Se nel dominio caratterizzato dalla Red Bull Racing nella moderna era della F1 tornassimo a riavere meno vetture sulle griglia? Ecco le motivazioni della regola del 107%.
Un tempo la F1 era riconosciuta come la massima espressione dell’automobilismo sportivo. Oggi la percezione è, leggermente, cambiata con il lancio del nuovo regolamento. L’era ibrida ha stravolto la categoria regina del Motorsport per come era conosciuta. La Formula 1 è sempre andata a cicli ma quanto avvenuto con Mercedes e oggi con Red Bull Racing sfugge da ogni logica di spettacolo.
La casa di Stoccarda ha vinto ben 8 mondiali costruttori di fila, lasciando solo le briciole agli avversari. Dopo il più lungo ciclo di vittorie della storia della F1, il lancio del nuovo regolamento ha creato una nuova supremazia che appare inscalfibile. La RB ha vinto, sin qui, tutte le gare del campionato 2023.
Il drink team ha persino superato il filotto di successi della McLaren nel 1988. Qualche anno fa si è tornati a parlare della regola del 107% in qualifica. In occasione del Gran Premio di Monaco di F2 del 2021, il driver Alessio Deledda ha sforato questo limite di tempo in qualifica, imposto dalla FIA. Tale norma era stata introdotta nel 1996. In seguito, nel 2002, era stata cancellata per poi ritornare in vigore nel 2011 ma con qualche leggera modifica.
La regola del 107% in F1
Per avere una sfida accesa l’idea era quella di limitare i rischi in pista, causati da monoposto troppo lente. In numerose occasioni abbiamo assistito ad impedimenti di altre vetture che non avevano il ritmo delle migliori auto. La Formula 1, parafrasando le parole dell’ex Presidente Bernie Ecclestone, dovrebbe essere un incubatore di tutto ciò che è eccellenza. Questo è il motivo per il quale si è osteggiato l’ingresso di nuovi team.
Se nuove scuderie dovessero arrivare nella categoria regina del Motorsport solo per una questione di copertura televisiva e di sponsor, non gioverebbe allo spettacolo. In qualifica, salvo pista bagnata, il regolamento stabilisce che qualsiasi pilota eliminato durante la Q1 il cui miglior giro di qualifica supera il 107% del tempo più veloce ottenuto durante quella sessione, o che non riesce a impostare un tempo, non potrà scendere in pista nel GP.
Sono previste anche circostanze straordinarie che possono comportare l’impostazione di un tempo sul giro adeguato in una sessione di prove libere e gli steward possono consentire all’auto di iniziare la corsa. In caso di problemi tecnici o di traffico eccessivo, i commissari possono anche chiudere un occhio. In caso di superamento del limite, i piloti possono essere ammessi al GP, considerando però i tempi registrati durante le prove libere.
In totale, ci sono stati 37 casi in cui la regola del 107% è stata infranta. La regola mise fuori gioco il team Forti nel 1996. L’ex driver Pedro Diniz fu perdonato, pur avendo sforato il 107% in qualifica, per aver fatto dei buoni tempi nelle PL. In epoca recente, le HRT in Australia, nel 2011 che nel 2012, hanno subito l’umiliazione della regola.