Parlando di salute mentale il pilota Mercedes Russell ammette di aver avuto bisogno di aiuto. Soprattutto dopo certi episodi.
Negli ultimi anni sempre più personaggi dello sport si sono aperti, confessando di aver avuto delle difficoltà psicologiche nell’affrontare la loro professione, specialmente all’inizio o in fasi particolarmente delicate. Tra questi figura pure George Russell, il quale ha rivelato di aver sofferto molto nelle occasioni in cui è stato fischiato.
Nella fattispecie gli episodi sarebbero occorsi lo scorso campionato, quando già vestiva i colori Mercedes. Forse per il fatto di rappresentare il team rivale della Red Bull dell’amatissimo Max Verstappen, il pubblico non sempre gli ha riservato degli applausi.
Va detto infatti, che da quando l’olandese ha assunto il ruolo di più forte del gruppo, il tifo della massima serie è diventato più rumoroso e a tratti violente. Basti pensare agli insulti rivolti ad altri sostenitori dello sport, piuttosto che al merchandising di Hamilton dato alle fiamme.
“Nel 2022 per la prima volta ho vissuto l’esperienza dei boo da parte di alcuni spettatori nel corso della parata dei corridori“, ha confessato a Square Mile. “Non mi era mai capitato. Sei un 24enne che sta vivendo il suo sogno, lavori al massimo cercando di fare del tuo meglio, e poi ti trovi davanti degli adulti che ti contestano. Da un lato ci ridi su, ma dall’altro ti fa pensare“.
Russell ferito dai boo, avverte i più giovani
Stando in tema di atteggiamenti che in apparenza potrebbero essere da nulla, ma che possono fare del male, il driver di King’s Lynn ha approfondito la questione della pressione mediatica e ancor di più quella delle piattaforme sociali, dove tutti sono pronti a giudicarti coperti da un nickname. “Molti di noi vivono sui social, che è uno degli ambienti più tossici che esista. E lo dico pensando soprattutto alla F1“, ha dichiarato.
“Per quanto mi riguarda ho dovuto imparare e capire con gestire quelle situazioni. E’ piuttosto complesso“, ha proseguito ricordando come molte problematiche delle psiche siano figlie di un continuo bersagliamento su questi mezzi di condivisione. Non a caso lui stesso, per proteggersi, ha deciso di entrare in terapia e farsi affiancare da qualcuno in grado di ascoltarlo e di offrirgli il supporto necessario, non reperibile nemmeno nella cerchia famigliare.
“Certo inoltre di sfogarmi con le persone di cui mi fido e che sanno darmi una mano. Ma ad essere onesto chi mi aiuta di più è lo psicologo, in quanto sa quali domande deve porti e come deve reagire a certe cose dico essendo un professionista“, ha aggiunto avvicinando l’effetto ottenuto, a quello che si ha andando in palestra, facendosi allenare da un personal trainer o da un fitness coach, al posto di lavorare in autonomia, magari andando in contro ad errori o peggioramenti.
“Un esperto del mestiere sa quale parte del corpo deve rafforzare e come essere globalmente più in forma. Lo stesso un operatore sanitario sa su quali leve mentali poggiare e come fare a farti liberare“, ha quindi concluso.