L’ex boss della Formula 1, Bernie Ecclestone, ha sparato a zero sull’attuale gestione del circus. Ecco cosa non andrebbe rispetto al passato.
La Formula 1 ha cambiato faccia con l’arrivo degli americani di Liberty Media. Inutile fare troppi giri di parole, se oggi seguite la categoria regina del Motorsport è grazie alle intuizioni di Bernie Ecclestone. Quest’ultimo fu in grado di trasformare uno sport di nicchia in uno spettacolo apprezzato in ogni parte del mondo.
Mr. B ha costruito un mondo intorno all’evento domenicale, muovendo bene le trame dello show business e promuovendo giovani talenti in grado di attirare il pubblico. Se Ecclestone avesse ancora in mano il circus, probabilmente, avrebbe spinto per spostare qualche pedina allo scopo di consentire uno stravolgimento dei valori di forza. Ecclestone era in grado di far accadere l’impensabile nel circus, ben conoscendo le dinamiche di pista.
Dopo aver corso in prima persona, l’inglese si era dedicato alla vendita delle auto. Da manager aveva seguito straordinari interpreti delle quattro ruote come Rindt sino ad acquisire il team Brabham. Da imprenditore ebbe la capacità attrattiva di siglare contratti milionari con gli sponsor. A fianco di personaggi di spicco come Max Mosley fu uno dei padri della FOCA (Formula One Constructors’ Association).
I t.p. dell’epoca decisero di farvi parte. Da Frank Williams a Colin Chapman, passando per Ken Tyrrell e altri nomi illustri diedero un impulso decisivo. Bernie Ecclestone, tra contratti per la vendita dei diritti televisivi in ogni angoli della terra e buoni rapporti con i principali membri del circus, riuscì a mettere le mani sull’intera F1, trasformandola in uno sport seguitissimo.
La bordata di Ecclestone a Liberty Media
Per decenni la F1 si specchiava nell’immagine di Mr.B. Sotto la guida sapiente dell’inglese gli appassionati hanno goduto di battaglie epiche in pista. Non vi erano continui stravolgimenti o format come le Sprint Race, bastavano le vere rivalità tra scuderie e piloti. Al termine del 2016 Ecclestone ha siglato l’accordo definitivo per la cessione del carrozzone al gruppo americano di Liberty Media. Ad 86 anni ha scelto di andare in pensione e dedicarsi alla famiglia, tuttavia continua a seguire le dinamiche della F1.
Ecclestone è rimasto perplesso dalle scelte degli americani e del CEO, Stefano Domenicali. Quest’ultimo ha messo in discussione le tappe storiche europee, sposando in pieno l’idea di LM di creare nuovi tracciati cittadini in località dove si possono tirar su cifre astronomiche. Sono nati così i GP di Jeddah, Las Vegas, Miami e tanti altri ne arriveranno nei prossimi decenni.
Il 92enne manager inglese, intervistato dal Münchner Merkur/tz, ha spiegato che coloro che si occupano di marketing in F1 sono focalizzati solamente sul mercato statunitense. “La presentazione di Miami è stata più simile a una cerimonia degli Oscar che ad un grande evento sportivo, che a differenza del calcio ha le sue radici in Europa. Non sapevo se ridere o piangere. Sembrava uno scherzo. Gli attuali proprietari fanno tutto questo per i fan americani. Ma in questo modi rischi di bruciare le radici di questo sport”.