La mitica Topolino della FIAT si prepara a tornare sul mercato. Ecco come se l’è immaginata il designer D’Amico.
Torna o non torna? Forse sì. In un periodo storico dell’automotive in cui molti costruttori hanno deciso di appellarsi all’effetto nostalgia riproponendo vecchi modelli aggiornati. Così il Gruppo Stellantis potrebbe decidere di rilanciare in autosalone un veicolo rimasto nel cuore di tanti. Stiamo parlando della Topolino.
Ovviamente siamo nel campo delle ipotesi, di conseguenza non esiste neppure una data nella quale potrebbe avvenire il ritorno. Su quale invece sarà il suo look, qualcuno pare avere le idee chiare. L’architetto Tommaso D’Amico ne ha infatti prodotto il rendering, adottando linee inedite. In pratica della vecchia “piccola” di casa FIAT rimarrebbe soltanto il nome.
Nella mente del designer la vettura ha decisamente un piglio moderno. Il concept è rivisitato in chiave contemporanea adottando lo schema della citycar, oggi salvezza per tutti coloro che abitano negli affollati centri urbani. La componentistica è all’avanguardia e le tecnologie adottate di prim’ordine.
Sul fronte dimensioni, queste sono leggermente maggiori rispetto alla versione originale per il bene del confort e della comodità per guidatore e passeggeri. L’abitacolo è dotato di tutti gli optional ormai imprescindibili, come i servizi di infotainment.
Il motore è ibrido nel rispetto della tendenza delle realizzazioni odierne, la trazione anteriore, mentre i cavalli sono 85. La carrozzeria sarà dipinta con colori attuali che ne esalteranno lo stile fresco, piacevole e vivace.
FIAT Topolino, qualche pillola di storia
Nata in realtà con la denominazione 500, l’utilitaria è stata prodotta dal 1936 al 1955. In particolare le sue radici ci riportano al Ventennio, quando nel 1930 Benito Mussolini, domandò al patron della Fabbrica Italiana Automobili Torino di dare vita ad un’automobile a buon mercato che non eccedesse le 5000 lire di costo.
Il concetto piacque talmente tanto anche all’estero da spingere Adolf Hitler, fresco di elezione a Cancelliere del Reich, a chiedere a Ferdinand Porsche di progettare un veicolo del valore inferiore ai 1000 marchi. Ed è così che vide la luce l’amatissimo Maggiolino.
Dopo varie riflessioni su come mettere in opera quanto voluto dal Duce, Dante Giacosa uscì con un disegno che ricalcava le linee della Balilla. Per risparmiare costi e peso vennero adottati alcuni escamotage. Il radiatore venne inserito sopra il propulsore per risparmiare la pompa dell’acqua, seguendo il principio che vede la calda andare in alto e la fredda in basso. Lo chassis fu dotato di due travi a V dall’anteriore al posteriore, e il quattro cilindri equipaggiato di valvole laterali. Venne eliminata la pompa d’alimentazione e quella dell’olio resa essenziale e funzionante per sbattimento.
Il prototipo finale fu collaudato il 7 ottobre 1934 dallo stesso progettista assieme al collaboratore Antonio Fessia lungo le incidentate strade della Torino – Ivrea – La Serra – Vestigné – Borgomasino – Cigliano – Torino. Molti chilometri vennero coperti su sterrato per verificare la tenuta delle sospensioni. E la velocità massima toccata fu di 82 km/h.
Ad ispirarne il nominativo con cui tutti la conosciamo fu Mickey Mouse, personaggio di fantasia ideato da Walt Disney in America, appena sbarcato in Europa. In un’epoca in cui si guidava poco l’auto ebbe un discreto successo.