3,0 litri, era in grado di sviluppare ben 350 cv. Il telaio 06701 è stato l’unico a non aver mai preso parte ad una competizione. Per questo nel 2014 venne aggiudicata all’incanto dalla Sotheby’s alla modica cifra di 26,4 milioni di dollari, ossia 24,7 milioni di euro.
Le Rosse imperano in questa speciale classifica. In caso parliamo della Ferrari 410 S, prodotta tra il 1955 e il 1956 con l’intento di partecipare alle gare endurance, in particolare avrebbe dovuto prendere il via nella Carrera Panamericana ’55, in seguito cancellata per la nota tragedia che si verificò a Le Mans. Ideata per succedere alla vincente 375 Plus, era equipaggiata da un V12 da 5 litri. Bella e potente, essendo rara resta molto corteggiata dai collezionisti. Qui ci concentriamo sul telaio 0592CM trovato nel ’70 in Messico dall’americano Robert Dusek. Dopo averla portata negli States e restaurata, la conservò per quarant’anni. Approdata in Europa nel 2008 verrà rivenduta nel 2014 dalla casa d’aste Rick Cole Auctions per 23 milioni di dollari, più o meno 21,6 milioni di euro.
L’Aston Martin Dbr1 ha il cuore corsaiolo. Ricreata in cinque unità tra il ’56 e il ’62 si impose in diversi eventi internazionali. Nella fattispecie la telaio Dbr1/1 si aggiudicò numerosi trofei con corridori del calibro di Jack Brabham, Tony Brooks e Roy Salvadori. L’impresa da lei compiuta che più è rimasta nel cuore dei fan, è quella alla 1000 km del Nurburgring del ’59 quando l’indimenticato Stirling Moss, la spinse a tal punto da battere per ben sedici volte il record del tracciato. Anche per questo suo blasone, non sorprende la quotazione di 22,5 milioni di dollari, circa 21,1 milioni di euro, raggiunta nel 2017 in un’asta della RM Sotheby’s a Monterey.
Torniamo alla Ferrari, e di nuovo alla 290 Mm. In questo caso il telaio è lo 0628 con cui la Scuderia partecipò alla stagione sportiva del ’56. Il suo debutto avvenne alla Mille Miglia con Peter Collins e il fotografo Louis Klemantaski nelle vesti di navigatore. Assieme chiusero secondi dietro ad un’altra vettura del Cavallino. A fine ’57 andrà in pensione dopo essere stata saggiata da campionissimi come Fangio, Hill e Moss. Passata di mano in mano tra piloti e collezionisti, Ferrari Classiche si occupò del suo restauro. Ultima della breve serie, è anche l’unica rimasta in “vita”. Nel 2018 verrà battuta ad un’asta di Sotheby’s per 22 milioni di dollari, ovvero 20,6 milioni di euro.
L’estata scorsa nel contesto della Monterey Car Week Sotheby’s ha ceduto al miglior offerente per la notevole somma di 22 milioni di dollari, all’incirca 20,6 milioni di euro una splendida Ferrari 410 Sport Spider del ’55. La storia di questa perla è legata a quella della leggenda del motorsport Carrol Shelby, nato driver e in seguito diventato costruttore. Con lo chassis 0598 CM, il texano fece man bassa di competizioni. Ma sul suo sedile si sedettero pure Hill, Fangio, Eugenio Castellotti e Masten Gregory. Progettata da Scaglietti, era dotata di un V12 da 4,9 litri e 400 cv. Una potenza fino ad allora mai raggiunta dalla Rossa.
La Duesenberg Automobile and Motors Company, produceva vetture auto di alto livello negli anni ’20. Creata dai fratelli Frederick ed August Duesenberg, nel 1937 chiuse definitivamente i battenti. Da allora in molti hanno tentato di ridare vita alla Casa, senza però riuscirci. Anche per questo ha acquisito fama tra i collezionisti, che oggi la vedono come una Rolls-Royce a stelle e strisce. La più costosa decappottabile del marchio è la Model Ssj Convertible del ’35, realizzata ad hoc per l’attore hollywoodiano Gary Cooper.
Dotata di un propulsore da otto cilindri sovralimentato, 6,9 litri da 400 cv, montava un cambio a tre rapporti. Ne venne costruito un seconde esemplare, questa volta per la stella di “Via Col Vento” Clark Gable. Si dice che i due interpreti del cinema vi facessero delle sfide. Nessuno ha ancora confermato. Ciò che invece è certo, è che la Gooding & Company la cedette nel corso di un’asta svoltasi in California per 22 milioni di dollari, circa 20,5 milioni di euro.
La Jaguar D-Type, realizzata dal ’54 al ’57, è una delle auto sportive più note nella storia dell’automobilismo competitivo. Si aggiudicò la 24 Ore di Le Mans dal 1955 al 1957. Nello specifico, quella di cui stiamo parlando, telaio XKD 501, vinse con lo scozzese Ecurie Ecosse. Tra l’altro è l’unica ad essere rimasta integra. Anche per questo, nel 2016 la RM Sotheby’s riuscì a piazzarla a 21,780 milioni di dollari, circa 20,4 milioni di euro. Prima ad essere prodotta per una scuderia privata, quella di Ecosse, appunto, è passata di mano soltanto in due occasioni, senza nemmeno subire un graffio. Per tale ragione, è il bolide del Giaguaro più caro sul mercato.
La Aston Martin DP215 Competition è più unica che rara, essendo stata costruita solamente per disputare la 24 Ore di Le Mans del ’63. Progettata per ospitare un innovativo V8 da 5 litri, allo start si presentò però con un meglio noto sei cilindri da 4 litri. Purtroppo la scelta conservativa non pagò e la coppia Phil Hill – Lucien Bianchi si ritirò dopo sole tre ore per il cedimento della trasmissione, mentre era nona. Sarà comunque la prima auto a superare i 300 km/h sul mitico tracciato francese.
Dopo essere stata sopposta a diverse modifiche, fu restaurata da un collezionista seguendo le specifiche originali. L’operazione fu supervisionata dal progettista che la creò negli anni ’60 Ted Cutting, con tanto di unità identica a quella utilizzata sulla Sarthe. Tornata al suo antico splendore venne venduta all’incanto nel 2018 per quasi 21,5 milioni di dollari, circa 20,1 milioni di euro.
Meno onerosa rispetto alle auto analizzate in precedenza, forse perché più moderna, la McLaren F1 del ’95 è stata battuta all’asta nel 2021 dalla Gooding & Company per 20,5 milioni di dollari, quasi 19,2 milioni di euro. Progettata dal designer sudafricano Gordon Murray, matita dietro alla scuderia del Circus tra gli anni ’80 e ’90, monta un V12 aspirato da 6 litri, di fattura BMW, ed è accreditato di 627 cv. La velocità massima raggiungibile è di 386,7 km/h, tanto che per un breve lasso di tempo è stata la vettura stradale più rapida sul pianeta terra. Nello specifico, la vettura di cui ci stiamo occupando ha lo chassis 29, e conta appena 390 km coperti.
Dei centosei esemplari che la McLaren realizzò tra il 1993 e il 1998 della sua F1 produzione, soltanto sessantaquattro furono omologati per poter circolare in strada. Di questi, due vennero aggiornati secondo la specifica estrema LM, per cui il V12 da 6,1 litri, poteva erogare 680 cv. Il telaio 18 venne venduto nel 2019 per conto di un collezionista della Nuova Zelanda a poco più di 19,8 milioni di dollari, ossia circa 18,7 milioni di euro. Da quanto si sa, l’auto è in ottimo stato e provvista di tutta la documentazione necessaria per attestarne l’autenticità e la manutenzione. Il km percorsi al momento dell’ultima cessione erano 21.500 km.
Ci avviciniamo al finale di questa lunga carrellata di gioielli meravigliosi a quattro ruote, nominando l’Alfa Romeo 8C 2900 Lungo Spider. La sigla 8C, venne utilizzata per contraddistinguere la serie di Alfa sportive prodotte tra il ’31 e il ’38, e segnala presenza di un otto cilindri sotto il cofano, emblema del cuore corsaiolo del marchio e del modello nello specifico. Ne vennero prodotte diverse versioni, ma quella che ha ricevuto una valutazione più elevata è quella che abbiamo citato. Per chi si chiedesse cosa significa il resto del nominativo, diciamo che indica cilindrata, l’uso dello chassis più ampio dei tre a disposizione in quel periodo e la configurazione biposto scoperta.
Come molte delle auto che abbiamo raccontate, anche in questo caso le unità messe sul mercato sono state pochissime. Qui siamo nell’ordine della trentina. Ancora meno sono quelle rimaste. Di conseguenza gli amanti dei gioielli d’epoca se le contendono con bramosia. L’esemplare di cui sopra, corrisponde allo chassis numero 412041 e si fa notare per una livrea total black. Per adesso è l’unico modello ad essere finito all’asta nel secolo in corso. La vendita è avvenuta nel 2016 per 19,8 milioni di dollari, più o meno 18,7 milioni di euro.
Dulcis in fundo un’altra produzione del Biscione, la 8C 2900 Touring Berlinetta, che il costruttore di Arese, realizzò in appena cinque repliche. Il telaio 412024 fu il secondo a vedere la luce. Girovaga da un collezionista all’altro, ad un certo punto si è fermata per quarant’anni nella stessa casa, dove veniva usata per i comuni spostamenti. Venne restaurata in tutta la sua interezza negli anni ’80. Ripristinata in tutta la sua bellezza è finita all’incanto nel 2019 tramite la transalpina Artcurial. Nel corso di un battuta piuttosto vivace, ad aggiudicarsela fu un offerente che vi puntò 18,5 milioni di dollari, ossia approsimativamente 17,5 milioni di euro secondo il cambio attuale.
La MotoGP introdurrà una grande novità nel 2025, ma Pecco Bagnaia si è detto subito…
La Lotus sembrava decisa nel puntare solamente sui modelli elettrici, ma qualcosa sta cambiando. Le…
Max Verstappen può già chiudere la battaglia mondiale sul tracciato cittadino del Nevada. L’olandese ha…
Nonostante Max Verstappen sia tornato a dettar legge in F1, non c’è una atmosfera rilassata…
Charles Leclerc non ha digerito quanto accaduto negli ultimi week-end ed ha mandato una frecciata…
La Yamaha ha chiuso la seconda stagione consecutiva senza vittoria, ma nel test di Barcellona…