Jorge Lorenzo dopo una vita vissuta in MotoGP è passato alle 4 ruote e noi di Tuttomotoriweb lo abbiamo intervistato in esclusiva.
Dopo anni vissuti da protagonista in MotoGP, Jorge Lorenzo ha deciso di provare con le quattro ruote. In particolare sta disputando il campionato Porsche Supercup, una categoria molto competitiva che accompagna il campionato di F1 nelle sue tappe europee. L’ex campione di Yamaha, Ducati ed Honda oggi corre con il Team Huber Racing, dove condivide il box con l’argentino Pablo Marcelo Otero e l’italiano Simone Iaquinta.
In questo 2023 Lorenzo ha già corso la sua prima gara sul prestigioso tracciato di Monaco. Purtroppo per lui però è stato costretto al ritiro. A vincere ci ha pensato, invece, il britannico Harry King. La categoria è molto competitiva e c’è davvero poco tempo per provare le macchine, quindi per lo spagnolo, che non è certo uno specialista di categoria, sarà complicato nel breve termine riuscire a raggiungere un buon livello. Noi di Tuttomotoriweb lo abbiamo incontrato proprio a Monaco dove ci ha rilasciato in esclusiva una lunga intervista.
Come sta andando questa nuova avventura sulle quattro ruote?
In questa categoria sto migliorando. Quest’anno sto andando meglio anche se il livello è più alto, sono arrivati dei piloti come l’olandese che ha vinto la Supercup. Sono ogni volta più vicino, ma è complicato perché hai solo 45 minuti, non puoi sbagliare, dopo con gli incidenti di altri piloti diventano 15 minuti. Hai pochi giri per capire tutto ed arrivare al limite.
Ti piacerebbe proseguire la tua carriera sulle quattro ruote anche con qualcosa di più importante?
Si vediamo come va. Quest’anno è una prova di fuoco per me. Se dovessi dimostrare di andare forte sulle quattro ruote.
Valentino si è buttato anche lui sulle quattro ruote. Ti piacerebbe tornare a sfidarlo?
Mi piacerebbe, sarebbe figo fare una gara insieme. Non so, magari la 24 Ore di Le Mans, una gara così importante.
Ti mancano le due ruote?
Mi manca vincere, soprattutto perché sono sempre stato una persona molto competitiva, da quando ero piccolissimo. Soprattutto quell’emozione, quel picco di felicità. Difficile percepirlo in altri momenti della vita. Però la disciplina e il sacrificio che devi fare per essere un pilota MotoGP è altissima e non sono più disposto a farlo.
Cosa manca a questi piloti per essere protagonisti? Perché alcuni hanno anche vinto Mondiali, ma non sembrano avere la caratura mediatica che avevate tu, Valentino, Stoner…
Per prima cosa ora le gare non si vedono in chiaro. Non si vedono su un canale che può raggiungere 4-5 milioni di telespettatori come invece accadeva prima. Tanto in Spagna come in Italia. Io ho avuto la fortuna di fare 10-15 anni con le gare MotoGP in chiaro e quindi anche la nonna che stava a casa sul divano ci riconosceva per la strada. Adesso chi conosce Bagnaia, Mir, Maverick Vinales, Alex Rins, solo i veri appassionati che comprano la MotoGP in abbonamento e spendono i soldi. Quindi non ci sono più le cifre di prima a livello di telespettatori con 5 milioni, 10 milioni di persone che guardavano questo sport.
Poi anche la personalità non è la stessa. Prima eravamo personaggi con una personalità molto marcata. Uno era extra simpatico come Valentino con i media. C’era Stoner che era molto chiuso e secco. Io ero un po’ arrogantello e avevo la mia personalità. C’era poi Pedrosa che non parlava molto però era molto sulle sue. Insomma ognuno aveva il suo carattere. Marquez, invece, era tutto orientato sulla pista.
Ora invece sono tutti uguali. Tutte queste cose insieme fanno si che la popolarità dei piloti non sia più la stessa. Tutti si mettono like, tutti si commentano le foto su Instagram. Non c’è quella magia che sapevi che un pilota non si parlava con un altro.
Secondo te, i fantastici 4 di cui tu hai fatto parte, oggi in questa MotoGP farebbero ancora quel vuoto che facevano all’epoca?
Sicuramente non faremmo tanti podi e tante vittorie come all’epoca perché ora ci sono tante moto competitive. Però secondo me con la qualità che avevamo noi 4-5 anche oggi faremmo la differenza. Evidentemente il tempo passa e crescendo perdi un po’ quell’incoscienza che ti fa andare forte in ogni circostanza. E’ successo a me, è successo a Valentino, è successo a Pedrosa, e succederà anche a Marquez. Il tempo passa per tutti, non siamo giovani per sempre.
Anche se è successo in momenti diversi della tua carriera, hai condiviso il box sia con Marquez che con Valentino Rossi, quali differenza hai riscontrato?
E’ molto diverso. Quando sono arrivato in Yamaha Valentino era una sorta di semidio, intoccabile. Io con la mia irriverenza e il mio talento sono stato il primo che è riuscito a batterlo con la stessa moto. Però ero più giovane di lui, avevo 9 anni in meno a lui.
Quando sono arrivato in Honda, invece, ero alla fine della mia carriera. Avevo 32 anni e Marquez era più giovane di me e sono stato con lui solo un anno, mentre con Valentino sono stato 6-7 stagioni.
Come hai detto sei stato il primo a battere Valentino con la sua stessa moto. Invece i nuovi piloti, visto che Marquez era infortunato, non hanno battuto il pilota di riferimento in MotoGP. Può pesare tutto questo sul discorso che facevamo prima riguardo al peso di questi nuovi campioni?
Io penso che pesa molto il fatto che il numero di spettatori invece di milioni come prima sono 500mila o 1 milione massimo. Non è più come prima. Tanto in Italia quanto in Spagna, non so gli altri paesi. Gli sport stanno andando su quella linea, anche il calcio da molto tempo e non tutto il pubblico può vedere la MotoGP in questo momento, ma solo i veri appassionati che sono disposti a pagare. Quello cambia molto. Come abbiamo detto prima poi non c’è questo confronto forte tra piloti come accadeva in passato. Tutti sono amici.
Senti un po’ tuo il Mondiale vinto da Bagnaia visto che hai cominciato tu questo processo di trasformazione della Ducati portandola ad essere una moto più adatta ad ogni tipo di situazione?
Quando io sono arrivato in Ducati quella era già una moto vincente, magari non per il Mondiale. Era una moto che in circuiti buoni, con molti rettilinei era già vincente. In altre piste invece non era una moto vincente. Io ho cominciato questo processo insieme a Dall’Igna.
Magari io l’ho accelerato un po’ questo processo perché io sono un pilota molto pulito e ho bisogno di una moto facile. Dopo, quando sono andato via da Ducati, hanno continuato su questa linea ed ora hanno fatto una moto ancora più completa che può vincere su ogni tipo di circuito.
Noi abbiamo vissuto il litigio tra te e Valentino solo dall’esterno: nel 2015 litigate e poi fate pace davanti alle telecamere nel 2018 al Mugello. Ci puoi raccontare cosa è successo davvero?
Dicono che il tempo cura tutto. In un certo senso è così perché quando eravamo caldi, che era successa una cosa che non ci trovava d’accordo eravamo orgogliosi e la prospettiva in quel momento lì si chiude molto. Quando il tempo è passato, vivendo diverse situazioni, continuando con la tua vita, un po’ il passato diventa più lontano. Allora analizzi con mente fredda e reale la situazione e relativizzi un po’ quello che è successo.
Sembra che Valentino ancora non abbia perdonato Marquez tra virgolette, invece con me che ero implicato su quella supposizione di Valentino che io e Marc c’eravamo messi d’accordo perché io vinca quel Mondiale, sono stato perdonato da Vale. Ma è logico, quando due sportivi smettono di correre non pensano più al passato.
Tu in quel 2015 hai giocato le tue carte vincendo meritatamente il titolo. Qual è però il tuo punto di vista su ciò che è accaduto tra Valentino e Marquez?
Valentino nel 2015 ha fatto una grande stagione, molto regolare e costante. Sicuramente non era il più veloce in pista, però ha sempre finito le gare e ne ha vinte anche qualcuna. In alcuni circuiti è stato superiore. Però era un po’ più lento di me, io invece ero un po’ incostante ed ho anche avuto molta sfortuna, quindi sino all’ultima gara è stato lui davanti nel Mondiale.
Però io l’ho detto, Valentino e Marquez erano più amici rispetto a me e Marc prima dell’incidente in Argentina. Dopo si sono toccati, Marquez ha avuto la peggio, secondo Marc Valentino l’aveva fatto di proposito, secondo Vale no. Dopo la gara Valentino non è andato a parlare con Marquez per vedere come stava, per capire ciò che era successo, per dare la sua versione e quello Marc non l’ha preso bene.
Da quel momento in poi la relazione tra loro è cambiata. Tanto fuori come in pista. Io sono andato a beneficiarne, quello sicuramente. Ho potuto avere quella fortuna tra virgolette che loro erano un po’ in contrasto. Ha compensato un po’ la sfortuna che avevo avuto in alcune gare la domenica come il casco che si bagnava, la caduta della calotta che mi hanno fatto perdere tanti tanti punti.
Quindi alla fine secondo me ha vinto quello più veloce. Non sempre vince il Mondiale quello più veloce, però per mia fortuna ha vinto il più veloce, che secondo me ero io.
Mir ha dichiarato recentemente di non voler fare “la fine” di Jorge Lorenzo e Pol Espargarò riferendosi alla Honda. Questa moto è così tanto brutta da spingere poi un pilota al ritiro?
E’ difficile quando passano delle gare perché all’inizio pensi: “Dai la prima volta non è andata così male, non sarà così difficile”. Poi vai su un’altra pista ed è un disastro, vai a quella seguente e va un po’ meglio, ma a quella dopo è ancora una volta un disastro. E’ difficile, è una moto che non senti l’anteriore e quando spingi un po’ di più, se non sei Marquez che la controlla in quella maniera che solo lui sa fare vai per terra. Quindi non hai la sicurezza che ti può dare una Ducati o una Yamaha. E’ preoccupante perché tutti e tre eravamo tre piloti che sulle altre moto lottavamo per la vittoria.
Secondo te Marc va via?
Se non comincia a lottare per il campionato secondo me si.
In questo nuovo campionato che stai affrontando c’è una pista che ti piace particolarmente e non vedi l’ora di correrci?
In questa categoria ci sono 45 minuti di Prove Libere, mezzora di qualifiche e la gara. Nell’automobilismo poi appena una macchina tocca il muretto fermano tutto e perdi altri 10 minuti e così facendo di 45 minuti di prove ne restano 10 o 15. Niente per provare. Monaco mi piaceva molto. Poi mi piacciono anche Spa e Hungaroring. In Ungheria è stata la mia prima pista internazionale quando avevo appena 13 anni nell’anno 2001.