La famiglia Innocenti ha fatto la storia delle due e quattro ruote. Il patrimonio accumulato è ingente, tuttavia avrebbero potuto incassare una cifra blu oggigiorno.
Ferdinando Innocenti nacque a Pescia nel 1891, un paesino in provincia di Pistoia in Toscana. E’ considerato uno dei grandi dell’industria dei motori italiana per le sue straordinarie invenzioni e per una tempestività nella realizzazione di progetti che hanno motorizzato il Paese.
Una delle sue massime sul lavoro rappresenta al meglio la mentalità di Ferdinando che considerava l’operaio il padrone di un padre ovvero una persona che meritava stima e fiducia e di conseguenza non sarebbe stato licenziato per un errore. Un padre non può licenziare un figlio al massimo può rimproverarlo. Con questa concezione imprenditoriale Innocenti mise su una delle più importanti aziende della storia nostrana.
A Grosseto avviò una rivendita di ferramenta, una volta ultimati gli studi tecnici. A soli 18 anni riuscì ad ampliare il giro d’affari, acquistando rottami di ferro e scambiandoli con olio lubrificante da rivendere. Nel 1920 iniziò ad incuriosirsi sull’utilizzo di tubi in ferro e le conseguenti applicazioni, dando vita ad un magazzino per la vendita dei tubi senza saldature prodotti dalla Dalmine a Roma.
Dopo sei anni riuscì ad aprire un’officina per la lavorazione dei tubi e la realizzazione di manufatti come balaustre balconati per stadi, grondaie, promuovendo nuove applicazioni innovative nel ramo industriale e nell’edilizia. Con dei contatti nel Vaticano riuscì a gestire un impianto di irrigazione nella città Santa nonché promuovere la capienza degli stadi per il Mondiale del ‘34.
Nel dopoguerra Innocenti ebbe l’intuizione di creare uno scooter che divenne il primo competitor della Vespa Piaggio. La lambretta, infatti, riuscì con una campagna pubblicitaria mirata a diventare un simbolo del dopoguerra con ben 96.000 esemplari del modello D lanciati solo nel 1952. L’anno successivo con l’introduzione del modello E il boom fu clamoroso.
L’imprenditore comprese che il business che si sarebbe generato dalla realizzazione di auto sarebbe stato impressionante nei decenni avvenire. La Fiat era già molto celebre e l’obiettivo non fu entrare in diretta concorrenza con un marchio così forte, partendo da zero. Luigi, figlio di Ferdinando, decise di realizzare veicoli su concessione di altri marchi europei, basandosi sulla Austin A40, fondata sulla licenza dalla British Motor Corporation.
In questo modo il marchio crebbe a dismisura, anche grazie a modelli sportivi come la Innocenti 950 Spider. L’attività iniziò a dare i suoi frutti. Nel 1966 Ferdinando Innocenti ebbe un malore nella sua casa di Piazza San Babila a Milano dove morì per una crisi cardiaca. Curiosamente il fondatore del brand non aveva la patente né sapeva guidare auto e moto.
Il figlio Luigi ereditò l’intero patrimonio che decise di amministrare fino al 1971, anno in cui poi cedette l’azienda e la produzione della lambretta fu acquisita dalla scooters India Ltd per svariati miliardi. Ecco a chi appartiene oggi. Alla Lambretta è stato dedicato il “Museo dello Scooter e della Lambretta”, presente nel comune di Rodano, in provincia di Milano.
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