Il ragioniere Ugo Fantozzi era celebre per le sue peripezie. La sua vettura è diventata iconica, proprio come il personaggio creato da Paolo Villaggio.
Il comico genovese Paolo Villaggio ha creato un vero e proprio mondo intorno alla figura di Fantozzi. In pochi sanno che prima ancora di diventare un personaggio televisivo Fantozzi era il protagonista di un romanzo che nel 1971 vendette un milione di copie. Sulla base del racconto pubblicato da Rizzoli Editore, venne elaborato il primo film sul ragioniere.
L’impatto fu talmente forte che nel 1975 divenne subito campione di incassi, creando grandissime aspettative sul sequel. Visto il successo del primo capitolo l’attore decise di raffigurare sul grande schermo, in una lunga collana di film, un uomo sfortunato che grottescamente subiva delle angherie da parte di tutti i colleghi al lavoro, per poi sfogare la frustrazione a casa con la povera moglie Pina.
Il personaggio di Fantozzi è divenuto popolare anche per la sudditanza psicologica che nutriva nei confronti dei poteri forti e soprattutto del super mega direttore. Nell’immaginario collettivo il ragioniere divenne imitabile. Fantozzi fu interpretato dallo stesso Villaggio, dopo i rifiuti di Ugo Tognazzi e di Renato Pozzetto. La storia che ruotava intorno alla scelta dell’attore fu smentita dallo stesso regista, scrittore, comico e sceneggiatore.
Secondo la critica i primi due film hanno rappresentato in pieno il periodo storico nostrano e furono diretti da Luciano Salce, mentre dal terzo in poi fu Neri Parenti a occuparsi del prosieguo. Mentre l’ultimo capitolo della saga Villaggio fu diretto da Domenico Salerni. Fantozzi non fu semplicemente geniale nella rappresentazione della società italiana e delle dinamiche aziendali, ma grazie alla storpiatura del congiuntivo, ai titoli denigratori e alla mistificazione di alcuni vocaboli fu imitato per le sue iperboli lessicali. Nacque così l’espressione “errore fantozziano”.
L’auto bianca di Fantozzi
Un personaggio sarcastico non poteva che guidare un’auto che divenne iconica negli anni ’50. L’ambientazione dei primi Fantozzi era quella degli anni ‘70 e, di conseguenza, creava un forte impatto una piccola nobile decaduta nelle mani del ragioniere. La vettura in questione era un Autobianchi Bianchina che, per quanto risulti paradossale già dal nome, era un’auto di una certa rappresentanza.
L’auto di Fantozzi era una berlina quattro posti. Rappresentava un’alternativa valida alla Fiat 500 con la quale avete in comune anche la meccanica e lo stile bombato. A guardarla oggi la macchina presenta anche delle forme un po’ americane e, forse, per questo motivo veniva a costare un 20% in più rispetto alla city car torinese. Non a caso nasceva come modello snob della 500, ma per tutti divenne, semplicemente, l’auto bianca di Fantozzi.
Rimangono indimenticabili le immagini Fantozzi nel parcheggio dell’ufficio a bordo della sua Bianchina. La Signorina Silvani era solita apostrofare l’auto una “baracca peggiore di un carro funebre”. In uno dei tanti film di Fantozzi sulla Bianchina cadde addirittura una lavatrice nella notte di Capodanno. Grazie alla presenza nella saga l’auto è diventata celebre anche per le generazioni successive. L’immagine, però divenne ridicola rispetto alla mission esclusiva originale.