La famiglia Toyoda, fondatori del brand d’auto n.1 al mondo, sono gli Agnelli del Giappone. I fatturati record hanno arricchito in modo esponenziale il creatore.
Da 90 anni la Toyota è un punto di riferimento nell’industria automobilistica mondiale. Quest’anno si celebrano novant’anni della Toyota. La Toyota Automatic Loom, all’epoca si chiamava così, nacque per la produzione di telai per la tessitura. Solo dopo un po’ di anni fu fondata una filiale rivolta alle automobili.
In questo specifico reparto fu selezionato Kiichiro Toyoda, figlio del fondatore dell’impresa Sakichi. Nel 1934 fu elaborato il primo motore, un 3.4 a 6 cilindri da 62 cavalli soprannominato Type A. I tecnici giapponesi ripresero un’unità Chevrolet del 1929, sperimentandolo sulla concept car A1 e, in seguito, sulla G1. Quest’ultima fu lanciata pochi mesi dopo. La prima macchina prodotta dal gruppo giapponese fu la Model AA nel 1936.
La meccanica era la stessa del prototipo A1. Presentava un design molto simile alla Chrysler Airflow. A quel punto la Toyota divenne un brand autonomo rispetto all’azienda creata per la produzione di telai per la tessitura e nacque la Toyota Motor Company. A quel punto la scelta più ovvia sarebbe stata quella di utilizzare il nome Toyoda ma fu preferita la “t” alla “d” per una questione puramente di scaramanzia.
In giapponese, infatti, occorrono 8 colpi di pennello anziché 7 e, ad essere considerato fortunato, lì è il numero 8. Con la Seconda Guerra Mondiale, come accaduto per altre case produttrici, la Toyota dovette pensare alla realizzazione di veicoli per l’esercito, sospendendo la produzione di automobili commerciali. Si ebbe anche il primo grave danno economico all’azienda a causa di un bombardamento alla factory di Aichi.
La crescita nel dopoguerra
Toyota riprese a fabbricare veicoli nel 1947, commercializzando la SA. Il modello traeva ispirazione dalla Volkswagen Maggiolino con sole due portiere. In questo caso fu equipaggiato con un motore a quattro cilindri 1.0 da 27 cavalli. Un netto passo avanti a livello tecnologico con l’utilizzo di una carrozzeria aerodinamica e sospensioni a quattro ruote indipendenti.
Negli anni ‘50 la Toyota sfruttò il know-how acquisito durante il periodo bellico, confezionando 5000 veicoli all’esercito americano per la Guerra in Corea e facendo debuttare nel 1951 la BJ, un fuoristrada che anticipò le linee della Land Cruiser. L’auto era un bestione con un motore 3.4 a sei cilindri da 86 cavalli. Nel 1957 arrivò la Crown, una berlina con motori benzina o diesel prodotta anche in versione station wagon.
La prima auto esportata negli Stati Uniti ad avere un certo successo di vendite, ma nulla rispetto a quanto avvenne negli anni successivi. La Toyota divenne un marchio conosciuto in tutto il mondo e realizzò delle collaborazioni con Daihatsu e Hino. In Europa il brand giapponese si presentò con due Toyopet Tiara. La casa nipponica oramai non conosceva confini, avendo iniziato la produzione in Australia e in Portogallo.
Patrimonio Toyoda
Il successo della casa giapponese passò anche attraverso il lancio di super sportive come la Celica, la Supra e la MR2. I trionfi nel WRC diedero un’ulteriore impulso negli anni ‘90 per un’espansione totale. Con la commercializzazione dell’innovativa Prius, con motore ibrido, la Toyota si assicurò un grande vantaggio. Fu il primo grande costruttore ad investire su di un’unità elettrica abbinata ad un motore a benzina, permettendo un allargamento della gamma clamoroso negli anni successivi.
Akio Toyoda, nipote del fondatore, ha di recente lasciato la carica di CEO. Ha pagato l’opposizione all’elettrico, anche se per ora non sembra aver torto. Per anni, nel ruolo manageriale, si è accontentato di uno stipendio basso per gli standard del settore, ma il suo patrimonio vale un miliardo. Potrà godersi una bella pensione, insieme ai suoi cari.