La stagione di F1 è appena partita, ma in Ferrari è già caos. Il team principal Vasseur risponde alle voci di maretta interna.
Sebbene sia diventato operativo appena tre mesi fa Frederic Vasseur ha perfettamente afferrato il significato di lavorare in Ferrari. Dalla tranquilla Svizzera, il francese è stato catapultato nell’asfissiante terra emiliana. Non certo per il luogo in sé stesso, quanto per la politica imperante e per le pressioni continuamente esercitate dalla presidenza, dai tifosi e dalla stampa. Un vero macigno da cui chi viene promosso al timone, viene investito e per cui se non ha le spalle larghe, rischia di soccombere.
Chissà se il 54enne si aspettava di essere travolto così rapidamente dalle polemiche e dalle tensioni. Quel che è certo è che dopo appena un GP sono saltati già diversi personaggi del box rosso. Tra questi David Sanchez, tra i veterani del reparto aerodinamico, nonché custode delle “chiavi” della SF23, l’ultima vettura progettata sotto la supervisione di Binotto, oggi sostituito dall’italiano Diego Tondi.
Con lui sono spariti pure Jonathan Giacobazzi, Gino Rosato e Inaki Rueda, ovvero il principale indiziato per gli errori strategici commessi nel 2022. Un dato oggettivo che non sta spaventando il nuovo responsabile del muretto. “Alcune persone erano molto vicine a Mattia, di conseguenza hanno preferito andare via”, ha minimizzato nel corso di un’intervista ad Autohebdo. “Per cui non mi sento né preoccupato, né dispiaciuto“.
Come di sovente accade al Cavallino, al primo passo falso, è scattata la gogna mediatica, e molti presunti insider hanno cominciato a far circolare voci sui malesseri e le antipatie nel gruppo. Nello specifico qualcuno ha parlato di una rottura tra il manager transalpino, appena entrato in carica, il presidente del marchio e l’amministratore delegato.
Tutte chiacchiere che l’ex capo Alfa Romeo ha smentito con forza. “Fanno sorridere certe affermazioni, se non fosse che hanno un impatto sui ragazzi. Per quanto mi riguarda non ho problemi. Il mio piano è chiaro. So cosa voglio e ce la farò“, ha sostenuto fermo.
“Mi sento quotidianamente con John Elkann e Benedetto Vigna. E sono conscio di ciò che si aspettano da me“, ha proseguito, mettendo a tacere altresì le dicerie che lo vorrebbero una specie di burattino, i cui fili sono tirati dai vertici del brand. “Ho mezzi e potere decisionale come non ho mai avuto in nessun’altra scuderia. Questa è la realtà“, ha tuonato indispettito.
Quando si tratta della Ferrari le aspettative sono sempre molto alte. I test invernali erano stati abbastanza positivi, anche se non brillanti, visto che da subito era apparsa netta la difficoltà sul passo gara, a dispetto della velocità sul giro secco, ma la debacle del GP del Bahrain ha fatto crollare il castello. Il mediocre quarto posto di Sainz, beffato pure dalla Aston Martin di Alonso, e il ritiro causa affidabilità di Leclerc, hanno pesato e fatto male.
Per il neo boss però, certe critiche smaccate e pungenti non hanno ragione d’essere. “Il gran premio di Sakhir è stato positivo per certi aspetti e negativo per altri. Faccio fatica a comprendere come mai la squadra sia diventata un bersaglio dopo una sola corsa“, si è sfogato. “Guardando la correlazione dei dati tra la simulazione e la pista, siamo convinti di essere sulla strada giusta“.
Niente panico dunque, forse già a Jeddah il vento potrebbe soffiare dalla parte della Rossa. Dopotutto lo scorso anno la Red Bull partì con un doppio ko e poi riuscì a dominare portandosi a casa diciassette round su ventidue, come manco la Mercedes del periodo d’oro.
“Ho chiesto a tutti di restare concentrati sulle prestazioni e di trovare soluzioni ai problemi di solidità dell’auto. Il campionato è lungo“, il messaggio conclusivo del francese.
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