La F1 moderna è ben diversa da quella del passato, ed anche un evento che si è verificato a Montreal ce ne ha dato una conferma.
Nascondere che la F1 di oggi sia soltanto una brutta copia di quella del passato sarebbe un grave errore, visto che è ormai un dato assodato da tutti, tranne da chi deve pubblicizzarsi e parlare di uno sport al massimo del suo splendore, vedi Stefano Domenicali e Liberty Media.
Il Gran Premio del Canada è stato l’ennesimo esempio di una gara in cui non è successo assolutamente nulla, e sappiamo bene che anche tanti anni fa c’erano molte gare noiose, ma qui si è andato oltre ciò che si potrebbe immaginare. Dal 2012 ad oggi, solo una volta è capitato che due piloti di scuderia differenti sono arrivati a giocarsi il mondiale all’ultima gara, ed è accaduto nel 2021 con la Red Bull di Max Verstappen contrapposta alla Mercedes di Lewis Hamilton.
Per il resto, l’era ibrida ci ha consegnato una F1 fatta di cicli vincenti infiniti, con la Mercedes che non ha avuto rivali dal 2014 al 2021, ed ora la Red Bull che detta legge, con tutti gli altri che restano a guardare. Il passato, a propria volta, è fatto di cicli, come quello Ferrari dei primi anni Duemila, ma anche quelli della McLaren e della Williams, che però vissero di stagioni combattutissime sino all’ultimo, tranne qualche caso come il 2002, il 2004, il 1992 ed il 1988.
Inoltre, oggi non c’è più l’emozione che ci trasmettevano delle leggende quali Ayrton Senna, Gilles Villeneuve, famosi non solo per il loro talento ed i risultati sportivi, ma soprattutto per le loro personalità che li rendevano unici nel loro essere grandi uomini, personaggi di cui oggi non c’è più la minima traccia.
F1, l’indifferenza di Verstappen nell’eguagliare Senna
Sia chiaro, non vogliamo dare la colpa a Max Verstappen, ma la totale indifferenza verso il fatto di aver raggiunto, a quota 41 vittorie in F1, una leggenda come Ayrton Senna, non può non farci riflettere. Quando ciò accadde a Michael Schumacher, al Gran Premio d’Italia del 2000, il tedesco scoppiò in lacrime nella conferenza stampa di Monza, consolato dal grande rivale Mika Hakkinen.
Ovviamente, qui la situazione può essere diversa per il fatto che i piloti odierni non hanno vissuto Senna in prima persona, ma loro, eroi di una F1 moderna ben diversa da quella del passato, dovrebbero comunque sapere cosa ha rappresentato quel pilota. Oggi, invece, contano solo le vittorie in senso stretto, si pensa al risultato finale e si gioisce per la vittoria, senza godersela pienamente, o senza trasmettere la propria gioia al pubblico, le proprie emozioni e sensazioni.
Tutti ricorderanno il pianto di Senna dopo aver vinto il GP del Brasile del 1991 ad Interlagos, quelle urla di emozione miste a dolore per avercela fatta di fronte al proprio pubblico. Cose così oggi non sono più immaginabili, in un Circus fatto da regole cervellotiche e da una generazione di piloti che non ricordano per niente quelli di una volta. Viviamo uno sport che non ha più un’anima, dove non esiste più neanche il disprezzo per il pericolo che c’era una volta, visto che appena piove si rinuncia a correre. La vera massima categoria, forse, non ritornerà mai più in futuro.