Sempre più influente all’interno del motorsport Liberty Media avrebbe manifestato l’intenzione di un ennesimo colpo di mano.
Quando nel 2016 Liberty Media ereditò la F1 dalle mani di Bernie Ecclestone nessuno si poteva immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco. Con il passare della stagioni uno sport dalle storiche radici europee, ha via via perso la sua essenza, diventando sempre più a stelle e strisce con l’ente proprietario. Goccia a goccia l’allora patron Chase Carey fece in modo di instillare nel terreno del Vecchio Continente, il seme del Nuovo. Si pensi soltanto a quando in Texas vollero tentare un pre-gara in stile Super Bowl, venendo poi ampiamente criticati dai piloti stessi.
Come sempre, però, quando un dirigente ha deciso qualcosa. Ha stilato un piano. Quello è. Alla faccia della volontà e dei desideri di chi è alle sue dipendenze. Così, alla fine si sono verificati alcuni cambiamenti in quell’ottica. Dal calendario stipato, al numero crescente di appuntamenti in America. Dall’orario modificato, all’invenzione delle Sprint Race.
Ormai il processo è avviato, e difficilmente si arresterà. Specialmente ora che al posto del Baffo c’è Stefano Domenicali, il cui fiuto per il marketing e il profitto è veramente sopraffino.
Liberty Media pronta ad acquistare la IndyCar?
Buttare tutto il Circus in caciara, dandolo in pasto a piattaforme di intrattenimento come Netflix, ha certamente ampliato il bacino d’utenza, attirando persone che non sapevano nulla di motori fino a quel momento. Un boom di seguaci che ha fatto venire l’acquolina in bocca al gruppo statunitense, che ora, starebbe pensando ad un altro colpo grosso. Comprare la IndyCar per renderla una sorta di F1 bis.
Secondo Peter Windsor, commentatore, nonché capo del progetto USF1, team che avrebbe dovuto debuttare nella top class nel 2010, ma che alla fine non vide mai la luce, Liberty oltre a fare sua la categoria simbolo delle competizioni americane, avrebbe in programma di mandare in pensione i classici ovali, a favore dei tracciati cittadini, nonché di sostituire le attuali monoposto, con dei veicoli in tutto e per tutto simili a quelli utilizzati nella massima serie.
“Forse è per quello che Zak Brown è presente in entrambe le discipline“, ha dichiarato sul suo canale You Tube, citando il manager McLaren. “Personalmente la ritengo un’idea intelligente, in quanto darebbe l’opportunità ai corridori che non sono riusciti ad entrare nel Circus, di mettersi in mostra in America“.
Un tempo la Indy veniva considerata soltanto come una specie di rifugio per coloro che avevano perso il posto nel Grande Circo. Non a caso oggi ci corrono nomi come Marcus Ericsson, Romain Grosjean, Alexander Rossi e Takuma Sato. Mentre ultimamente, è si è trasformata essa stessa in un bacino di talenti da esportare in Europa. Si pensi ai vari Alex Palou e Colton Herta, protagonisti lo scorso anno di uno o più test al volante della papaya.
Ma il legame tra i due mondi non finisce qua. Ad esempio nel 2017 Fernando Alonso, impegnato allora con la scuderia di Woking, accettò di rinunciare al prestigioso GP di Montecarlo pur di prendere parte ala concomitante 500 Miglia di Indianapolis.