Una Ferrari all’asta è sempre garanzia di successo. Ecco dove vedremo la bellissima 312 PB e a quale somma piazza è stimata.
Il 20 maggio è una data da segnare sul calendario. Si perché nell’affascinante cornice di Villa Erba, sul Lago di Como, avrà luogo un’asta organizzata dalla RM Sotheby’s nel contesto del Concorso d’Eleganza di Villa D’Este. Tra i pezzi più pregiati in vendita ci sarà anche una Ferrari 312 PB del 1972. Una vettura speciale essendo stata l’ultima creata per la classe “P”, ovvero prototipi. La stessa che si impose nel medesimo anno alle 1000 km di Buenos Aires e del Nurburgring, scrivendo una delle pagine più gloriose della storia del Cavallino.
Ferrari 312 RB, perché è unica
La sua particolarità sta nell’essere un raro esempio di macchina da corsa di derivazione della corrispettiva monoposto di F1. Con lei condivideva un motore da 12 cilindri 3.0 litri, con V di 180 gradi. Va aggiunto che con questo potente veicolo la scuderia di Maranello parteciperà al World Sportscar Championship, aggiudicandoselo per l’ultima volta.
Alla manifestazione comasca, l’automobile verrà accompagnata da diversi pezzi di ricambio e sarà completata da certificati di autenticità, e se dovesse essere battuta agli attesi 18 milioni di euro, diventerebbe una delle tre autovetture d’epoca più costose del pianeta, dopo la Mercedes 300 SLR Uhlenhaut Coupé e la Ferrari 250 GTO.
Mentre nel 1970 nel Campionato Internazionale Marche impazzava la sfida tra la Porsche 917 e la sfidante Ferrari 512S, la Commissione Sportiva Internazionale scrisse la parola fine all’avventura delle macchine sport con cilindrata di 5 litri, agevolando quella prototipo con propulsore da 3 litri. Ma se i tedeschi decisero di abbandonare il programma, la Rossa si rimboccò le maniche per adeguarsi. Ed è così che nacque la 312, inizialmente con la denominazione P, quindi PB, ossia “prototipo con motore Boxer”, per distinguersi dal modello prodotto nel 1969.
Qualche cenno di storia
Tra i due veicoli, in realtà, non c’era molta vicinanza. In comune avevano soltanto il nome. Al contrario molti punti di contatto erano presenti tra il bolide all’incanto e la versione da F1, con propulsore Tipo 001, a dodici cilindri contrapposti da 2991 cm³ e depotenziato fino a quasi 440 cv. Progettato dall’ingegner Mauro Forghieri aveva un centro di gravità molto basso, a favore della tenuta di strada.
Lo stesso chassis in lega leggera era di derivazione formulistica. Il capo progettista optò per una struttura tubolare rafforzata da pannelli di alluminio, in modo da avere una monoscocca poco pesante caratterizzata dai serbatoi posti sui lati del cockpit.
Nelle competizioni conquistò tutte le corse a cui fu iscritta. Al di là delle gare endurance già nominate, si mise in luce alla Targa Florio con il duo Arturo Merzario – Sandro Munari. Mentre per volere di patron Enzo non prese parte alla mitica 24 Ore di Le Mans. Appuntamento a cui non mancò però, nel 1973 senza grandi risultati.
L’intera stagione sarà deludente a causa della scarsa affidabilità e alla concorrenza della francese Matra che fece man bassa di titoli. A partire dal 1974 vennero inserite continue evoluzioni, specialmente aerodinamiche, fino alla decisione del ritiro dal campionato per ragioni economiche e per dedicarsi al 100% al Circus.