Gian Carlo Minardi, ospite della 53a edizione del Giffoni Film Festival ha parlato in esclusiva ai microfoni di TuttoMotoriWeb di F1.
Gian Carlo Minardi è uno di quelli che la F1 l’ha letteralmente “costruita” negli anni in cui, come racconta Lucio Dalla in un suo celebre brano, c’erano birra e sigarette a pagare per correre. L’imprenditore italiano ha portato al battesimo tantissimi talenti, soprattutto, italiani, che hanno poi fatto grandi cose in F1. Tra questi si ricordano: Nannini, Zanardi, Badoer, Fisichella, Trulli, Gené, Webber e naturalmente Fernando Alonso.
Famosa anche la sua amicizia con Ayrton Senna. In particolare Minardi fu tra i primi a notare il talento brasiliano e per questo provò a portarlo con sé con un’offerta importante, ma la cosa non andò in porto. Nonostante ciò però tra i due nacque una bellissima amicizia. Tanto che Ayrton aveva promesso all’imprenditore italiano che dopo aver vinto 5 titoli sarebbe andato nel suo team, ma la cosa non avvenne mai a causa del tragico incidente del 1994.
La Minardi ha lasciato la F1 alla fine della stagione 2005. A partire dal 2020 Gian Carlo Minardi è il Presidente del Consiglio d’Amministrazione di Formula Imola, la società che gestisce l’omonimo autodromo. Ospite alla 53a edizione del Giffoni Film Festival, si è prestato ai microfoni di Tuttomotoriweb.it per alcune domande in esclusiva sul presente e futuro della F1.
Cosa pensa di questa F1?
E’ una F1 molto competitiva. E’ una F1 che ci sta un po’ deludendo per quello che la Ferrari sta facendo, ma che ci fa entusiasmare per quello che vediamo soprattutto in qualifica. Oggi vediamo che in Q2 ci sono 15 macchine in poco più che un secondo.
Se andiamo indietro nei tempi o nella storia, quando correvo io, con 1 secondo a volte eri in seconda fila. Quindi è evidente che c’è una competitività estremamente elevata. Ovviamente questo non si ripercuote in gara perché cambia il long run nella vettura di F1. Però io credo che a livello tecnico siamo molto molto in alto.
Lei ha scoperto tantissimi talenti, oggi però sembra che non ci sia più quella voglia da parte dei team impegnati in F1. C’è quasi un riciclo di piloti. E’ finita l’epoca dei giovani talenti in F1?
In tutte le cose ci sono dei cicli. Negli ultimi 2-3 anni sono arrivati dei ragazzi che faranno parlare della F1 nei prossimi anni, parliamo di Russell, Norris, Gasly, Ocon e tanti altri. Poi è chiaro che c’è qualche anzianotto che prima o poi andrà in pensione. Oggi ci sono i vari team che stanno facendo le cantere. Vedi FDA in Ferrari, l’Alpine, la McLaren, la Red Bull.
I team lavorano tutti e stanno preparando altre alternative. Purtroppo in F1 corrono 20 piloti e quindi ci deve essere un riciclo. In un momento di cambiamenti tecnici come quello avvenuto l’anno scorso con poca possibilità di provare i team hanno fatto la scelta dell’usato sicuro in alcuni casi. Io sono ottimista. Ci sono dei ragazzi che stanno arrivando, ci sono dei giovani che ci faranno divertire gara dopo gara.
Crede che Leclerc sia allo stesso livello di Verstappen e il problema sia solo di macchina?
Questo bisogna vederlo quando avrà una macchina più competitiva. Oggi è chiaro che sta soffrendo un momento negativo della Ferrari. Gli consiglierei di restare più concentrato e e di divertirsi di più, perché prima di tutto il nostro mestiere è divertimento e commettere qualche errorino in meno.
In questo momento è chiaro che Verstappen ha cominciato molto presto, a 17 anni era già in F1, cosa che non è più fattibile oggi, e a 25 anni ha già alle spalle un’enormità di Gran Premi e un’esperienza che lo sta consacrando in questo momento come il miglior pilota in assoluto. Aiutato e coadiuvato da una grande macchina.
Questa F1 è ancora Ferrari-dipendente?
La Ferrari e i suoi 75 anni di storia non li puoi cancellare. E’ ancora il team più vincente in assoluto, siamo come titoli costruttori che piloti. E’ chiaro che ha un pubblico che sta crescendo con altri idoli, ma è ancora la numero uno e lo si evince dall’audience televisivo che c’è quando la Ferrari vince e quando non vince. Questo non solo in Italia che ovviamente è Ferrari-dipendente, ma anche nel mondo.
Quest’anno solo 9 GP nel vecchio continente. Non c’è più spazio per l’Europa in F1?
E’ molto pericoloso. Oggi la F1 è molto business al di là di quanto detto prima che tecnicamente siamo all’apice. In questo momento gli autodromi europei e anche italiani sono in grossa difficoltà. Prendiamo ad esempio Barcellona che è l’ultimo circuito europeo costruito oggi è circondato da una zona industriale quindi non ha più la possibilità di espansione.
Ci sono invece i tracciati in mezzo al deserto che hanno possibilità di allargarsi a differenza di quelli europei. Inoltre i costi di gestione di una F1 non riesci più a coprirli con i biglietti del pubblico che viene a vedere il GP. Siamo, perché mi metto anche io nella veste di presidente di Imola, fortemente a rischio.
Secondo lei che problema c’è in Ferrari?
Se sapessi qual è il problema farei i 100 km che separano Faenza da Maranello e forse sarei l’uomo più felice del mondo e forse per la prima volta nella mia vita anche economicamente contento.