Dopo avere eguagliato il risultato di Stoner del 2007 sono in molti ad avvicinare Bagnaia all’australiano. Ecco il suo pensiero sul tema.
Nel 2022 Pecco Bagnaia ha fatto l’impresa. Dopo un lungo digiuno il pilota piemontese ha riportato la Ducati al successo, sia per quanto riguarda il campionato costruttori, sia per i conduttori. Un risultato straordinario, quanto inaspettato, che ovviamente ha dato l’abbrivio a tanti paragoni. Con Casey Stoner innanzitutto il quale, nel lontano 2007, fece bottino pieno regalando all’equipe di Borgo Panigale una gioia mai provata prima.
Introverso e anti-personaggio, l’aussie seppe farsi notare in pista, quando in sella ad una Rossa indomabile, grazie ad uno stile aggressivo, fu capace di portarla al successo. Ma quanto c’è dell’oggi 37enne nel chivassese?
A questa domanda l’interessato, discreto come il predecessore, ha preferito rispondere con cautela. “È molto difficile per me vedere il mio nome accanto al suo“, ha affermato a Motorsport.com. “E’ un po’ come quando da bambino vedi i tuoi idoli. Pensi che sia impossibile raggiungere quello che hanno fatto”.
Bagno di umiltà per Bagnaia, la sua devozione per Stoner
Per far capire meglio cosa rappresenta per lui il due volte iridato, il campione in carica di MotoGP ha utilizzato una metafora sempre legata agli anni infantili. “È un po’ come a scuola, quando ero piccolo e guardavo i grandi“, ha detto. “Ora che sono cresciuto non mi vedo così diverso da come ero prima. So di aver vinto il Mondiale con la Desmosedici, come lui. E di aver conquistato il record di quattro vittorie consecutive. Ma non mi sento al suo livello“, ha riconosciuto.
L’approccio da basso profilo che lo contraddistingue, non lo porta dunque ad accettare il lusinghiero, quanto pesante fardello di un’eredità putativa che comunque la si voglia guardare gli spetta. Certo, la classe di regina di oggi è molto diversa da quella di Casey. Allora i big erano molti e i grossi costruttori erano in gran forma. Ora invece la serie assomiglia ad un monomarca rosso, in cui vige una sorta di equilibrio, in cui tutti sono dei potenziali vincitori.
Oltre a ciò, la moto che si trova tra le mani il 26enne e piuttosto diversa da quella del rider degli Antipodi. Quella di allora era davvero una bestia che non riusciva a farsi addomesticare. Oggi invece, siamo in presenza di un mezzo nettamente più docile e prevedibile.
Somiglianze e differenze a parte, ciò che sembra mettere tutti d’accordo è l’amore che il #1 prova per la Ducati. Un affetto che arriva da lontano e che rende questa storia d’amore che sta ben funzionando ancora più poetica e romantica. A confermarlo è lo stesso direttore sportivo del team Paolo Ciabatti, il quale in tempi recenti aveva descritto il suo pilota come un fan accanito della marca, prima ancora che un atleta.
“Effettivamente ho sempre amato questo brand. E per questo mi piacerebbe che un giorno il mio nome diventasse un’emblema per la sua storia. Un po’ come Marc Marquez con la Honda, o Valentino Rossi nel caso della Yamaha“, ha chiosato con le idee chiare sul proprio futuro, intrinsecamente legato ai colori emiliani.