Vendere le auto sta diventando sempre più difficile. Vi spieghiamo tutti i motivi e cosa comporta l’apertura della P.IVA per un giovane venditore.
Nel 2022 nel mondo sono state immatricolate 66,2 milioni di auto nuove, un ulteriore leggero calo rispetto all’anno prima. Non si è ancora tornati ai livelli pre-pandemici quando il numero di auto immatricolate era intorno ai 75 milioni di unità. In Europa, in particolar modo, il calo è stato sensibile. Nel 2022 la diminuzione è stata del 10,4%, con meno di 13 milioni di modelli nuovi acquistati.
Alla base di questa profondissima recessione ci sono diverse motivazioni. Prima di tutto la crisi economica coincisa con anni bui condizionati dal Covid-19 e dall’invasione della Russia in Ucraina hanno determinato un rialzo dei prezzi di tutto e l’auto, per molti, non rappresenta una priorità. L’Associazione europea dei costruttori ha messo in luce anche la problematica della carenza dei semiconduttori che ha portato ad un dilatamento dei tempi di consegna.
In questo scenario la vita dei venditori sta diventando sempre più complessa, anche perché le ripercussioni si sono avute anche sul mercato dell’usato. Se il vostro sogno è quello di vivere immerso nella compravendita di autovetture, sappiate che la passione non basta. La concorrenza è tanta e occorre avere spiccate capacità di vendita e una discreta familiarità con i numeri.
I compensi di un venditore di auto in P.IVA
In Italia non vi è un ordine professionale dei venditori di automobili. A livello previdenziale, coloro che scelgono di aprire una P.IVA, dovranno aprire una posizione presso la Gestione Commercianti dell’INPS. Il coefficiente di reddittività determinerà l’ammontare dei contributi. Gli iscritti alla Gestione Commercianti con un reddito pari o inferiore a 16.243 euro, supposto che si tratti del reddito minimo, devono pagare un importo fisso pari a 3.983,73 euro.
Per redditi superiori a 16.243 euro i titolari di Partita Iva dovranno versare sia i contributi minimi che quelli calcolati sulla parte eccedente. Il venditore può anche aderire, inizialmente, al regime fiscale forfettario. Oltre ai contributi previdenziali e le tasse sulla base imponibile, va valutato anche il costo del commercialista e le spese relative allo svolgimento dell’attività.
Dopo aver aperto la Partita Iva, la Gestione Commercianti INPS, aver completato la procedura di registrazione al Registro delle Imprese della Camera di Commercio ed aver effettuato la comunicato la SCIA al Comune di riferimento, la domanda è ma quanto si guadagna? In Italia un venditore, in media, percepisce 1300 euro netti, bonus a parte. C’è chi dopo tanta esperienza sul campo riesce a anche ad arrivare al triplo, ma molto dipende dalla zona in cui si opera e dalle proprie capacità.
Per di più nella prima fase non è semplice percepire una cifra media alta anche a causa dei tempi di consegna delle vetture. Il venditore guadagna ad affari conclusi e, solitamente, la transazione avviene con una caparra iniziale e, dopo 9/12 mesi, viene saldata la cifra. Occhio quindi anche ai costi di avviamento e mantenimento dell’attività.