Il primo GP della stagione ha messo di nuovo in cattiva luce Yamaha e Honda, che hanno evidenziato i problemi di sempre. Oltre a un’amara verità.
La prima tappa del Mondiale 2023 della MotoGP a Portimao ha dato tantissimi spunti di dibattito, segno non solo che c’era voglia di tornare a vedere le gare ma anche che i temi in ballo sono parecchi già adesso. La vittoria di Pecco Bagnaia è stata quasi offuscata dalle polemiche su Marc Marquez, colpevole dell’incidente che ha coinvolto non solo Miguel Oliveira ma anche Jorge Martin, che si è visto togliere la possibilità di lottare per la vittoria dopo il secondo posto nella Sprint Race. Ma la realtà è che la vittoria Ducati ha rappresentato il materializzarsi dei peggiori incubi per gli avversari.
Aprilia è sembrata l’unica moto a riuscire a mettersi quasi a pari livello delle rosse di Borgo Panigale, ma è chiamata ora in Argentina e nei prossimi GP a confermare questa crescita. La sorpresa è stata la KTM, che dopo test alquanto criptici ha dimostrato in pista di aver trovato una via molto interessante per lo sviluppo della moto, che pare già molto competitiva ma deve fare degli ulteriori step in avanti per essere costantemente lì davanti.
Chi invece sta vivendo un incubo, che dura però a ben vedere da ormai troppo tempo, sono Yamaha e Honda, le due case giapponesi che una volta dominavano in lungo e il largo il Mondiale e che ora sembrano essere solo delle semplici comparse in un monologo Ducati, proprio come le altre.
Alzi la mano chi ha visto Fabio Quartararo questo weekend. Tutti gli occhi erano per la testa della gara, mentre il francese ha sempre arrancato in mezzo al gruppo con una Yamaha M1 che è sembrata quella del 2022. E a dire che i test avevano fatto capire che il pericolo era dietro l’angolo.
La casa di Iwata ha portato delle novità, riuscendo a colmare quantomeno il gap in velocità con Ducati e le altre, ma la verità è che tutto il resto continua a non andare. A partire dal consumo delle gomme, decisamente anomalo rispetto agli altri, in particolare l’anteriore, che soffre le alte temperature se si rimane dietro al gruppo. E poi la gomma nuova fa davvero fatica a carburare e questo ovviamente fa sì che la prima parte di gara sia un’inferno per i suoi piloti. E se parti in qualifica dietro, in gara non può che andare male.
Ma che tutto sia fermo al passato lo certificano anche le prestazioni della Honda, piombata da anni ormai in una crisi tecnica senza precedenti, con i vertici giapponesi che hanno dovuto addirittura chiedere una mano a Kalex per mettere su una moto che possa finalmente migliorare la situazione. Un colosso che alza bandiera bianca quindi e che porta il suo pilota di punta Marc Marquez ad andare costantemente oltre i limiti, con delle conseguenze purtroppo che sono sotto gli occhi di tutti e che mettono a rischio la salute dei suoi piloti e non solo.
Ma la verità forse è che a Portimao si è avuta la certificazione di un fatto storico: che Yamaha e Honda sono il passato, che la filosofia di sviluppo di queste moto è ancorata a un periodo che ormai non esiste più. Non è un caso che davanti ci siano tre case europee, abituate a pensare in maniera completamente differente, a lavorare in maniera maniacale sulle proprie moto con aggiornamenti costanti, inesorabili, non con lunghe scadenze come fanno in Giappone. Ma quando lo capiranno, forse sarà troppo tardi, e un altro Mondiale se ne sarà andato.
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