La Ferrari ha vissuto una qualifica a dir poco terribile in quel di Melbourne, con Sainz quinto e Leclerc settimo. C’è anche un dato negativo.
Qualifica disastrosa quella della Ferrari a Melbourne, con Carlos Sainz che partirà da una mesta quinta posizione, davanti all’Aston Martin di Lance Stroll ed al compagno di squadra Charles Leclerc. Il verdetto dell’Australia è lapidario, e ci dice che la SF-23 è diventata la quarta forza anche in qualifica, surclassata dalla Red Bull, dalla Mercedes e dall’Aston Martin, peggiorando (ed era difficile farlo), quanto si era visto a Jeddah ed a Sakhir.
Alcune indiscrezioni parlano del fatto che la Ferrari abbia preparato al meglio la gara sacrificando la qualifica, ma anche Leclerc stesso ha detto che ciò non basta a giustificare un risultato così deprimente. Nelle prossime righe, ci sarà spazio per un’analisi che fa ancora più paura.
Ferrari, miglioramento minimo rispetto allo scorso anno
In casa Ferrari c’è davvero da riflettere, perché il responso delle qualifiche del Gran Premio d’Australia è a dir poco impietoso se si pensa allo scorso anno. A queste latitudini, Charles Leclerc regalò un sogno ai tifosi meno di 12 mesi fa, siglando la pole position in 1’17”868, rifilando quasi tre decimi alla Red Bull di Max Verstappen.
Nelle qualifiche odierne, il miglior ferrarista è stato Carlos Sainz, quinto ad oltre mezzo secondo dal battistrada. Lo spagnolo ha fermato il cronometri sull’1’17”270, il che significa che la SF-23 è migliorata di 6 decimi rispetto alla passata stagione. La cosa potrebbe essere vista anche con soddisfazione visto che a Jeddah si era andati peggio del 2022, ma è il confronto con gli altri che vedremo in seguito che spaventa e non poco.
Un altro dato eloquente è rappresentato dal confronto con la Haas motorizzata Ferrari di Nico Hulkenberg, che in Q2 ha girato in 1’17”410, ovvero a meno di due decimi dal crono di Sainz della Q3. Come è possibile che un team clienti (escludendo il caso dell’Aston Martin che è ormai diventato un top team con grandi investimenti), possa stare così vicino alle Rosse.
Allo stato attuale delle cose non ci sono spiegazioni, ma la situazione è davvero disperata e non si capisce come se ne potrà uscire. Sainz è apparso anche più in forma di un Leclerc ormai sconsolato, quasi demotivato da una macchina che di andare non ne vuole sapere. Il confronto con la concorrenza diretta, che relega la Scuderia modenese al ruolo di quarta forza, è imbarazzante, e rende bene l’idea del buco nero in cui si è infilata questa squadra.
Gli avversari fanno uno step impressionante
La Ferrari ha migliorato di pochi decimi il proprio tempo sul giro secco rispetto alla passata stagione, e questo è un qualcosa che non può lasciare tranquilli visto il confronto con i rivali. Partendo dalla Red Bull, è bene ricordare che Max Verstappen lo scorso anno ottenne il secondo tempo in qualifica girando in 1’18”154, mentre oggi è andato in pole position in 1’16”732.
Ciò significa che la RB19 è progredita di 1”4 rispetto a 12 mesi fa, ma ancor meglio rispetto a lei hanno fatto l’Aston Martin e la Mercedes. La verdona è quella che è cresciuta più di tutti e già si era visto nelle prime due tappe, ma qui a Melbourne c’è un dato a dir poco ragguardevole.
Sebastian Vettel ottenne infatti il 17esimo tempo girando in 1’21”149, mentre Fernando Alonso domani partirà quarto dopo aver fatto segnare un 1’17”139. Ciò significa che l’Aston si è migliorata di un qualcosa come quattro secondi, un gap che di solito si recupera in 2-3 anni almeno, ed invece il team di Silverstone lo ha fatto soltanto in pochi mesi.
La grande sorpresa della qualifica di oggi è stata la Mercedes, con George Russell secondo in 1’16”968, a poco più di due decimi dalla dittatoriale Red Bull del campione del mondo. Lo scorso anno, Lewis Hamilton scattò dalla quarta piazza dopo aver fermato il cronometro sull’1’18”825, e ciò significa che la freccia nera ha cavato quasi due secondi rispetto al 2022.
In sostanza, tutti sono cresciuti in modo esponenziale, mentre a Maranello sono rimasti al palo, annegando nelle difficoltà di un progetto che non ha futuro. Non basteranno gli aggiornamenti di Imola e Barcellona per pensare di giocarsi le vittorie, l’obiettivo massimo può essere qualche podio, augurandosi un futuro migliore.