In Australia è successo di tutto, proprio come era accaduto nel 2021 ad Abu Dhabi sotto la direzione di Masi. La F1 dovrebbe farsi delle domande serie sul futuro.
Con o senza Masi la F1 è diventata una pagliacciata per lo show business. Non è più la medesima categoria che aveva fatto innamorare milioni di tifosi della precedente generazione. In pista, negli ultimi anni, il protagonista è sempre Max Verstappen. Quest’ultimo ha celebrato il secondo successo stagionale a Melbourne, il trentatreesimo in carriera.
Al secondo posto Lewis Hamilton, in grado di estrarre il massimo potenziale possibile dalla W14. I due, stavolta, non si sono dati battaglia anche a causa delle straordinarie capacità della RB19 rispetto all’auto ad effetto suolo teutonica. Tra l’altro il compagno di squadra di Lewis è stato costretto al ritiro dopo una grande partenza dalla seconda casella in cui aveva sverniciato Verstappen a causa di un problema tecnico alla PU Mercedes.
Erano tantissimi anni che la squadra tedesca non registrava un problema di quel tipo, ma vi sono anche dei lati positivi dopo la medaglia d’argento del #44. La W14 è in crescita rispetto alla prima tappa. Al terzo posto è salito in cattedra, per il terzo GP consecutivo, Fernando Alonso. L’aspetto che è più ha fatto discutere nel Gran Premio d’Australia è stata l’esigenza compulsivo delle red flag.
L’interruzione a causa del ritiro di Kevin Magnussen ha scatenato il panico. La direzione gara avrebbe, tranquillamente, potuto chiudere con una SC senza creare dinamiche pericolose per i piloti con l’ennesima ripartenza. In sostanza è accaduto il contrario di quello che successe ad Abu Dhabi nel 2021. In quella circostanza tutti invocarono una bandiera rossa, ma oggi abbiamo avuto un saggio delle possibili conseguenze.
F1 in ginocchio
Ad Abu Dhabi le responsabilità furono fatte ricadere sulle scelte di Masi, per l’ira funesta di Wolff. L’australiano avrebbe anche potuto chiudere con un trenino alle spalle della SC, ma per una stagione combattuta punto a punto tra Verstappen e Hamilton sarebbe stato comunque uno spettacolo non degno e che non avrebbe fatto onore alla battaglia. L’errore principale fu di ritardare molto le operazioni e far sdoppiare solo le auto che separassero il 7 volte campione del mondo della Mercedes dal giovane olandese della Red Bull.
A quel punto, in vista di un infuocata giro finale, nacque una grandissima polemica che poi è stata spenta da una norma del regolamento che permette al direttore di gara, comunque, di prendere delle decisioni personale, naturalmente non in conflitto con il regolamento tecnico. Dopo il caos generato dal primo trionfo mondiale di Verstappen, Michael Masi fu rimosso dal suo incarico di direttore di gara e furono selezionati due esperti massimo che provenissero da anni di Endurance e Formula E.
Sono cambiati gli uomini ma non è cambiata la sostanza perché in Formula Uno continuano ad accadere situazioni incresciose. Nello scorso GP, in Arabia Saudita ad esempio, è stata chiamata una SC che ha ricompattato il gruppo. Solo per creare delle dinamiche che poi non hanno cambiato il risultato finale. A vincere è sempre stata una Red Bull Racing e questo dovrebbe far riflettere anche coloro che scelgono di creare uno spettacolo artefatto con tattiche e giustificazioni di basso livello.
Alla fine vince sempre Verstappen
Si potranno effettuare anche 10 partenze a GP ma se l’obiettivo è quello di creare dinamiche che rischiano una eliminazione di piloti come negli autoscontro e, quindi, di mettere a repentaglio la salute in nome di una spettacolarizzazione artefatta o qualche sorpasso in più, la direzione intrapresa dalla F1 fa spavento.
Tutto ciò determinerà uno snaturamento totale della categoria. Quello che è accaduto in Australia è molto più grave di quanto avvenuto ad Abu Dhabi. Superfluo dire che Verstappen meritasse quel titolo mondiale, ma anche Hamilton avrebbe avuto diritto ad un finale diverso. La storia della categoria regina del Motorsport è piena di episodi gravi che hanno condizionato intere stagioni, ma non erano frutto di un artifizio.
Oggi sembra tutto studiato a tavolino per creare dinamiche. Non è la prima volta che vi sono delle polemiche in F1, tuttavia certi episodi non rappresentano una bella immagine per una categoria già messa a dura prova negli anni precedenti. Per di più si possono ripetere anche più volte le partenze o imporre insensate Safety Car, nonostante l’esistenza delle virtual, ma dal 2021 vince sempre Max Verstappen.